Something

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SOMETHING

“Qual è il tuo fottuto problema Taylor?”, addio alla calma e alla cordialità. Durante la gara mi aveva spinta ed ero andata a finire dentro una pozzanghera di fango.  Lui era li che se la rideva di gusto a lato della strada. Mi alzai indignata e cominciai a ritornare alla palestra.

“Aspetta Jenn”, non lo ascoltai anzi aumentai il passo. A quanto pareva lui era molto più veloce di me, mi afferrò il gomito e mi fece girare in modo che fossi faccia a faccia con lui. Strattonai il braccio dalla sua presa.

“Sai cosa ti dico, vai al diavolo. Ah ricordami di ringraziare Rey e Kyle hanno fatto quello che io non sono riuscita a fare in tutti questi anni”, si irrigidì di colpo, stringendo i pugni.

“Sei una stronza”, feci un mezzo sorriso.

“Chiediti il perché”, si avvicinò a me, ormai non vi erano che pochi centimetri tra i nostri corpi. Alzò uno dei pugni e spaventata mi ritrassi ma la sua mano sfiorò il mio viso con delicatezza. Avvicinò il suo viso al mio e ormai potevo sentire il suo fiato sulle mie labbra. Fece un sorriso sardonico e mi baciò con violenza. Cosa stava succedendo? Taylor, quel Taylor mi stava baciando come se non ci fosse domani? Mi allontanai e portai una mano sulle mie labbra.

“L’ho detto che sei ingenua”, rise, “e anche troia”. Rimasi sconvolta, nello stesso posto, nella stessa posizione. Non sapevo che rispondere, si era preso gioco di me! Lacrime calde mi offuscarono la vista. Mi girai per vedere la sua ombra allontanarsi nella notte. Come avevo potuto permetterglielo?

“Taylor”, sussurrai.

Perché non provavo rancore, perché non l’odiavo? Era la persona che disprezzavo di più a questo mondo ma non l’odiavo, c’era sicuramente qualcosa che non andava con me. Avrei voluto urlargli che era morto, avrei voluto  potergli rinfacciare il suo segreto, quel segreto così losco che avrebbe potuto seppellirlo 6 metri sotto terra ma invece non avevo fatto niente. Il campanello suonò e io mi tirai su, portando i piedi fuori dal letto.

“Arrivo!”, quando aprii la porta davanti a me c’era Kyle.

“Ciao,posso entrare?”, lo fissai, le ferite di Taylor mi ritornarono alla mente.

“No”, strabuzzò gli occhi.

“Perché?”, l’osservai, il viso angelico e gli occhi profondi come il mare.

“Che cosa vi è saltato in mente? Picchiare Taylor? Perché l’avete fatto?  Non  erano e non sono affari vostri!”, la reazione che ebbe mi sorprese, la sua faccia si colorò di un rosso carminio quasi dovesse esplodere da un momento all’altro.

“L’abbiamo fatto per te, quel Lantern è pericoloso e uno stronzo. Si crede chissà chi è così pieno di se che mi disgusta”, cercai di chiudere la porta ma lui la bloccò con il piede.

“Perché lo difendi anche dopo quello che ha detto davanti a tutti?”, ci pensai. Ci avevo già pensato.

“Non lo so”, il suo viso era una maschera di pura tristezza.

“Provi qualcosa per lui?”, strabuzzai gli occhi.

“No, ma che dici, no!”, sembrò rilassarsi.

“Sono venuto a chiederti se domani vuoi fare qualcosa, cioè senza impegno”, gli sorrisi, tutta la rabbia del momento era sparita.

“Certo”, mi sorrise.

“Okay, passo a prenderti alle 6, va bene?”annuii, mi salutò e se ne andò. Chiusi la porta dopo qualche secondo. Avevo appena detto di si ad un appuntamento con Kyle? Diavolo.

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