Le cose di Martin

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Tutte le volte che arrivo in quella casa entro speranzosa e ne fuggo sconfitta. Dopo quest'anno non ci andrò più. La casa di Igor, dove vado ospite quando devo fare esami all'università. Esami che puntualmente vanno male. E quest'anno la telefonata mi ha raggiunta là.

Ho raccolto "le mie cose" con ordine e lentezza, per avere meno ingombro durante il viaggio, e nel fare questa operazione ho pensato come si pensa solo nei momenti di alterazione come quello in cui mi trovo.

"Le mie cose". Oggi questa frase mi fa rabbrividire. In qualche parte d'Europa c'è qualcuno che sta raccogliendo "le cose di Martin" come se potessero ancora servirgli. Che significato ha?

Vuol dire che si muore e quando si muore tutto ciò che fa parte della nostra esistenza fisica non ci riguarda più. Bella scoperta, eh.

Eppure, è una cosa che si fa, si raccolgono "le sue cose".

Se io avessi una matita di Martin, un libro di Martin, un maglione di Martin, sarebbe un po' più vivo ora Martin? No.

Se Martin avesse speso la sua vita a raccogliere oggetti o beni sarebbe sfuggito al suo appuntamento a Samarcanda? O sarebbe stato più amato? No.

Martin non ha sprecato un minuto della sua vita ad accumulare. Sono ben poche le cose di Martin che dobbiamo raccogliere.

Abbiamo solo l'immagine, l'idea di Martin che da oggi è congelata, immobile, tra la data del suo inizio e quella della sua fine, chiusa là dentro come in una prigione da cui nessuno può più farla evadere.

Un'idea tanto cara.

Oggi ho trovato una risposta alla vita. Risposta che sicuramente Martin conosceva meglio di me. Perché Martin da sempre si era spogliato di ogni apparenza, di ogni involucro fittizio. Aveva ben compreso quanto la felicità e la serenità non dipendano dagli oggetti e come, anzi, oggi come oggi ne siamo schiavi.

Vorrei che la gente tutta comprendesse questo intimamente, dentro, prima in fondo al cuore e, solo dopo, in fondo alla mente.

Perché un uomo che non ha compreso questo è un uomo la cui memoria svanirà non appena i suoi amici si saranno divisi "le sue cose".

Ho finito di raccogliere "le mie cose" che sono già troppe ma che contengono, almeno, una consapevolezza in più.

"Tu dici dunque che a perire son destinato

come i fiori che sempre ho amato,

Ma son giovani i campi che ho seminato,

il canto che cantai sempre sarà intonato."

Principe di Xaltokan, circa 1493 - L'Azteco, Gary Jennings

Addio, Martin.

Addio, Martin

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