In questa scuola ci sei tu

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Giugno 1999
In questa scuola ci sei tu

Minerva cammina a grandi passi per la sala.
Si aggira tra i banchi perfettamente distanziati.
La guardo un istante.
Sembra che tutto sia diventato facile.
Le spalle dritte.
Lo sguardo sicuro.
Questo ruolo che le è stato quasi imposto, ormai non la spaventa più.
Anche lei ha superato il suo esame.
Come l'ho fatto io.
Ho messo l'ultima crocetta sul foglio.
L'ultima risposta all'ultima domanda della mia vita di studente.
Devo solo trovare il coraggio di alzarmi da questo maledetto banco.
Di consegnare quest'ultima prova.
Lo stemma dei M.A.G.O. riluccica in oro zecchino sulla pergamena.
Rileggo ancora una volta.
E' tutto giusto.
Lo so già.
Resto ferma.
Cercando disperatamente una scusa per continuare a rimanere seduta.
Per non consegnare la prova.
Per restare una studentessa.
Solo un altro po'.
Sì, perché poi sarà tutto finito.
E io non ho il coraggio neppure di pensarlo.
Perché in questa scuola c'è tutto il mio mondo.
Molto semplicemente, perché in questa scuola ci sei tu.
Cosa succederà adesso?
Quando questa sera salirò sul treno.
Di noi cosa resterà?
Hai fatto in modo che non facessero niente.
Quando il mondo sembrava non voler accettare questo folle sentimento che ci lega.
Le minacce dei genitori, le perplessità del ministero.
Non te n'è fregato nulla.
Tu sei rimasto ad insegnare.
Io sono rimasta a studiare.
Hai sempre protetto i loro sporchi segreti, preparato le loro pozioni scomode.
Così mi hai detto.
Nessuno ti avrebbe mai toccato.
Nessuno avrebbe mai toccato me.
E adesso?
Tutto di te è diventato ossigeno.
I tuoi silenzi.
Il tuo odore.
Le tue assurde manie.
Mentre mi aggiro per la tua stanza vuota.
Stracolma di libri che raccontano la tua storia.
Lasciandomi pervadere dall'aria che profuma di te.
Nel tuo letto che chiamo casa.
Tra le tue braccia che chiamo casa.
Quando ti osservo camminare in un corridoio.
E mi scopro a desiderarti.
Quando incrocio i tuoi occhi in sala grande.
Scoprendoli a desiderarmi.
E non mi importa delle battute della gente.
Per questo nostro amore che non viene capito.
Non viene accettato.
Neppure dai miei amici che continuano a chiedermi perché.
Non capendo come una ragazza piena di vita come me, possa amare un uomo pieno di ombre, come te.
Quel poco che loro vedono di te.
Perché tu sei un mondo infinito.
Appena celato sotto una superficie di ghiaccio.
Ma io lo vedo, quel mondo.
Lo amo, quel mondo.
Lo desidero.
Come desidero te.
Le tue mani.
I tuoi baci.
Le tue carezze.
Come bramo le tue poche parole.
La tua intelligenza.
Il tuo sarcasmo pungente.
Il tuo romanticismo gelato.
Quello che riservi solo a me.
E io mi sento speciale.
Sono speciale.
Perché me lo dici con gli occhi.
Perché me lo fai capire.
In ogni tuo gesto.
In ogni tuo sguardo.
- "Hermione, andiamo?"
La voce di Harry mi riporta in questa stanza.
Mi alzo dal banco.
Minerva mi guarda.
Prova a scorgere la studentessa desiderosa di primeggiare in uno stupido voto.
Non la trova.
Non può trovarla.
Perché adesso darei qualsiasi cosa per restare qui anche solo un altro giorno.
Mi avvio verso la porta.
Harry mi segue.
Lo saluto di fretta.
Sa dove sto andando.
Sorride.
Mi fa un cenno con la testa.
Mi allontano.
La strada dei sotterranei mi si sottomette come una vecchia amante.
Conosco ogni suo segreto.
Ogni suo minuscolo rumore.
E mentre i miei passi risuonano stanchi sul pavimento gelato, penso a tutti quegli istanti passati al tuo fianco.
Dalle mie prime visite in ospedale.
Quando avvicinare la tua essenza sembrava così difficile.
Mentre leggevamo seduti davanti alla finestra.
E fingevo di non accorgermi del tuo sguardo che mi spiava da sopra le pagine.
Fingevo perché tu non smettessi di farlo.
Perché sentire il tuoi occhi su di me mi scaldava l'anima.
Ripenso al primo giorno di scuola.
Un giorno in cui il professore arcigno e la studentessa secchiona sono spariti come per incanto.
E ci siamo trovati in un'aula umida.
Hermione e Severus.
Senza maschere e divise.
E tu mi hai baciata.
Così in fretta da farmi tremare.
Da farmi temere che non fosse mai successo.
Ripenso al nostro amore consumato di nascosto su una scrivania.
Fatto di fretta.
Gonfio di una passione temuta e desiderata.
Gonfio di noi e di quello che non sapevamo dirci.
Ripenso agli sguardi della gente quando hanno capito cosa si nascondeva sotto la superficie.
Quando hanno capito che esisteva un noi.
Ripenso alle domande assurde di Ginny.
A quei particolari chiesti quasi con imbarazzo.
E al mio divertimento nel fornirglieli, mentre osservavo il suo volto diventare dello stesso colore dei suoi capelli.
Mi ricordo la prima notte passata nel tuo letto.
Quando dopo l'ultima lezione mi hai preso la mano.
E, senza dire una parola, mi hai trascinata nella tua stanza.
Mi hai spogliata.
Hai fatto l'amore con me con una lentezza quasi massacrante.
Tutta quella lentezza che non avevamo mai potuto concederci.
E quando la sera ho fatto per rivestirmi mi hai trattenuta con un gesto fatto di fretta.
Hai sorriso.
Mi hai coricata al tuo fianco.
Mi hai stretta nel tuo abbraccio.
E, come sempre senza parlare, mi hai fatto capire che mi amavi.
Che avevi bisogno di me.
Di quella notte intera passata nudo al mio fianco.
Da quel giorno non sono più riuscita a dormire senza averti accanto.
Mi tornano in mente le serate sul tuo divano.
Con il calore del fuoco a cullare i nostri pensieri.
A leggere libri che spesso non riuscivo a capire.
E come era bello, Severus, lasciarsi trasportare dalle tue spiegazioni.
Dalla tua cultura sconfinata.
Come mi sento piccola tra le tue braccia.
Davanti al tuo sapere immenso.
Mi tornano in mente le tue lezioni.
Quando una prova a sorpresa ci faceva tremare.
Quando passavi dietro al mio banco.
Osservavi il mio calderone.
Avvicinavi le labbra al mio orecchio sussurrandomi un "brava" lasciato uscire di nascosto, facendomi fremere di eccitazione e orgoglio.
Ripenso ad ogni istante passato al tuo fianco.
Ripenso a te.
Ai tuoi occhi di fuoco gelato.
Di colpo l'aria fredda invade i miei polmoni.
Insieme al profumo della tua pelle che sembra annidarsi ovunque in queste vecchie pietre umide.
In questi sotterranei gelidi che per me sono il posto più caldo del mondo.
Apro la porta.
E tu sei qui, nero e bellissimo.
Sollevi lo sguardo da un libro che probabilmente conosci a memoria.
Lo punti nel mio.
E io vorrei solo correrti incontro.
Vorrei solo implorarti di tenermi qui.
Di farlo di nuovo.
Di fronteggiare il mondo ancora una volta.
Di stravolgere regole vecchie di millenni.
E tenermi al tuo fianco.
E non ho il coraggio di chiedertelo.
Perché con te è così Severus.
Lo è sempre stato.
Mi sento una bambina di fronte ai tuoi occhi che hanno visto troppo.
Mi sorridi.
Allontani la poltrona dalla scrivania.
Lasci andare il tuo corpo sullo schienale.
Sollevi il sopracciglio.
- "Adesso cosa facciamo professore?"
Te lo chiedo.
Come ho fatto il primo giorno di scuola.
Te lo chiedo perché il petto mi fa male.
Perché faccio fatica a prendere fiato.
Perché vorrei che tu me lo dicessi.
Te lo chiedo con una spavalderia che mi fa paura.
Come mi fa paura la tua risposta.
Perché non posso vivere senza di te.
Senza nutrirmi della tua presenza.
Così diversa da me.
Dal mio modo espansivo, emozionale e dirompente di essere.
Il mio essere che si incastra perfettamente nel tuo.
Così schivo.
Così passionale.
Cosi pieno di silenzi carichi di parole.
Quelle parole che non mi hai mai detto.
Lasciandomele intuire nei tuoi sguardi di fuoco.
Quegli sguardi che mi scaldano l'anima.
Mi osservi ancora.
Non parli.
Tu non parli mai.
Mi avvicino.
Ti bacio.
Lasciando che le mie labbra carezzino le tue.
Così sottili, sensuali e calde.
Un bacio delicato.
Sorridi impercettibilmente.
E a me sembra di morire.
Mi allontano.
Raggiungo il centro della stanza.
Mi viene da piangere.
Non voglio che tu lo veda.
- "Tra due ore parte il mio treno..."
Non finisco la frase.
Le parole si bloccano nella gola.
Ti alzi lentamente.
Mi raggiungi in piedi, nella tua aula deserta.
Mi guardi.
Mi sforzo di trattenere le lacrime.
Mi volto.
- "Non posso stare qui. Chi sono io per restare qui? Non sono più una studentessa. Non sono un'insegnate..."
Faccio una pausa.
Mentre un pensiero mi attraversa furtivo la testa.
- "Potrei chiedere a Minerva di restare... Mi faccio trovare un posto in cucina! No, no... Posso aiutare Hagrid con la foresta..."
Abbasso lo sguardo.
- "Anzi no! Madama Chips! Chiedo a madama Chips se ha bisogno di una mano, sono brava pos..."
- "Hermione..."
La tua voce si insinua sensuale tra le mie parole.
Ti avvicini.
Mi carezzi il viso.
In quel gesto sublime che ti caratterizza nel nostro mondo segreto.
Interrompi il mio delirio.
Sto farneticando.
Lo so.
E ho paura.
Ti guardo.
Tu sorridi.
Di un sorriso così vero da farmi tremare.
La gola si secca.
Il tempo sembra immobile.
I tuoi occhi sono così carichi di fiamme da essere insostenibili.
- "Sposami... E resta!"
Lo dici e basta.
Senza paura, senza maschera, senza pensieri.
E io resto attonita.
Con il cuore che batte tanto forte da sentire le costole fare male.
Continuo a guardarti.
Mentre due lacrime calde scendono a rigarmi le guance.
Intuisco il mio volto annuire.
E tu sorridi ancora.
Ti abbraccio.
Nascondo il viso nell'incavo della tua spalla.
Sulla stoffa pregiata di questa tua casacca dal taglio perfetto.
Mi sembra di non essere più capace nemmeno di parlare.
Ti stringo con tutta la forza che ancora mi resta.
Ti irrigidisci un istante.
Sento le tue braccia trattenere voracemente il mio corpo sottile.
Sospiri.
Sento il tuo alito caldo solleticarmi la pelle.
Mi allontani.
Mi sollevi il viso con due dita.
Sorrido anche io.
Perché non so fare nient'altro.
Perché ho paura persino di respirare.
Temendo che qualsiasi suono possa annullare le parole che ho appena sentito.
Quelle parole che non ho mai neppure osato immaginare.
Con un dito asciughi le lacrime sulle mie guance.
Ridi.
È una risata vera.
Cristallina.
Desiderata.
Da entrambi.
Con tutta l'anima.
- "Ti amo... Hermione."
Sussurri.
Con una semplicità che rimbomba tra i fuochi di queste vecchie fiaccole stanche.
Rido anche io.
Ridiamo insieme.
Nella pancia del castello che chiamiamo casa.
- "Ti amo, Severus."

FINE

Un grazie di cuore a chiunque abbia letto le mie righe.
Alla prossima storia...

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