VII

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Levi

Eren aveva appena confessato di provare qualcosa per me. E poi mi aveva baciato. Io ne ero rimasto confuso, stranito; non sapevo se credergli, se il suo fosse solo un disperato e goffo tentativo di farmi guarire. Eppure, le sue parole sembravano sincere, così come lo erano sembrate anche le sue labbra mentre si muovevano sulle mie.

L'avevo amato per così tanto tempo di nascosto, convinto che per me non avrebbe mai potuto provare un qualsiasi tipo di interesse che andasse oltre l'amicizia, che non riuscivo a credere a ciò che stava dicendo.

Eravamo fronte contro fronte, le nostre bocche che quasi si sfioravano, e le sue dita che accarezzavano le mie labbra: cosa sarebbe successo se avessi iniziato a prendere sul serio la sua dichiarazione? Sarei guarito? E avrei finalmente potuto avere Eren così come lo avevo sempre desiderato?

Mi alzai sulla punta dei piedi e le mie labbra incontrarono nuovamente le sue. In un primo momento, pensai che stessi sbagliando, che ciò non avrebbe fatto altro che farmi soffrire ancora, ma poi Eren portò le mani sui miei fianchi, mentre la sua bocca prendeva il sopravvento sulla mia e io sentii che non c'era niente di più giusto al mondo. Avevo aspettato tanto, mi ero addirittura ammalato durante l'attesa, ma ora tutto era al proprio posto. Eren mi sfiorava la schiena, io gli artigliavo i lunghi capelli color cioccolato. Mi sentii nuovamente bene, quasi rinato, e tutti i giorni di sofferenza che avevo passato furono cancellati. Lui era la mia cura, non solo per l'Hanahaki, ma anche a tutto il dolore che avevo patito nel non poter dar sfogo al mio amore.

«Ce ne hai messo di tempo, stupido» lo accusai. Lui mi prese un po' troppo sul serio e il suo viso s'intristì.

«Mi dispiace... io... io ti prometto che lo recupererò tutto... che...»

Scossi il capo. «Mi basta questo» e lo baciai ancora. Saggiai di nuovo la morbidezza della sua bocca, di cui non avrei più potuto farne a meno d'ora in poi. La consumai sotto la mia, reclamando e prendendomi tutto ciò che mi era stato negato fino a quel momento.

Quando ci separammo, avevamo le labbra e le gote arrossate, le iridi liquide e i cuori che battevano forti, impazziti, nei nostri petti.

Eren sorrise. E io mi sciolsi come ghiaccio al sole. «Comunque è tenero il modo in cui ti alzi sulle punte per arrivare alla mia bocca» mi portò una mano sulla testa e mi scompigliò i capelli.

Di tutta risposta, gli diedi un pugno nello stomaco (ma non troppo forte perché non volevo realmente fargli del male). «Dillo di nuovo e sei un uomo morto.»

«E poi come faresti senza di me?» mi prese in giro.

Incrociai le braccia al petto e misi su un finto broncio. «Sopravviverei.»

«Impossibile.»

E, forse, non aveva tutti i torti.

🌺

Eren

L'avevo stretto forte a me prima che entrasse. Ora camminavo avanti e indietro per i corridoi dell'ospedale in attesa che lui uscisse da quella stanza e mi dicesse che sì, era tutto a posto. Era passata una settimana da quando avevo rivelato i miei sentimenti a Levi e, da quel giorno, lui aveva tossito poche volte, riversando solo quelli che ormai erano petali secchi. Ne avevamo dedotto che il fiore stesse morendo, ma avevamo deciso di fare comunque una visita medica per accertarci che Levi fosse guarito.

All'inizio avevo avuto paura di essere arrivato troppo tardi e che non ci fosse alcun modo per salvarlo dell'Hanahaki, ma poi vedendo i suoi miglioramenti mi ero tranquillizzato. Gli ero stato sempre accanto durante quei giorni, riempiendolo di attenzioni e baci. Questo era un po' il mio metodo per farmi perdonare per avergli fatto tanto del male, nonostante lui continuasse a ripetermi che non ce n'era affatto bisogno.

Hanahaki Disease || EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora