Ehi, vicino

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“Ben fatto Jen!” ,sorrisi a Max, il coach della nostra squadra.

“Grazie Max”, dopo qualche secondo era arrivato anche lui.

“Hai barato brutta imbrogliona che non sei altro!”, avevo fissato i suoi occhi verdi che alla luce della notte diventavano più scuri prendendo una colorazione smeraldo.

“Tay non incominciare, il percorso era giusto, ha fatto tutte le acrobazie esatte. Non c’è motivo per il quale tu debba incolparla di aver barato”, Max era corso in mio aiuto. Era l’unico che credeva avessi del vero talento, se avesse avuto 10 anni in meno gli avrei sbavato dietro ma purtroppo la sua età era un problema, 15 anni di differenza, sembrava una vita intera. Max aveva capelli lunghi e neri che teneva raccolti in una coda dietro le spalle, un paio di occhi scuri,  pelle abbronzata e tonica. Portava una canotta che evidenziava i suoi bicipiti muscolosi ma non troppo, non era uno di quei personaggi pompati, lui era muscoloso nel senso positivo della parola. Gli sorrisi.

“Lascia stare Max, Taylor è solo geloso”, guardai dietro le mie spalle e il bastardo mi fulminò con lo sguardo.

“Tu sei una donna”, lo squadrai, questo maschilismo gratuito?

“Quindi?”, sbuffò.

“Non potrai mai diventare qualcuno, a volte mi sembri tonta. Il parkour è roba da persone con le palle, non femminucce come te!”, non riuscivo a rimanere seria.

“Ho più palle di te, Taylor”, mentre gli passavo di fianco gli tirai una spallata. Non si mosse di un millimetro.

“Puttana”, finse un colpo di tosse poi se ne andò dalla parte opposta. Guardai Max per qualche secondo, abbassai lo sguardo per cacciare le lacrime e gli sorrisi camminando a testa alta.

“Non tener conto di quello che dice Tay, lo sai com’è fatto..”, risi.

“Il fatto è che vorrei non saperlo com’è fatto”.

Non sopportavo essere trattata come uno straccio da una persona che non mi conosceva minimamente, molto tempo prima avevo provato dei sentimenti per Taylor. Si lo so, si dimostrò l’errore più grande che avessi mai fatto, avevo preso un granchio. Lantern era una persona mediocre e la pochezza che trasmetteva mi faceva quasi pietà. Tornai a casa e dopo essermi fatta una doccia rilassante mi buttai sul letto, sentii il cellulare squillare. Guardai lo schermo, Carmen.

“Pronto, Carmen?”, la donna mi rispose con entusiasmo, lei era così.

“Jen, tesoro, purtroppo sono bloccata a New York. Penso che tornerò domani sera ; non divertirti troppo senza di me!”, Carmen faceva la wedding planner, era molto conosciuta in California e a volte le venivano offerti  dei clienti di New York, ero felice che il suo lavoro la rendesse felice, non avevo nessun problema a rimanere da sola in questa casa dopotutto che tragedie potevano mai accadere?

“Non preoccuparti Carmen, cercherò di tenere la musica bassa e la vodka a bada”, le dissi ripensando all’ultima festa a cui avevo partecipato, allora non sapevo neanche cosa fosse la vodka.

“Si certo, ti voglio bene tesoro, buona notte”

“Notte”, riattaccai.

Non avevo idea di cosa fare, quella mattina le lezioni erano state più movimentate del solito. A quanto pare erano arrivati dei nuovi ragazzi a scuola. Non ne avevo intravisto neanche mezzo, forse non volevo neanche vederli. Stavo per sprofondare nel sonno quando il suono del campanello riecheggiò per l’intero soggiorno. Chi diavolo poteva essere? Scesi dal letto e mi precipitai alla porta.

“Chi è?”, una voce profonda e alquanto sexy parlò.

“Uhm sono Kyle, vicino di casa”, riflettei due secondi.

“Posso fidarmi? Non sei un assassino vero?”, rise.

“Non so se rispondere di si o di no,in qualunque caso potresti dedurre che lo sia comunque ho solo bisogno di aiuto con il rubinetto, a casa mia non sono così complicati da azionare!”, aprii la porta e davanti a me c’era un ragazzo mozzafiato. Era alto e robusto con occhi chiari e capelli castani cortissimi. Portava  degli shorts, sicuramente stava per entrare nella doccia, era senza maglia e portava un paio di infradito. Si accorse che lo stavo osservando e si schiarì la gola.

“Mi immaginavo fossi una donna di mezza età con una miriade di gatti ma a quanto pare  la mia fortuna sembra funzionare stasera”, allungò la mano e dopo un momento di shock gliela strinsi.

“Ah, giusto sono Jennyfer”, stavo sbavando, da dove era sbucato questo dio greco? Certo i suoi occhi non erano come quelli di Taylor e i suoi capelli non sembravano altrettanto setosi.. ma che diavolo? Perché fare paragoni con quello stronzo?!

“Beh, quindi..”, rimase in silenzio mentre si passava una mano tra i capelli a spazzola.

“Mi aiuterai?”, lo fissai. Era davvero bello.

“Si certo!”, uscii dalla casa e chiusi la porta alle mie spalle.

Quando arrivai nella casa di fianco rimasi senza parole. L’interno era completamente in pietra, sembrava di entrare in una grotta. Girai l’angolo e seguii Kyle verso, quello che supponevo fosse il bagno.

“Ecco qui, non ho idea di come usarlo”, fece un’espressione adorabile di rassegnazione.

“Non preoccuparti”, gli mostrai come fare per aprire e chiudere l’acqua e riuscire a miscelare le due temperature. Non avevo idea di cosa avesse trovato di così difficile, c’era solo una manopola da girare e tirare verso di se. Era il nuovo “save the water project” di Santa Clara.

“Ecco fatto, tutto a posto”,i suoi occhi si accesero.

“Grazie mille”, si girò verso la doccia poi di nuovo verso di me.

“Ti va una pizza?”, rimasi a bocca socchiusa per qualche secondo, che male poteva fare andare  a mangiare una pizza con uno sconosciuto appena incontrato?

“Magari domani, sono davvero stanca”, annuì un po’ depresso.

“Domani scomparirai, ne sono sicuro. Faccio questo effetto sulle ragazze”, risi.

“Tranquillo, sarò sempre qui di fianco”, mi guardò.

“Vai alla Clara High School?” ,annuii. Mi disse che anche lui sarebbe andato li, era del mio stesso anno. Senior.

“Ti posso dare un passaggio se vuoi, così non dovrai perderti per le strade della città in cerca della scuola”, alzò le mani, sembrava volesse abbracciarmi.

“Perfetto!”, mi accompagnò alla porta e mi diede la buona notte. Lo salutai con un cenno della mano.

Ritornata a casa mi cambiai ancora una volta e uscii per una corsa al chiaro di luna.

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