Come un atleta sul podio

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Amanda ed Eric entrarono di soppiatto nella stanza di Max, l'una con lo sguardo radioso, l'altro con lo stomaco intrecciato come il filo di una collana da sbrogliare. 

Non avrebbe mai accettato un invito simile, se non fosse stato per quello sguardo implorante di Amanda, gli occhi lucidi, come quella volta in cui il professor Milletti l'aveva sorpresa nel bel mezzo della copiatura della versione dal cellulare, sfilandole foglio e telefono e posandoli con un fragoroso colpo sulla cattedra. ‹‹Coraggio, smettila di tremare,›› sussurrò la ragazza con dolcezza afferrando delicatamente la sua mano ‹‹ puoi andartene quando vuoi, ma almeno entriamo ››  aggiunse continuando a sorridere.

La camera era buia, soltanto una musica in sottofondo appena percepibile, il solito basso del rap più commerciale. Da uno dei due letti della stanza un ragazzo alzò il viso. ‹‹ Eric!!! Amanda, ce l'hai fatta! Ce l'hai portato!›› Cesco accese la luce dell'abat-jour, imitato dal giovane seduto sull'altro letto antistante. In meno di dieci secondi, Eric riconobbe otto figure, forse dieci, disposte disordinatamente sui giacigli. Mancava qualche ragazza, ma la classe sembrava essersi riunita al completo in camera di Max che, eccitato come un bimbo davanti ai regali di Natale, batté le mani in aria dondolando sul letto. ‹‹Grande, amico, dammi il cinque!›› In un attimo fu davanti ad Eric, mentre gli altri iniziarono a battere le mani con poco clamore, onde evitare ritorsioni della megera proprietaria.

Il ragazzo sentì i palmi sudati, mentre una sensazione di disagio e incredulità iniziò a pervadere il suo corpo esile. ‹‹Devo tornare in ... ›› cercò di sussurrare svincolando dalla mano di Amanda, ma Max lo interruppe con un tono pacato, facendo cenno ad Amanda di sedersi ai piedi del letto.

‹‹ Eric so cosa stai pensando, e sinceramente lo penserei anch'io se fossi al posto tuo.›› Il ragazzo fece una pausa grattandosi nervosamente la testa. ‹‹ Ma se ti ho fatto venire qui è perché ... è perché voglio chiederti scusa, e come me tutti noi.›› Disse le ultime parole in fretta e furia, poi rivolse lo sguardo verso il resto dei giovani.

Eric spostò ugualmente gli occhi verso la comitiva sui due letti, aspettando che da un momento all'altro qualcuno uscisse dall'armadio vestito da una frizzante e fiorita pianta d'erica, o che i dieci scoppiassero a ridere all'unisono tirando fuori delle trombette carnevalesche. Ma nessuno rideva. Sembravano invece tutti profondamente frustrati e mortificati, come il giorno in cui la bidella aveva annunciato in lacrime la morte del piccolo Giona, il cagnolino meticcio ormai residente nel cortile del ginnasio, morto investito da un'automobile qualche settimana prima. ‹‹Ci siamo approfittati della tua gentilezza, del tuo carattere timido e questo è assolutamente schifoso. Oggi soprattutto siamo stati pesanti, troppo anche per i miei gusti.››

‹‹ Ti abbiamo visto piangere, prima,›› proseguì Amanda ‹‹io e Dora pensavamo che saresti scoppiato a ridere con noi, ma poi abbiamo capito che ... ››

‹‹ Che gli unici a divertirci eravamo noi quattro imbecilli›› finì l'altra ragazza.

Eric sentì i muscoli sciogliersi. Se prima la titubanza gli aveva quasi impedito di entrare, ora l'emozione impediva alla lingua di snodarsi.

‹‹Allora?›› Non c'era traccia di derisione sul volto dei suoi compagni, nemmeno l'ombra di un ghigno nascosto sotto i baffi; solo pietà, pietà e desiderio di perdono.

L'unico gesto che gli riuscì fu quello di sospirare profondamente, sorridendo a Max che lo abbracciò nel bel mezzo di un altro applauso generale. ‹‹Sei forte fratello!›› esclamò il ragazzo col piercing, battendo una pacca sulla spalla di Eric che, travolto da un'ondata di gratitudine, prese posto su uno dei due letti sentendosi pari ad un atleta olimpionico, premiato dai giudici con un oro scintillante.

Erano le tre e dieci e, mentre le viscere del ragazzo iniziavano a rilassarsi per la prima volta in quei due giorni di gita, nella stanza di Dora il resto della classe aveva finalmente terminato i preparativi per lo scherzo imminente. 

Strìa #Wattys2019 (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora