IV

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Eren

Levi dormiva ancora. Le palpebre serrate, la bocca leggermente socchiusa e sul volto un'espressione tranquilla: portai due dita a scostargli una ciocca di capelli che ricopriva la fronte. Mi chiesi cosa stesse sognando: forse lui, il ragazzo di cui era innamorato, e quasi mi diede fastidio che qualcun altro, oltre a me, potesse renderlo così sereno. Qualcuno che di certo non meritava affatto l'amore incondizionato di Levi, dato che lo stava letteralmente lasciando morire. Provai rabbia, e gelosia, per chiunque egli fosse, ripromettendomi che se mai fossi venuto a conoscenza della sua identità l'avrei preso a pugni. Nessuno poteva permettersi di far innamorare Levi e poi non ricambiarlo, e non m'importava se quella persona ne fosse a conoscenza o meno.

Levi si svegliò qualche secondo dopo, sbadigliando e toccandosi il capo che probabilmente, dopo la sbronza, gli faceva male.

Gli sorrisi, trovandolo adorabile con quegli occhi arrossati e l'espressione assonnata. «Buongiorno, dormiglione.»

«Buongiorno, moccioso.»

E io, la persona più pigra al mondo, pensai che risvegliarsi non era poi tanto male se c'era lui al mio fianco.

🌺

Rivedere Mikasa era stato bello. Era rimasta esattamente come la ricordavo: i capelli corvini che le arrivavano sulle spalle, la sciarpa rossa che le avevo regalato anni prima allacciata intorno al collo nonostante fosse ormai primavera, e lo sguardo triste di chi è stato costretto a rinunciare a qualcosa. E sapevo benissimo che quel qualcosa ero io.

Armin le aveva chiesto dell'università, degli esami e tutta quella roba di cui a me non interessava molto. Io volevo sapere se stesse bene, se avesse fatto nuove amicizie, se ci fosse qualcuno che avesse preso il mio posto. Lei mi aveva risposto che sì, aveva molti amici lì, ma non aveva nessun interesse a frequentare qualcuno. E nei suoi occhi potevo leggerci bene la motivazione: era ancora indissolubilmente legata a me, come io lo ero a lei. O almeno, era quello che avevo creduto fino a quel giorno. Mi sorpresi nel non provare più quei brividi ogni volta che le ero vicino, nel non avere le farfalle nello stomaco ogni volta che la guardavo, nel non sentirmi sollevato al sapere che non aveva trovato qualcun altro.

Qualcosa dentro me era cambiato. Forse la lontananza aveva pian piano fatto sfumare via i miei sentimenti per lei, o forse ero io che li avevo cancellati con dei nuovi. Avevo Levi ora e, nonostante il mio rapporto con lui fosse ben diverso da quello che avevo avuto con Mikasa, sentivo che era stato lui ad allontanarla dal mio cuore.

Salutai Mikasa stringendola in un forte abbraccio, promettendole di scriverle spesso. Lei mi accarezzò il viso con dolcezza prima di voltarsi e andar via. Aveva un retrogusto amaro quella separazione, ed ero certo che Mikasa avesse capito perfettamente, e meglio di me, la trasformazione che stava scombussolando totalmente le mie emozioni. Ma non mi fece alcuna domanda al riguardo, e io le fui grato per questo.

Io ed Armin restammo da soli e ci incamminammo a piedi verso casa. Parlammo dell'incontro appena avvenuto, di quanto la ragazza fosse mancata ad entrambi, e ricordammo con nostalgia i tempi passati.

«C'è qualcosa che ti turba, non è vero?» Armin era sempre stato bravo a decifrare i miei stati d'animo e a scovarne la causa nonostante io non ci fossi ancora arrivato. «L'ho capito già da quel giorno che hai saltato le lezioni, ma avevo quasi creduto alla bugia degli esami imminenti. Tuttavia, tu non sei il tipo che si crea troppi problemi per l'università, quindi ne deduco che sia una ragione ben diversa a farti stare così, non è vero?»

Annuii. Non sapevo bene cosa dirgli: non volevo mentire ancora e avevo bisogno di parlare delle mie preoccupazioni con qualcuno. Affrontare quella situazione da solo era troppo difficile e Armin era la persona giusta con cui confidarmi. Decisi di rompere la promessa che avevo fatto a Levi di non parlare del suo attuale stato con nessuno. «Si tratta di Levi» confessai.

Hanahaki Disease || EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora