III

1.8K 230 162
                                    

Levi

Mai avrei immaginato di ritrovarmi in uno di quei locali con la musica ad un volume spacca timpani e con la gente addossata l'uno sull'altro in mezzo ad una pista di ballo. Ma, ancora una volta, mi ero lasciato ingannare dagli occhi tentatori di Eren, il quale quel venerdì mattina mi aveva chiesto di passare la serata al Wings of Freedom, apertosi da poco a qualche metro di distanza da casa mia.

Per convincermi, aveva iniziato un lungo sproloquio su quanto fosse importante per me vivere a pieno la mia vita nei pochi mesi che mi restavano, bevendo e divertendomi come qualsiasi altro ragazzo. Peccato che tutto ciò fosse per me paragonabile alle pene dell'inferno. Ma alla fine avevo ceduto.

Onde evitare un Eren ubriaco alla guida a chissà quale ora del mattino avrebbe deciso di ritirarsi, gli avevo proposto di passare la notte (o almeno quello che ne sarebbe rimasto della notte) da me. Lui aveva accettato, usando ciò come pretesto per ingurgitare alcol come se non ci fosse un domani.

Eravamo già al terzo shot e ogni cosa cominciava ad essere sfocata, la testa troppo leggera e vuota di qualsiasi pensiero avessi avuto fino a quel momento. Eren, che l'alcol non lo reggeva per niente, era appoggiato al bancone per evitare di capitombolare a terra.

Seguì un Long Island per me e un Margarita per quello sconsiderato che continuava ad ordinare per entrambi senza chiedermi il permesso. Era ormai quasi mezzanotte e la sala, che non era neanche molto grande, si era ghermita di ragazzi sudati e completamente sbronzi. Eren mi fece cenno di voler buttarsi nella mischia e, nonostante le mie proteste, mi afferrò per un polso, trascinandomi con sé tra quella marmaglia di gente.

Ci trovammo un posto in cui la folla fosse meno folta, in modo da non rimanere schiacciati, e cominciammo a muoverci a ritmo di musica. Complice l'alcol probabilmente, trovai quell'esperienza non così terrificante come avevo immaginato. Soprattutto perché Eren stava ballando di fronte a me, agitando anche e braccia sensualmente, tanto da rischiare quasi di farmi perdere quella briciola di raziocinio che ancora mi restava dopo tutto quello che avevo mandato giù. Le luci, di tanti colori diversi, si posavano su di lui e ne illuminavano a tratti il viso, poi il busto, poi le gambe, mettendo in risalto tutto ciò che avevo sempre amato di quel corpo.

Fu difficile non saltargli addosso, ma in qualche modo opposi resistenza ai miei ormoni impazziti. Lasciai che la mia mente vagasse altrove, libera, e che non si soffermasse troppo su Eren: volevo evitare un rigetto di petali (ma anche un'erezione nei pantaloni) che avrebbe senz'altro rovinato la serata ad entrambi.

🌺

Alle quattro di mattina decidemmo che era finalmente ora di rincasare e ci ritrovammo a barcollare lungo il marciapiede, io aggrappato alle spalle di Eren e lui che mi stringeva un braccio intorno al bacino. Cercavamo di farci da supporto vicendevolmente, ma nessuno dei due era molto saldo sui propri piedi. Ed infatti, una piccola buca che non avevo visto e in cui inciampai, ci fece cadere rovinosamente a terra.

Eren cominciò a ridere come un matto, mentre io mi massaggiavo la caviglia destra che sembrava aver preso una storta. Cercai di rialzarmi, ma invano. Non potevo poggiare a terra il piede perché la caviglia lesa mi procurava un dolore atroce. Quando si rese conto delle mie pessime condizioni, l'ilarità di Eren sfumò via.

«E ora come ci ritorniamo a casa?» chiese.

«Vorrei tanto saperlo anche io.»

Eren si portò una mano sotto al mento con fare pensoso (non era molto credibile da ubriaco, ma neanche da sobrio lo sarebbe stato). «Ho trovato!» esclamò battendo le mani, «potrei portarti sulle spalle.»

Hanahaki Disease || EreriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora