New York.

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"Josephine!" Sento mia madre che mi chiama da sotto.

"Cosa?" Rispondo.
Ovviamente ,non c'è risposta,il che significa che mi vogliono fuori dalla mia stanza.
Dopo aver lanciato il mio raccoglitore al lato, scendo dal mio letto e vado di sotto.
I miei genitori sono seduti in soggiorno, e Katherine, che  non mi ero accorta fosse tornata a casa,
sta in piedi accanto a loro con le braccia conserte.

"Che succede" domando dolcemente, avendo questo lancinante presentimento che hanno preso finalmete la decisione per liberarsi di me.

Amavo vivere con mia madre e mio padre.
Con tutto ciò che sta succedendo nella mia vita in questo momento, era bello avere un posto per ritirarsi quando le cose si sono calmate.

Ma non importa dove fossi, anche se era casa, non potevo scappare dalla prepotente ombra che mia sorella ha lasciato su di me.

Quello ha reso la casa un posto molto difficile per vivere.

"Josephine" comincia mio padre.
"So che abbiamo avuto i nostri discorsi  ma non ne posso più di vederti girare per la casa col broncio un minuto di più"

"Di cosa stai parlando?"

"Tesoro, ascolta. Io ho le mie opinioni su quel ragazzo. Il bere, le droghe, la sua gente..." continua mio padre, ma tento di bloccare le sue idiozie sul ragazzo che amo. "Capisco che tu lavori con lui, quindi non c'è niente che io posso fare. Comunque non ti guarderò soffrire ancora"

Sbatto le palpebre un paio di volte mentre cerco di elaborare cosa sta cercando di dire, e francamente non sono mai stata così confusa in tutta la mia vita. "Papà cosa-"

"Ciò che tuo padre sta cercando di dire è" interrompe la mamma.
"che dovresti andare da lui"

Non provo neanche a trattenere il sussulto che cade dalle mie labbra. Loro vogliono farmi prendere un aereo e volare fino a New York per vederlo?

"È uno scherzo?" domando in ogni caso, perché non c'è ragione che i miei genitori siano seri.

Specialmente papà.

"Josephine" interrompe Katherine. Ho quasi dimenticato per qualche secondo che lei era qui.
"Lo so che ultimamente non ci sono stata per te e mi dispiace, ma so che lo ami. Non fare gli stessi errori che ho fatto in passato"

"Ragazzi" praticamente urlo.
"Quindi, fatemi capire bene. Volete che io  lasci tutto per saltare sul primo aereo per New York per andare a trovare un ragazzo che non ho visto per mesi, solo perché non sopportate di vedermi nella mia camera che è comunque dove sono la maggior parte del tempo?"

"Si, sono felice che hai capito" sbuffa Katherine. Mi prende per il braccio e mi porta di sopra.

"Cosa gli dirò?" protesto, quando tira fuori un borsone da sotto il mio letto.

"Non lo so. Scrivi qualcosa su quel raccoglitore che porti sempre." dice alzando le spalle.

La mia mente è a mille, e non riesco neanche ad elaborare ciò che sta accadendo.
Stava accadendo tutto così in fretta.

"Katherine" metto una mano sulla sua spalla, fermandola dal mettere qualunque altro abito nella borsa. "Non so se riesco a farlo"

"Jo" lei mi guarda negli occhi e sorride. "Quando è stata l'ultima volta che hai fatto qualcosa di spontaneo nella tua vita?"

"Um....aver fatto l'audizione per essere in un franchise?"

"No. Intendo nella tua vita. Non nella tua vita d'attrice"

Rifletto per un momento. Lei aveva ragione. Spontaneo non è una parola che va nella stessa frase con Josephine Langford.

"Come ci arriverò?" chiedo alla fine.
"È quasi Natale ed è quasi impossibile per volare a New York"

New York [Traduzione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora