Il Museo

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Ero sdraiata sul letto della mia camera quando la mia affittuaria, che avevo scoperto chiamarsi Geraldine, mi venne a chiamare per la cena. Andai al piano di sotto quasi correndo, stavo morendo di fame.
Passato di verdure di stagione, arrosto con patate e per finire torta e biscotti appena sfornati. Riuscii a mangiare un po' di tutto, con Geraldine che mi guardava compiaciuta. Poco prima mi aveva detto che ero magra. Sì certo, come no.Ma avevo accettato la critica, o il complimento, anche se questo voleva dire dover mangiare tutto quello che mi preparava.

Dopo cena filai a dormire, ero stanchissima, e volevo andare a letto presto. Prima di addormentarmi decisi che l'indomani mattina avrei fatto un giretto nei dintorni.

***

Respirai l'aria fresca e frizzante del mattino, e restai lì,  con lo sguardo rivolto verso il cielo, assaporando ogni secondo di quel sogno diventato realtà.

Aprii gli occhi e mi guardai intorno, cercando qualche punto di riferimento per il ritorno. Individuai un aiuola con dei cespugli tagliati in modo particolare e andai in quella direzione.

Camminai per tutta la mattina, guardandomi intorno stupita, perché tutto quello che mi circondava era magnifico. Dal più piccolo bar o negozio, al piu lussuoso hotel, era tutto perfetto. Finché non arrivai alla mia destinazione finale:il Museo d'Orsay si stagliava davanti a me in tutta la sua grandezza e bellezza. Mi allontanai un poco e restai con il naso all'insù e la bocca semiaperta, come una bambina che riceve il regalo tanto desiderato.

Rimasi lì per un bel po', e mi accorsi di essere nel bel mezzo della piazza solo quando un turista mi urtò, riportandomi alla realtà. Mi risvegliai dai miei sogni a occhi aperti e andai a sedermi su un gradino, stanca per la camminata .La piazza brulicava di turisti che fotografavano, indicavano, seguivano le guide. C'erano dei ristoranti pienissimi, con i camerieri che correvano di qua e di là indaffarati. Notai un ragazzo in fondo alla via che distribuiva volantini. Perché mi sembrava di averlo già visto? Ero appena arrivata a Parigi e mi sembrava improbabile riconoscere qualcuno.L'unica persona che conoscevo era Geraldine. A meno che...

L'artista di strada. Ma certo. Quello davanti all'aeroporto.

Difficile dimenticarselo, perché anche ricoperto d'oro, la massa di capelli si notava lo stesso.

E poi...gli occhi.Mi era sembrato quasi che incrociasse il mio sguardo. Più o meno come stava facendo in quel momento.

Distolsi lo sguardo quasi subito,  arrossendo. Detestavo farmi beccare a fissare qualcuno. Mi imbarazzava sempre, e in quel momento mi vegognai più del solito, provando a nascondermi dietro i capelli.

Azzardai ad alzare lo sguardo da quella parte. Stava ancora distribuendo volantini come se non fosse accaduto niente.

Mi alzai e cominciai a camminare verso il museo. Sentivo il suo sguardo seguirmi, ma non ero sicura se fosse solo la mia immaginazione o no. Feci finta di niente e continuai a camminare imperterrita. Mi ritrovai a guardare la riva della Senna, mentre la facciata dell'Orsay si innalzava davanti a me. Pensavo ancora a quello sguardo che ci eravamo scambiati io e il ragazzo. Era stata una semplice occhiata?

Smettila di fantasticare e procurami da mangiare.

Il mio stomaco mi aveva lanciato un chiaro messaggio:era ora di pranzo.

(In revisione)Paris, Paris...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora