9 - Amici d'infanzia

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Per mia fortuna, una settimana è passata e non c'è stata traccia dei detective: nonostante fossero rimasti convinti dalle mie parole, la possibilità che potessero tornare mi ha tormentato ogni giorno e a ogni singola ora, senza lasciarmi neanche un momento di pace.
Ho pensato a lungo a loro, a come la presenza di quei due avesse impregnato l'aria di strane vibrazioni... non intense come quelle di un grimorio o di un'altra strega, ma più deboli e irregolari. Ho provato a cercare una risposta in quello dei miei genitori, ma non sono riuscito a trovare neanche la più piccola informazione che potesse aiutarmi.

«Oh, Franci!» A riportarmi alla realtà è la nonna, che mi guarda scocciata: non è la prima volta che mi sono perso nei miei pensieri durante una lezione di magia.
«Adesso chiudi gli occhi ed elencami i nomi delle pozioni partendo da sinistra verso destra.»

Faccio ciò che mi è stato detto e, partendo da sinistra, tocco con la punta dell'indice il vetro della boccetta: un brivido di freddo percorre la mia schiena e, contemporaneamente, vedo i vari ingredienti mescolati in una vecchia pentola.

«Questa è la pozione che serve a paralizzare completamente una persona» rispondo sicuro, passando poi alla boccetta accanto.
«Questa, invece-»

«Fermatevi subito!» Mio padre entra in cucina e ci guarda con le braccia incrociate al petto: nei suoi occhi azzurri riesco a leggere la preoccupazione che prova, ma anche il desiderio di volermi rendere più combattivo.

«Eravamo nel mezzo di una sessione di divinazione, Toni,» lo rimprovera la nonna, ricambiando lo sguardo del proprio figlio, «e non puoi pretendere che questa abilità si sviluppi da sola.»

«Divinazione può aspettare!» si impone l'uomo.
«Devi imparare a usare i tuoi poteri in modo offensivo!»

«Babbo...» Roteo gli occhi al cielo, lo guardo e, con un gesto veloce della mano, gli lancio un paio di forbici con la telecinesi ma lui riesce a bloccarle a mezz'aria con i propri poteri.

«Troppo lento» mi rimprovera severamente e, subito dopo, fa un gesto con la mano.

La testa comincia a scoppiarmi, mentre un dolore intenso mi costringe a tenere le mani sulle tempie: sento come se dozzine di coltelli mi stessero pungendo il cervello e l'emicrania provocata, via via sempre più intensa, comincia a farsi sempre più insopportabile.

«Smettila!» urlo dolorante, ma lui scuote la testa e continua imperterrito.

«Déplacé» Lancio mio padre contro il muro e, finalmente, l'emicrania magica finisce di tormentarmi.

«Ma cosa ti è venuto in mente?» tuona la nonna guardando il babbo con un'espressione di disappunto.
«'Un ti sei chiesto che cosa sarebbe successo se 'un avesse reagito?!»

«So icché ho fatto e so anche che è stato rischioso, ma lui ha attaccato il figlio di Guicciardini e sai bene che loro sono molto vendicativi!» risponde l'uomo.

«Babbo, scusami tanto, ma Giovanni è così stupido che non saprebbe distinguere il quadrato di un binomio da un'equazione di secondo grado» gli spiego, scuotendo la testa. «Sarà pure un lupo mannaro, ma senza neuroni nel cervello può fare davvero poco.»

«Hai lo stesso difetto di tuo padre, pasticcino,» afferma Cordelia, «siete entrambi uomini orgogliosi che sottovalutano il proprio nemico.»

«Ehi!» esclamiamo in coro, visibilmente offesi dalla constatazione della nonna.

Mentre discutiamo, la mamma fa capolino dalla porta della cucina e ha un sorriso radioso stampato sul volto. Scosta una ciocca di capelli dal volto e dice: «Abbiamo ospiti.»

L'ascesa delle stregheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora