Rimestava con la sua mano sottile le acque fredde che giacevano nell'impluvio. Sembrava voler animarle con quel gesto, come se intendesse provocare una corrente impossibile, un'onda peregrina come quelle marine. O forse, sperava che l'anima fredda dell'acqua potesse placare l'insofferenza che le sobbolliva dentro.
Lui era in casa, assieme a Cesare.
L'aveva annunciato lo ianitor, poco dopo l'ennesimo rimprovero che Azia le aveva rivolto, quella mattina. Poi era entrato all'improvviso, tutto composto e supponente, com'era suo solito, sorprendendo nell'atrio lei e suo fratello. Il cuore le sembrò fermarsi, per un attimo; il sentimento divorante che le si era ridestato, venne prontamente dissimulato con forza.
"Ottaviano! Come stai, ragazzo? Sei guarito?"
"Bene, zio! Mi sono rimesso completamente."
"E tu, Ottavia? Vieni qui, fatti abbracciare!"
Ottavia si alzò a fatica, sentendosi le ginocchia tremolanti e poco salde, e, cercando di ignorare la presenza di Bruto, si fiondò con uno scatto tra le forti braccia di Cesare, nascondendo il viso tra le sue spalle. Poi, quando le parve di avere un'espressione quanto meno neutra, si districò da quell'abbraccio-nascondiglio e fece un cenno al ragazzo che le rispose asciuttamente.
Tutto lì.
L'indifferenza che lui mostrava era inquietante.Ora, i due ospiti erano nel peristilio con Azia, a discutere e a scambiarsi convenevoli.
L'ansia, come una mano gelida, le strangolava il collo in una morsa. Scosse violentemente l'acqua con le dita.
"Ottavia?" la richiamò fratello, che le era di fianco; la scrutava con occhi seri.
"Dimmi."
"La tua faccia è di un pallore mortale."
Ottavia avrebbe voluto dire qualcosa ma si limitò a tirare un lungo sospiro.
"Alzati, mi fai impensierire se fai così!"
Avrebbe voluto dire di no, che avrebbe desiderato rimanere lì e divenire trasparente come l'acqua dell'impluvio. Ma non poteva far altro che dissimulare, perciò si fece forza e si alzò in piedi, seguita dal fratello, non omettendo di prendere con sé la sua pupa.
Si incamminarono lungo il peristilio; lei non si sentiva più i piedi.
"Non hai idea, zio, ha modi ostinatamente infantili!"
"Non forzare le cose, Azia."
La ragazza si voltò verso il fratello minore con la bocca piegata in segno di noia.
"Strano, parlano di me!"
"Ssst! Che ti sente poi!" bisbigliò Ottaviano.
Cesare allora si accorse dei due nipoti e li invitò ad avvicinarsi a loro.Sempre meglio...
"A cosa dobbiamo questa tua visita inaspettata?" chiese Ottaviano cordiale.
"Nulla di particolare. Azia voleva vedermi prima di partire. Vuole andare in villeggiatura, a quanto pare."
"E tu, Bruto? È da tanto tempo che non ti vedevo. Sei altissimo!" continuò il giovane della Gens Iulia.
"Io ero con Cesare e mi sono semplicemente limitato ad accompagnarlo. Tutto qui. Anche tu stai crescendo, Ottaviano... stai diventando un bel ragazzo."
Nel dire queste ultime parole, Bruto spostò involontariamente lo sguardo sulla sorella del giovane.
Ottavia se ne accorse, pur se guardava ostinata verso il pavimento.
Cesare osservò il ragazzo che si era improvvisamente ammutolito e soggiunse divertito:
"Mio giovane amico, che sventato che sei! Non c'è bisogno di mascherare un complimento che vuoi fare ad una persona, rivolgendolo a quella più prossima a quest'ultima".
A quelle parole, il ragazzo si irrigidì, non riuscendo a ribattere con prontezza.
"Se devi fare un complimento ad una ragazza, lo si fa senza sofismi. Io credo che Ottavia non si offenda, non è così, ragazza mia?"
Ottavia si schermì, abbassando ancora di più lo sguardo; "Certo che no", rispose piano.
"Visto? Puoi dirlo direttamente a lei, quel complimento."
Bruto, a quel punto, aveva in parte perso la maschera di splendida indifferenza che aveva avuto fino a quel momento; "Sì, Ottavia... ti trovo molto bene", riuscì a bofonchiare.
La ragazza incontrò un attimo i suoi occhi, per poi chinare di nuovo lo sguardo verso terra e ringraziarlo con un cenno della testa.
"Non crederle, Bruto! Non è contenta di ricevere attenzioni. Si ostina a fare la bambina!" intervenne Azia, cupa.
Ottavia, visibilmente scocciata, fulminò sua madre con lo sguardo, ma non disse nulla.
"Ecco... la vedi, zio? È sempre così... selvatica con me!" mugolò la matrona.
"Su, su, quante storie! Ad ognuno il suo tempo. Se non è pronta, si aspetterà ancora un po'", aggiunse Cesare conciliante.
Fortunatamente, Azia e suo zio ripresero a discorrere di altri argomenti, lasciando cadere le attenzioni che avevano riservato ai due giovani.
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Amor Roma- storie brevi d'Amore e di Morte
Ficción históricaLibello di vecchi racconti, in cui l'erotismo aulico s'intreccia alla fosca tragedia, incorniciati dalla Storia, la Tragedia più fatale.