Orgogliosa, piccola Grifondoro

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marzo 1997
orgogliosa, piccola grifondoro

Mi segui ovunque.
Ti vedo nascosta dietro agli scaffali, negli angoli bui dei corridoi.
E mi osservi.
Mi studi.
Cercando qualcosa che hai visto di sfuggita in una mattina di inverno, in una stanza in cui non avresti dovuto essere.
Vedo i tuoi ricci scivolare furtivi alle mie spalle.
In quell'infantile tentativo di nasconderti che mi sono scoperto ad aspettare.
E' pesante questa maschera che mi porto addosso.
E adesso fa paura.
Ora che ho fatto una promessa insopportabile ad un amico insopportabile.
Il mio unico amico.
L'unico che abbia visto nei miei occhi troppo scuri qualcosa di diverso.
E poi arrivi tu, con la tua gioventù piena di freschezza.
Con la tua spasmodica ricerca di sapere.
La stessa che fu anche la mia quando ancora tutto poteva essere diverso.
E mi guardi come nessuno aveva mai fatto.
Cercando l'inganno sul mio volto.
Mi scruti.
Lo vedo sai?
Anche quando fingo di non accorgermene.
Perché nell'impercettibile istante in cui la mia corazza è rimasta abbassata, nell'attimo in cui i tuoi occhi erano lì a guardare l'uomo che non avrebbero dovuto vedere, mi sono sentito libero.
E odio ammetterlo perfino a me stesso ma avevo bisogno di quello sguardo.
Di una ragazzina piena di speranze che sfida un uomo privo di sogni.
Una ragazzina.
Questo sei.
E io sono uno stupido.
Vivo da anni piangendo un fantasma.
Sopravvivo da anni.
E poi arrivi tu.
E io mi sorprendo nei corridoi deserti a guardarmi indietro pieno di speranza.
Cosa hai visto nei miei occhi, Hermione?
Apro la porta della mia aula, custode silenziosa dei miei eterni segreti.
Con un colpo di bacchetta svogliato distanzio i banchi che attendono uno stormo di studenti urlanti.
Mi avvicino alla lavagna, scrivo frettolosamente qualche numero.
Mi siedo sulla poltrona di pelle dietro la scrivania.
Fedele compagna di mille e una notte senza sonno.
Attendo.
La maschera ben salda sul mio volto.
Il mio ghigno beffardo pronto ad accogliere una classe che vede in me solo brividi di terrore e voti stracciati.
Sono stato bravo in questo.
Ho odiato il mondo e il mondo ha odiato me.
Sempre.
Un vociare indistinto mi annuncia l'arrivo di un branco di stupidi adolescenti impegnati nella loro stupida vita.
Nella loro meravigliosa vita.
Il ragazzino che proteggo da sempre supera la porta di legno della mia aula.
Mi guarda.
Per un istante ha visto in faccia i miei segreti l'altra sera.
Mentre tentavo invano di insegnargli a chiudere la mente.
Di insegnargli l'arte in cui sono maestro indiscusso.
E io l'ho odiato.
Lo odio da sempre.
Ha gli stessi occhi che per anni hanno straziato i miei incubi.
Che straziano i miei incubi.
Scaccio il pensiero velocemente.
Fa ancora troppo male.
E poi arrivi tu.
Una matassa di ricci indisciplinati.
Due occhi nocciola troppo grandi.
E mi guardi.
E io ammetto a me stesso che non aspettavo altro che questo.
Sono uno stupido.
Ti accomodi nel tuo banco in prima fila.
Sistemi meticolosamente i tuoi libri, li accarezzi con un rispetto che conosco.
Ogni tanto mi sembra di guardare me stesso, trasportato indietro di anni.
Protetto da una corazza di libri che mi nascondeva dal mondo.
Sono gli stessi tuoi libri, Hermione.
E forse è anche la tua stessa corazza.
- "Pagina 628"
Sibilo.
Io non parlo mai.
Sibilo cercando di tenere lontano un'umanità che sa farmi paura.
Io ho già perso tutto una volta.
Tra poco tempo sarò costretto a farlo di nuovo.
Stupido vecchio!
Testardo, cocciuto, maledetto splendido vecchio!
E adesso sono qui, con una materia che ho sempre bramato di insegnare.
Che non mi importa più di insegnare.
Con uno straziante compito da portare a termine.
E con una ragazzina che mi guarda cercando l'uomo che da sempre nascondo.
