Stavo facendo colazione, seduta nell'amatissima cucina di mia sorella.
Eravamo poveri, ma lei non perdeva mai occasione per fare qualche cibo prelibato, non appena riuscivamo ad avere qualche ingrediente da parte.
《Oh no tesoro! Che cosa orrenda sto vedendo》
Lucy, la mia migliore amica, era appena entrata dalla porta della cucina.
Non avevamo delle chiavi, sapevamo che nessuno sarebbe mai entrato in casa di qualcuno del ghetto. Era come entrare in casa del ladro o del tuo assassino. Per quanto riguardava gli abitanti di quella piccola cittadina che ci eravamo creati, beh, sapevano le regole, così come le sapevamo noi: ognuno sta nei propri confini, non ci era permesso entrare l'uno nelle case degli altri, a meno che non vi fosse un rapporto di amicizia o un invito.
È strano, era una specie di rapporto di fiducia che instauravi con dei ladri, assassini e tutto ciò che ci tiene dietro.
Ma, per quanto ho capito dalla mia esperienza, se hai la fiducia di una di queste persone allora sei al sicuro.
Per noi non è facile donare la nostra fiducia, riesci ad ottenerla devi sentirti fortunato e calibrare bene i tuoi passi, per non rischiare di perderla.
《Scusami, mi sono appena svegliata》
《Parlo dell'accostamento di quel giubbotto con quelle scarpe》
Gusrdai i miei piedi.
Avevo ancora le ciabatte, era normale, suppongo, che non fossero abbinate al giubbotto.
《Ma sono ancora in pigiama》
Lucy sbuffò, sedendosi affianco a me.
《Allora, l'hai sentita l'ultima?》
Era davvero una pettegola, la classica arricchita, che spende e spande per tutto il mondo, ritrovandosi poi sull'orlo del lastrico ed indebitata fino al collo.
Il ghetto le aveva dato una seconda opportunità, quella di ricominciare.
Certo, un inizio non fantastico, ma era comunque meglio di un ponte.
Se eri nuovo qui lo si capiva subito, dovevi prestare attenzione.
Lucy aveva fatto un ingresso particolare, me la ricordo ancora.
Una pelliccia, tacchi rossi e altre cose preziose addosso. Per sua fortuna non c'era nessuno nei dintorni in quel momento, solo io e qualche mio fratello.
Fu la nostra famiglia ad introdurla in quel mondo a sé stante.
《Cyndi ha bidonato Rick e adesso lui è disperato》
《Quindi ora Cyndi è libera?》
Ben entrò in cucina, prendendo una bottiglietta d'acqua dal bancone.
Lucy annuì, indispettita dall'interruzione del biondino.
《Beh, allora potrei farci un pensierino》
Era questo il genere di commenti che intendevo. Tutte le altre ragazze lo attraevano e lui, dal canto suo, le attareva tutte, nessuna esclusa. Era inutile, per quanto alcune potessero mentire, ognuna di loro aveva avuto, o ha attualmente, una cotta per mio fratello.
Ero sua sorella, non avrebbe dovuto interessarmi e capisco che, giustamente, lui si attenesse alle regole, ma mi faceva male.
Era un po' come sentire una grande martellata nel cuore e vederlo che si sbriciolava.
Ben uscì, facendo l'occhiolino a nessuno in particolare, e io potei lasciare spazio alla mia espressione dolorante.
Sentivo proprio un dolore fisico, ogni volta.
《Oh tesoro, non fare così. Ne troverai un altro prima o poi》
《Tutti gli altri ragazzi non sono Ben》
Lucy mi prese la mano. Vedevo nel suo sguardo del dolore e della pietà.
Se c'era una cosa che odiavo vedere nello sguardo di chi avevo davanti era la pietà. Soprattutto se rivolta a me.
Io ero "l'Alpha" della mia famiglia, nessuno poteva provare pietà per me, non volevo sentirmi una "beta" o, ancor peggio, l' "omega" del gruppo.
Inevitabilmente in ogni famiglia del ghetto c'era un Alpha, che regnava e cercava di riportare o mantenere l'equilibrio, per quanto possibile. Mi piaceva identificarlo nella mia persona l'Alpha degli Hardy.
Hardy non era nemmeno il nostro vero cognome, Ben aveva deciso di cambiarlo quando la questione dei bambini scomparsi aveva preso piede. Prima eravamo i Jones, ma ora, per convenzione e dato che tutti ci conoscevano con quel nome, continuavamo a tenerlo.
Hardy era stato un po' il nostro nuovo inizio. Quella piccola scintilla che aveva accesso un fuoco enorme.
《Senti, nella nistra casa è da poco arrivato un nuovo ragazzo, si chiama Gwilym, è amico di Rami e Joe, perché non provi a conoscerlo?》
《No guarda, non sono interessata》
Spinsi la tazzina verso il centro del tavolo e mi alzai, avviandomi alle scale.
《Dagli una possibilità. Platone diceva sempre che prima di poter rinunciare a qualcosa devi conoscerla》
《Era Virgilio nella Divina Commedia, e non sono nemmeno sicura che dicesse così. Aspettami, mi cambio e arrivo》
Salii in camera mia e, mentre salivo incrociai mio fratello Josh.
Di lì a poco lui se ne sarebbe andato. Aveva avuto la fortuna di sposarsi con una cittadina benestante e lei non voleva vivere nel ghetto, così Josh ci avrebbe dovuto salutare.
Per Tyler era stato un duro colpo da affrontare ma piano piano ci stava riuscendo.
《Dagli almeno una possibilità!》
Urlò Lucy mentre salivo.
《Arrivo!》
《Di che parla?》mi chiese Josh, a qualche scalino dalla fine della rampa di scale.
《Nulla, ragazzi. Lasciala perdere》
Josh era davvero un fratello fantastico. Ti avrebbe potuto ascoltare mentre parlavi dei tuoi problemi per ore e, alla fine di quei lunghi discorsi, ti avrebbe anche dato qualche consiglio. Lui sapeva tutta la storia di Ben, gliela avevo raccontata per filo e per segno, solo che ne ignorava l'identità. Mi fidavo di lui, eccome, ma con meno persone erano a conoscenza di tutto ciò con meglio era.
Avrei dato a Gwilym una possibilità. Dopotutto non lo conoscevo e magari si sarebbe rivelato la mia anima gemella o, in caso contrario, ci avrei guadagnato un amico.Damn questa storia con un solo capitolo ha quasi raggiunto le 100 visualizzazioni! Grazie millleeeeeee
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Doing All Right||Ben Hardy
AcakDimenticate la casa grande, con il giardino ben curato, una famiglia agiata e ben unita, un amore corrisposto e duraturo. Nulla di tutto questo. La mia vita nel ghetto è l'esatto contrario.