Iniziava un'altra monotona giornata per Y/N.
Si alzava la solita ora, mangiava la solita colazione, indossava i soliti vestiti che erano tanto comodi, ma che alle altre persone non piacevano poi così tanto, considerandoli da sfigata, poi si pettinava i capelli nel solito modo e si recava alla solita fermata del pullman con le cuffie nelle orecchie ascoltando le solite canzoni.A Y/N non piaceva sedersi in fondo al pullman: lì c'erano tutti quei ragazzi che si credono tanto fighi e che rendono quell'area la loro area, in cui si atteggiano da idioti, ascoltando musica tamarra ed esperimendosi come trogloditi.
Y/N si sedette al solito posto, più o meno a metà pullman, guardando fuori dal finestrino. Sentiva i versi di quegli animali dei coetanei seduti in fondo all'autobus e i loro discorsi insensati.
"Frate, una settimana fa ho conosciuto una tipa su insta e ieri me la sono fatta"
Complimenti, sei un vero pro allora, pensò Y/N sarcasticamente e sentendo ridere anche le persone accanto a lei per chissà quale motivo, sul suo viso spuntò un sorriso.
Un po' meno sorridente era il ragazzo che poco prima si era vantato delle sue conquiste da rimorchiatore seriale, che si alzò piazzandosi davanti alla ragazza.Y/N alzò lo sguardo e il ragazzo le chiese poco gentilmente: "Cos'hai detto?"
La ragazza rispose arrossendo e iniziando a balbettare: "I-io? N-niente!"
"Guarda che ti ho sentito. Cosa cazzo hai detto?"La ragazza non rispose e allora il ragazzo le aprì lo zaino e rovesciò tutto il contenuto sul pavimento del pullman.
"Non provarci mai più. Sfigata."Cazzo. L'aveva detto ad alta voce e ora tutti i suoi quaderni erano per terra, il tutto peggiorato dal fatto che il pullman fosse in movimento e che quindi essi scivolassero da ogni parte. Cercando di recuperarli, ad una frenata brusca perse l'equilibrio e cadde circondata da una risata generale, fastidiosa alle sue orecchie.
Una volta recuperati i testi scolastici li ripose nello zaino e sprofondò nel suo sedile imbarazzatissima e automaledicendosi per essersi arrecata ancora più disprezzo da parte dei ragazzi "popolari" e quindi, indirettamente, da parte di tutti.Fortunatamente la vista della fermata davanti al cancello della scuola distrasse Y/N per un momento, facendola uscire da quel pesante senso di tristezza e vergogna.
La ragazza scese dall'autobus e si diresse in classe. Camminando per il breve tratto di corridoio che l'avrebbe portata alla sua aula provava sempre gli stessi sentimenti: ansia e pesantezza. Sentiva tutti gli sguardi divertiti e giudicanti delle persone su di sé ed era estremamente sgradevole.Tuttavia, una volta in classe, trovava il suo posto felice sedendosi nel banco vicino alle sue poche ma buone amiche, che rendevano la giornata meno oppressiva e facevano scorrere il tempo più velocemente.
Quando la professoressa entrò in classe il chiacchiericcio generale cessò. Iniziò così a spiegare un nuovo argomento di matematica e Y/N prendeva appunti, cercando di capire il significato delle parole della sua professoressa, che pareva parlasse un'altra lingua.
La giornata procedette nel solito modo, con la solita pausa in cui Y/N mangiava la solita merenda e, in seguito, le solite noiose lezioni.
Giunta l'ora del termine delle lezioni, al suono della campanella, tutti i ragazzi si precipitarono come un gregge di pecore fuori dalla classe intoppando la porta come sempre.Ma è possibile che siano così idioti da non capire che non ci passano tutti insieme? Pensò Y/N, ma, quando tutti si voltarono verso di lei, si accorse di aver leggermente urlato quella frase.
"Y/S, se in questa classe c'è un idiota, quella sei tu" disse un suo compagno di classe. Tutti risero. Y/N si intristì ancora di più.Anche se controvoglia, era obbligata a prendere il pullman e, nella speranza di non rivedere i ragazzi della mattina, si sedette molto avanti, ma sfortunatamente...
"Che fai? Ti nascondi, sfigata?" E risate.
Fortunatamente se ne andarono subito, sostenendo fosse inutile perdere tempo parlando con lei. Y/N ne fu felice e tirò un sospiro di sollievo.Arrivata a casa mangiò il suo solito pranzo riscaldato, lesse gli insulti nei suoi confronti sul gruppo della classe e si mise a studiare e a fare i compiti, come sempre. Ad una certa ora arrivarono i suoi genitori, cenarono insieme e parlarono del più e del meno.
La vita di Y/N era così monotona. Tutti i giorni si susseguivano uno identico all'altro. Ma in fondo a Y/N piaceva questa monotonia, nonostante tutto il peso psicologico che le era inflitto dai compagni che, anche se non voleva ammetterlo a se stessa, la feriva, alla fin fine continuava la sua vita così perché si era abituata questa frustrante routine.
Così si addormentò. Qualche ora di sonno prima di un'altra giornata uguale alle altre.
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Same or different -Hwang Hyunjin- [✔]
FanfictionUna ragazza vive osservando il monotono scorrere dei giorni tutti uguali uno dopo l'altro. Il bullismo che subisce le fa detestare questa sua quotidianità, ma vorrà davvero lasciare l'Italia una volta che il padre accetterà di lavorare nella filiale...