II

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Eren

Scoprire che Levi aveva l'Hanahaki fu una delle cose più brutte che mi potessero capitare. Negli ultimi due anni avevamo condiviso tutto: quel ragazzo dallo sguardo di ghiaccio era diventato quasi parte di me e la prospettiva di un futuro senza di lui mi terrorizzava.

Non capivo chi poteva essere ad avergli causato quella malattia. Per quanto ne sapessi, e per quanto lui stesso mi aveva detto, non era mai stato innamorato. Né mi aveva mai rivelato di essere preso sentimentalmente per qualcuno.

E, dato che eravamo così legati l'uno all'altro, credevo che tra noi non ci fossero segreti. Evidentemente mi sbagliavo, e quasi mi sentii ferito dalla consapevolezza che mi teneva nascosto qualcosa di così importante. Ma quello non era il momento di fare prediche.

Levi sembrava essere deciso a non rivelarmi chi fosse la ragazza che gli aveva rubato il cuore e non ne capivo il motivo.

«Ma io voglio e devo saperlo. In fondo, sono il tuo migliore amico no?» l'avevo esortato una seconda volta.

«Non importa chi sia» Levi aveva il capo abbassato mentre mi rispondeva, «non sono ricambiato e... e queste sono le conseguenze.»

Era meglio non insistere ancora sulla questione, l'avevo capito dal modo in cui la sua voce era leggermente incrinata, come se parlare gli costasse un enorme sforzo: pensare a quella persona era per lui troppo doloroso. Forse avrebbe potuto causargli un nuovo rigetto di petali, quindi decisi di lasciar perdere.

«D'accordo. Ma oggi salteremo le lezioni, ci sono ancora tante cose che mi devi spiegare. Non qui però.»

Levi annuì e ci dirigemmo insieme verso la cassa del bar. Pagai per entrambi, nonostante le proteste di Levi, che alla fine fu costretto a cedere. Prendemmo il pullman che ogni giorno usavamo per arrivare e tornare dalla facoltà, e scendemmo di fronte al parco dove spesso ci piaceva passeggiare. Nessuno dei due aprì bocca fin quando non ci sedemmo sulla prima panchina libera che trovammo.

Fui io il primo a rompere il silenzio. «Da quanto?» gli chiesi semplicemente. Non avevo bisogno di aggiungere altro, Levi sapeva perfettamente a cosa mi stessi riferendo.

«Ormai sono quasi...» aveva lo sguardo fisso davanti a sé, cosa che non faceva quasi mai quando mi parlava: di solito mi guardava dritto negli occhi. «Quasi tre settimane.»

Mi sentii nuovamente ferito da quella dichiarazione. Non solo mi aveva nascosto di essere innamorato di qualcuno, ma ora stavo scoprendo che era anche malato a causa di questa persona da settimane e io non ne sapevo nulla. Certo, Levi era un tipo poco loquace, a cui piaceva tenere le cose per sé, ma questo lo faceva con gli altri, non con me. A me diceva sempre tutto, mi raccontava ogni cosa che gli capitava: quando non andavo in università mi chiamava e prendeva a parlare di cosa fosse successo quella giornata, di come si fosse annoiato senza di me, o di come il professore fosse stato uno stronzo e avesse spiegato tanti di quegli argomenti che mi sarebbe stato difficile recuperarli tutti da solo.

«Perché non me l'hai detto?»

Levi finalmente si voltò verso di me. Le sue iridi grige erano lontane e spente. «Non volevo che tu lo sapessi» sospirò, «non volevo che ti preoccupassi per me, che mi giardassi con occhi diversi. Volevo godermi in serenità il tempo che mi resta prima che la malattia peggiori.»

Annuii. Lo capivo, e in fondo non aveva tutti i torti, nonostante non sopportassi l'idea che voleva tenermi nascosto qualcosa. «Qualcun altro oltre me lo sa?»

Scosse il capo. «No, e nessun altro deve saperlo.»

«Ne hai parlato con un medico?»

Sembrava un interrogatorio il mio, ma dovevo assolutamente saperne di più. Non potevo semplicemente arrendermi all'idea che prima o poi Levi sarebbe scomparso dalla mia vita perché prosciugato da quel morbo mortale. Doveva esserci una soluzione, ne ero certo. Con i progressi che ogni giorno si facevano nel campo della medicina era impossibile che non esistesse un qualcosa, un'operazione magari, che fosse in grado di strappar via quel fiore da Levi.

Hanahaki Disease || EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora