De Adulescentia, Risveglio, Capitolo IV

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"Non si riesce mai a stare tranquilli

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"Non si riesce mai a stare tranquilli... sarà stata un'ancella...", osservò Bruto, col fiato spezzato.
Nel buio avvolgente di quell'antro che conduceva ai piani superiori, lui e Ottavia se ne stavano stretti e vicini. Lui la teneva contro di sé con un braccio, serrandola forte per la vita. Le accarezzava piano i capelli, con mano malferma; percepiva il respiro di lei tornare lento e regolare, così come il battito del cuore.
"Credo che tra un po' mia madre vorrà tornare a casa", dichiarò lei, sottovoce.
"Può darsi di no... di solito rimangono in giardino fino a tardi."

Le comari...

Ottavia poteva sentire il proprio batticuore rimbombarle violento nel torace, mentre, fin quasi estenuata, appoggiava la testa sulle spalle di Bruto. Tutto il suo corpo era in subbuglio e, anche solo il respiro affaticato del ragazzo sulla sua fronte e la mano, che le carezzava i lunghi capelli, la facevano vibrare con un intimo turbamento. Si rese conto che passava dall'essere appassionata e temeraria a tremebonda e titubante. Tutto in lei era sconvolto e ammaliato.

Ebbe un anelito indicibile, quando sentì che le carezze che Bruto le stava facendo sui capelli, diventavano lentamente più intense; le lunghe dita del ragazzo si infilavano infatti tra i capelli, affondando dritte sulla schiena.

"Che capelli lunghi che hai..." , commentò lui con un sospiro.

Accompagnò questa frase con una carezza più lunga e corposa, seguita da un rapido gesto con cui spostò la ricca chioma di Ottavia sulla sua spalla sinistra. Lei rabbrividì, sentendo un lato del collo e la schiena così improvvisamente sguarnite. Subito le mani di Bruto presero a vagare sulla schiena svelata, ma vestita, della ragazza, lisciandola voluttuosamente, dal collo candido all'incavo dei glutei. Erano carezze dolci, ma con sottinteso un fuoco trattenuto appena, una certa attesa, dettagli impliciti che a lei non sfuggirono. Le dita del giovane infatti s'intrufolavano, sempre di più, attraverso il tessuto leggero della tunica, come a volerla perforare, per trovare la pelle nuda.
La ragazza trattenne il respiro, quando lo sentì spingerla ad aderire al suo largo torace, schiacciandole l'addome e i seni. In quel frangente, Ottavia percepì sul ventre l'eccitazione di Bruto e sussultò appena. Il ragazzo si accorse di questa reazione, quindi le strinse ancora più serratamente la vita contro di sé, facendole inarcare la schiena e il collo all'indietro.
Si ritrovarono di nuovo faccia a faccia, sebbene avvolti dalle ombre vespertine, respiro contro respiro. Non resistettero e si baciarono ancora in modo pericoloso, con una sensualità ancora più esplicita. Lei si sentì sciogliere nell'intimo, come fosse preda di un veleno malizioso; non potè fare altro che emettere un fioco gemito. Percependola, lui si staccò dalle sue labbra e affondò precipitosamente il viso sul collo bollente della ragazza, baciandolo con titubanza. Lei, stimolata da quel solletico lieve, mugolò più forte e, aggrappandosi con le unghie alle braccia del ragazzo, inarcò, ancora più lautamente, il collo e la schiena all'indietro.
Bruto si fece più ardito; scese alla base del collo e ivi la baciò ancora, lambendole poi la pelle con la punta della lingua, come a volerla assaggiare. Ottavia soffocò un altro gemito, più profondo degli altri, mentre lui, ormai completamente ebbro, la morse, lasciando un macchia rossastra sul biancore della pelle. Un brivido violento le percosse tutto il corpo, mentre lui le respirava addosso come una fiera in affanno.

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