Alla fine di quest'anno mi odierai anche tu, come tutti gli altri.
Come hanno sempre fatto tutti gli altri.
Tranne lui.
Stupido vecchio.
Chissà se riuscirai ancora a trovare un uomo nascosto nello sguardo di un assassino, Hermione.
Di nuovo, un assassino.
- "Weasley. Vorrei essere risparmiato da una tua nuova, agonizzante interrogazione. Leggi quella pagina e memorizzala, in silenzio!"
Sciocco ragazzino goffo.
Anche lui ti guarda.
Sempre.
Sono anni che lo fa.
Forse per qualche momento lo hai fatto anche tu, Hermione.
Poi hai capito.
Come l'ho fatto io molto tempo fa.
Non esiste qualcuno di simile a te.
Non esiste qualcuno di simile a me.
O forse sì.
E questo mi fa paura.
Biascico domande sempre più difficili ad una classe che mi diverto a cogliere impreparata.
Tutti si scambiano sguardi di terrore in attesa di un mio giudizio implacabile.
Tutti.
Tranne tu.
Tu sai rispondere sempre.
Ma non alzi più la mano adesso.
Forse pensi di darmi fastidio.
Forse ho sempre fatto in modo che sembrasse così.
Dispenso T come se fossero caramelle.
Sempre con il mio sguardo di disgusto, con il mio sopraciglio sollevato.
Ti faccio una domanda.
Finalmente ti guardo dritta negli occhi.
Ovviamente sai la risposta.
Me la dai con quel briciolo di orgoglio che non sai nascondere.
- "O, signorina Granger."
Sentenzio mellifluo.
E' un voto ingiusto, lo so.
Ma concedimi questa maschera, Hermione.
Mi sento nudo senza.
Un giorno capirai che sono solo lettere inutili, che non contano niente.
Non ti scomponi.
Forse lo hai già capito.
La campanella suona.
Gli studenti escono, questo rumore stridulo li ha liberati un'altra volta della mia presenza.
Ti attardi a riordinare un banco già perfettamente in ordine.
Rallenti i movimenti, mi guardi cercando di non farti vedere.
Innocente, infantile, ingenua ragazzina.
Io vedo tutto.
Sento tutto.
E' solo per questo che sono ancora vivo.
O per uno stupido scherzo del destino.
Non lo so.
Ti avvii verso la porta.
Sembri aver perso le speranze.
- "Cosa ho fatto per meritami la tua scorta perenne, Granger?"
Le parole scivolano gelate dalle mie labbra.
Sono taglienti.
Non so perché l'ho fatto.
Avrei potuto ignorarti, lasciarti andare via.
Ti giri.
Mi guardi.
E' paura quella che vedo sul tuo volto?
- "Io... non..."
Silenzio.
Abbassi lo sguardo.
Ti torturi le mani.
- "Una loquacità invidiabile..."
Sputo beffardo.
Sono così bravo a mettere in soggezione chiunque.
Stringi i pugni.
Cerchi il coraggio infondo al tuo stomaco.
Lo trovi.
Mi guardi.
- "Lei non è chi si ostina a voler sembrare!"
Lo hai detto di fretta.
Lo hai detto senza togliere lo sguardo dai miei occhi troppo neri.
Non me lo aspettavo.
Hai fegato ragazzina.
E una bella luce negli occhi.
Faccio un passo verso di te.
Vorresti abbassare lo sguardo.
Non lo fai.
Orgogliosa, piccola grifondoro.
Fai scivolare le braccia lungo i fianchi.
I pugni stretti.
Mi stai sfidando con una tenerezza che sa farmi mancare il fiato.
Il mio eterno travestimento lì a proteggermi, sempre.
- "La lezione è finita, signorina Granger"
Sibilo ancora.
Mi guardi un istante.
Poi giri su te stessa e te ne vai.
E io resto qui.
Con una maschera scomoda.
Con una maschera così maledettamente sicura.
E guardo la porta chiudersi.
E sono solo, di nuovo.
Con un dolore a cui non permetto di uscire.
Con una promessa da dover mantenere.
Con la mia sopravvivenza fatta di finzione, di rimpianti.
La mia sopravvivenza tramortita dei tuoi occhi che vogliono leggermi l'anima.

Come avrete notato, questa storia spazia nel tempo. I capitoli si alternano tra "passato" e "presente".
Per orientarvi meglio fate attenzione alla data riportata all'inizio di ogni capitolo.

Grazie a chiunque leggerà questa mia piccola favola e a chiunque vorrà farmi sapere cosa ne pensa.

Senza mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora