11 - Cecità

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Continuo a urlare con tutto il fiato che ho in gola e tengo le mani davanti agli occhi: sono stato appena attaccato e, a causa di ciò che mi hanno tirato in faccia, sento la pelle bruciare e un dolore atroce che invade tutta quella zona del mio volto. Non riesco a capire... chi mai avrebbe intenzione di attaccarmi in questo modo? Cosa avrei fatto di male?

«Franci, ecco dov'eri finito! Cosa-» Serena si interrompe all'improvviso e, nonostante cerchi di vedere dove si trovi, non riesco a distinguere la sua figura, che mi si presenta davanti coi contorti offuscati e distorti.

«Franci!» Corre accanto a me e prova a levare le mani dal mio volto, ma io cerco di non mostrarle cosa mi è successo. Alla fine, nonostante stessi facendo del mio meglio per celare la verità, la ragazza dai capelli rosa scopre cosa mi è successo e caccia un urlo.

«Chiamo subito un'ambulanza... e tuo padre...» balbetta in preda al panico mentre la sento digitare i numeri sul display del suo cellulare.

«Pronto...? Sono Serena Martini e chiamo da questo numero...» Fa una lunga pausa accompagnata da un sospiro preoccupato e, per confortarmi, afferra la mia mano e la stringe con forza. «Mi trovo in Via Felice Cavallotti 83 e c'è un ragazzo a terra che... non so come dirlo! Ha il volto sfigurato e la pelle sembra bruciata. D'accordo, fate presto.»

Continuo a lamentarmi del dolore che provo e sento che alcune persone si sono avvicinate sempre di più.

«Su, spostatevi!» Una voce profonda esorta gli spettatori a fare un po' di spazio e ascolto con attenzione i suoi passi sul marciapiede.

«Alessandro? Cosa vuoi fare?» chiede Serena. Il suo tono di voce è singhiozzante, quasi al limite della disperazione. Sentirla parlare in questo modo mi fa venire un nodo allo stomaco.

«Ho bisogno che tu stia sul ciglio del marciapiede per poter far venire i paramedici» risponde il vampiro in tono autoritario. «Gli altri, invece, dovrebbero farsi gli affari propri e tornare dentro! Subito!»

Percepisco un leggero spostamento d'aria e capisco che si è avvicinato a me. La sua bocca è a pochi centimetri dal mio orecchio e riesco a carpire la frase che mi dice: «Mi stai facendo penare, stregone. Se non avessi fatto quel trucchetto anti compulsione avrei potuto soggiogare tutti.»

Un liquido caldo e dal sappre ferroso – probabilmente il suo sangue – comincia a bagnarmi le labbra e, lentamente, sento le ferite guarire.

Prima di perdere completamente i sensi avverto una presenza molto potente, dalle vibrazioni così intense che mi fanno venire i brividi. Mi sussurra una frase che non riesco a comprendere, poi si fa tutto buio.

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Sono da solo, perso, senza nessun indizio che possa aiutarmi a capire dove mi trovi: vedo un piazzale che non riconosco e delle stradine in pietra battuta che non riesco a ricondurre a nessuna delle vie di Firenze. Ciò che mi inquieta maggiormente, però, è l'atmosfera generale di questo posto: le uniche fonti di luce presenti sono delle lanterne che hanno delle fiamme blu che tremolano leggermente; non soffia neanche un filo di vento, tutto – a eccezione del fuoco – pare bloccato, fissato come l'immagine catturata da una Polaroid.

«C'è nessuno?» chiedo guardandomi attorno.

Alzo lo sguardo al cielo, in cerca della Stella Polare, ma né la luna né le altre stelle sono presenti. Non ho nessun riferimento da seguire e sento l'angoscia diventare padrona di me. Poi, all'improvviso, scorgo in lontananza una figura che cammina lentamente e svolta a destra, infilandosi in una via stretta e buia. Non ho alcuna intenzione di seguire un tipo sospetto in questo luogo che sembra abbandonato da secoli, per cui mi inginocchio e chiudo gli occhi: mi concentro sul terreno sotto le mie mani, cerco una traccia da seguire, focalizzo tutti i miei poteri e tento di mettere in pratica le lezioni di Divinazione della nonna, finché...

L'ascesa delle stregheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora