la sua giacca di pelle rossa non le bastava più.
espirava piano e guardava il suo alito condensarsi davanti agli occhi, il freddo premeva sul suo viso ormai arrossato.
la barca si muoveva fra la nebbia ed emma stava lì: con le ginocchia rannicchiate vicino al petto, con la paura che facendo anche soltanto un minimo movimento ne sarebbe stata scaraventata fuori.regina le aveva stretto le mani
le mani di emma premevano.
per il fastidio era scattata ai remi
che muoveva freneticamentecercando di sottomettere il rumore del suo pianto
in modo compulsivo,
come se in qualche modo la pressione avrebbe potuto condurla da qualche parte.con una risata pensando alla bionda e a quante glie ne avesse fatte passare.
la ragazza si fermò, i remi le scivolano dalle mani.
era rimasta senza fiato e per unʼ istante lʼunica cosa che riuscì a fare fu ricordarsi di respirare.
il cielo si stava trasformando in una sfumatura di colori.
dapprima nel blu comparvero striature arancioni come una chitarra che si unisce ad un basso.
la melodia si levò crescente, il giallo ed il rosa aggiunsero le loro voci al coro.
ol cielo si scurì, mettendo ancora di più in risalto le diverse sfumature di colori.la mora era tornata seria, era sofferente.
la stava lasciando anche questa sera.
doveva tornare a casa, da sola.
si era appena sporsa per darle un bacio sulla fronte.la parola tramonto non avrebbe mai potuto contenere tutta la bellezza di quello che si andava svolgendo sopra la sua testa.
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νεκρική ακαμψία | swanqueen au
Fanficaveva i pantaloni arrotolati e la salsedine ricopriva la sua pelle fredda, sopra lei, grigio, sbiadito come una vecchia fotografia. le onde si infrangevano, lente, ripetute, deboli, ritirandosi stanche ed ogni volta, spogliandola di una parte di lei...