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Wow, fantastic baby!

Jimin aprì gli occhi, serrandoli un attimo dopo per colpa degli accecanti raggi di sole che trapassavano dalla tapparella della finestra.

Era domenica.

Si trovava per terra, accanto al suo letto, coperto solamente da un pleid e con il capo poggiato su un cuscino abbastanza scomodo.

Il posto su cui avrebbe dovuto dormire era invece occupato dal suo migliore amico, Taehyung, che durante la notte lo aveva fatto cadere.
Così Jimin, per non causare troppo rumore, aveva deciso di sacrificarsi e dormire sul pavimento.

Ciò che lo aveva fatto destare, era però il suo telefono, che aveva impostata come suoneria una canzone della sua band preferita, i Big Bang.

Non appena anche Taehyung avvertì la musica del telefono, alzò il busto e si guardò attorno confuso, per poi comprendere la situazione e sollevare l'oggetto dal comodino.

Mentre lo passava al legittimo proprietario, lesse il mittente della chiamata, ed immediatamente aggrottò la fronte.

"Chi è?" domandò incuriosito Jimin a Tae.

"È Jungkook."

"Aish" sospirò Jimin sconcertato, mentre premeva sulla cornetta verde.

"Jungkookie!"

"Hey hyung. Scusa per l'orario."

"Non ti preoccupare, dimmi"

"Aspetta. Taehyung è con te vero?"

"S-sì, perché me lo chiedi?"

"Ah no nulla, allora ti richiamo più tardi, poi ti scrivo."

"Okayyy" rispose Jimin, sempre più stranito.

"Allora ciao."

"A dopo Jimin-ssi."

Il grigio concluse la chiamata, sedendosi a gambe incrociate sulla coperta. Guardò Taehyung negli occhi.

"Ho alcune domande da farti" gli disse l'amico.

"Spara."

"Primo, cosa voleva Jungkook?"

Jimin era dubitante sul dirgli la verità o semplicemente inventare una banalissima scusa.
Scelse la seconda opzione.

"Niente, gli appunti di storia dell'arte, ma ho detto che glieli avrei mandati dopo"

"Ah. Secondo, che cazzo ci fai sul pavimento?"

"Questo dovresti domandarlo a te stesso. Non è colpa mia se di notte hai la grazia di una balenottera in calore."

"Aish, scusa hyung."

"Figurati" sorrise Jimin.

"Ma tua madre è in casa?"

"Quante domande, comunque non lo so, dato che mi sono appena svegliato proprio come te."

La madre di Jimin soffriva da diversi anni di depressione, esattamente da quando suo padre se ne era andato di casa per iniziare una nuova vita con un'altra donna.
Trascorreva le giornate chiusa in casa, incollata allo schermo del computer o del televisore.
Suo figlio provava dispiacere e pena per lei, motivo per il quale ogni volta che parlavano finivano sempre con il litigare.

"Dai, andiamo a fare colazione allora."







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