In men che non si dica, quasi senza pensarci, il cacciatore di nuvole si ritrovó nel suo "luogo felice", quello che lui chiamava "distesa dove piovono persino le stelle": una vasta a sconfinata pianura composta unicamente da ghiaia e sassolini, ghermita da collinette di ciottoli che come lui erano sempre rivolte al cielo. Il cacciatore di nuvole trovava una certa somiglianza tra il pietrame che formava quel luogo isolato e la pioggia: entrambe facevano più o meno lo stesso suono quando cadevano e si riversavano a terra, entrambe erano formate da piccole ed insignificanti parti che tutte insieme andavano a comporre una grandissima orchestra, vestita di tutto punto ed ornata degli strumenti musicali più avanzati, pronta a suonare per lui e per chiunque avesse la finezza e la sensibilità di ascoltare e apprezzare quella dolce melodia. Il cacciatore, preso in uno dei suoi soliti flussi di coscienza scatenati dall'udire quel miracolo della natura, ricordò quando un uomo che conosceva aveva deciso di volare: egli era una delle poche persone nelle quali il cacciatore di nuvole riponesse fiducia e una delle poche a cui volesse sinceramente bene; i due erano sempre stati sempre legati da un'indissolubile negatività e incapacità nello stare con gli altri. Proprio come quella sera, era il periodo natalizio, in un inverno ormai inoltrato che però lasciava ancora spazio a una leggera pioggia autunnale: e se in quella sera si potevano scorgere da lontano alberi e strade illuminate da centinaia di luci dai colori più disparati appese in ogni dove, la notte dei fatti, appeso a un robusto abete, librandosi nel freddo cielo senza peso e collegato a una corda come una luce natalizia, c'era solo quell'uomo. Il cacciatore di nuvole fu per un breve periodo più triste del solito a seguito di quell'evento, ma dimenticó in pochi mesi la scomparsa di quella persona, del resto, era abituato ad essere solo. Egli infatti era un ipocrita e provava solo invidia per gli altri, persino per quell'uomo: gli rodeva non avere pregi, vedeva tutte le persone con una visione idealizzata, pensava che tutti fossero felici, pensava vivessero tutti in giorni soleggiati e privi di pioggia, al contrario di lui che quasi desiderava morbosamente la pioggia che in tal senso rappresentava la tristezza; si sentiva inadeguato e sbagliato e, infantilmente, si sentiva l'unico a soffrire nel mondo. Forse proprio per questo non capì il gesto di quell'uomo, non riuscì a capire fino in fondo e banalizzó con un "Adesso che è sfumato io come faccio?"; banalizzó così per mesi e mesi, e nonostante il gran dolore che pian piano gli stava facendo ardere il petto, continuò a ripetere in tono quasi vittimistico quel suo "Adesso che è sfumato io come faccio?", come se quella persona in fondo in fondo gli avesse solo un torto, senza capire mai le motivazioni che l'avevano spinto a quell'atto, le motivazioni che l'avevano spinto a volare. Anche lui avrebbe voluto volare, però non ne trovò mai il coraggio, non trovò mai il coraggio di gettarsi come un petalo in mezzo al turbinio del gelido vento della notte. In quel momento cadde una goccia infrangendo ogni suo pensiero e facendolo tornare alla realtà. Il cacciatore di nuvole guardó il cielo, osservò lentamente i primi componenti della grande orchestra che iniziavano a cadere, e accompagnato dal suono che tanto amava, cantó con fare nostalgico la canzone che lo legava a quell'uomo.
"Though I'm past one hundred thousand miles", la pioggia continuava a cadere.
"I'm feeling very still.", la pioggia continua a cadere nel cielo notturno.
"And I think my spaceship knows which way to go", la pioggia continuava a cadere nel cielo notturno e il suono si mischiava sempre più alle sue parole.
"Tell my wife I love her very much", la pioggia continua a cadere nel cielo notturno e le sue parole si univano armoniosamente a quella cantilena che il cielo gli regalava.
"She knows", la pioggia continuava a cadere nel cielo notturno e le sue parole per un attimo parvero rotte e in cerca di aiuto.
"Ground Control to Major Tom", la pioggia continuava a cadere e si univa armoniosamente al suo canto, scandiva ogni singola parola e sopperiva persino alla sua scarsa pronuncia inglese.
"Your circuit's dead, there's something wrong", la pioggia continuava a cadere nel cielo notturno e lentamente anche altre gocce salate iniziarono ad unirsi ad essa.
"Can you hear me Major Tom? Can you hear me Major Tom? Can you hear me Major To-", cadde anche lui come una goccia su quel terreno ghiaioso che doveva essere il suo posto felice, il suo Paradiso, il suo Valhallah; cadde rovinosamente, mentre sotto di lui si stava formando un piccolo lago, lo stesso che un tempo dormiva su quel letto di ciottoli; quel lago si stava riformando non solo grazie alle sue lacrime salate, ma anche grazie alla dolce pioggia. Il cacciatore di nuvole era triste e nemmeno lui comprendeva esattamente il motivo di quel pianto, ma presto si sarebbe dimenticato, come dimenticó dopo qualche mese il volo di quell'uomo. Tale era l'ingenuitá del cacciatore di nuvole. Tale era il suo vittimismo. Tale era uno dei motivi della sua solitudine.
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Cronache di un Cacciatore di Nuvole
Storie breviAnno 2057, un uomo che quasi 50 anni prima decise di isolarsi da tutto e tutti a causa della sua insostenibile difficoltà nell'affrontare i rapporti sociali, ripercorre pian piano i punti salienti che l'hanno portato a tale scelta, con un unico, gr...