Capitolo 7 - L'Ostello dei Vagabondi

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Capitolo 7 - L'Ostello dei Vagabondi

Di vino, di poesia o di virtù: come vi pare. Ma ubriacatevi. - Cit

I due ragazzi avevano recuperato il necessario per la notte dalla bisaccia di Wila e dopo averla lasciata libera si erano addentrati nel cuore della cittadina. La superficie dell'isola non era molto grande, ma conteneva un'infinità di edifici. Palazzi costruiti gli uni sugli altri in un unico grande ammasso di legna, cemento e metallo, tanto che per muoversi tra questi era necessario utilizzare passaggi sotterranei o sui tetti delle abitazioni, collegati tra loro da scale e passerelle traballanti.

Kora seguiva in silenzio e con attenzione Xander, pochi passi avanti a lei, ancora incredula di ciò che stava vivendo. Si teneva lo zaino che si era portata da casa stretto in spalla e si guardava attorno con occhi curiosi. Trovò quel luogo alquanto bizzarro, ma terribilmente entusiasmante. Camminando continuava ad incrociare esseri di ogni genere, tutti quanti impegnati a raggiungere qualche parte della città.

Attraversando un passaggio sotterraneo incontrarono un grande portone in legno dal quale proveniva un frastuono incredibile e Xander vi si fermò proprio davanti.

Lo sguardo di Kora si posò sulla vecchia e malandata insegna appesa a questo, si leggeva: "OSTELLO DEI VAGABONDI - VIETATO ENTRARE SENZA MOTIVO". Sul volto della ragazza comparve un'espressione interrogativa.

«Ricorda quello che ti ho detto e andrà tutto bene» Xander le sganciò uno dei suoi occhiolini e si apprestò ad aprire il portone.

Dal canto suo lei rimase in silenzio, dopo tutto quello che aveva visto nelle ultime ore, non sapeva proprio cosa aspettarsi. Il ragazzo diede una spallata al legno ed aprì l'ingresso in un gesto netto. Davanti agli occhi di Kora si presentò uno scenario assurdo, entrarono in una sala piena quasi a soffocare di creature di ogni sorta, tutte ubriache perse, dalla prima all'ultima.

Su quello che doveva essere il bancone del bar c'era un'essere metà cavallo e metà uomo che nitriva a più non posso, lanciando freccette verso un bersaglio dall'altra parte della stanza. Una ragazza giovane si dondolava da un lampadario di cristallo, appesa saldamente ai suoi lunghissimi capelli arcobaleno. Un signore dalla pelle bianca come il latte e vestito come un pagliaccio si divertiva a fare il giocoliere con dei bicchieri colmi di un liquido scuro. Su un tavolo, una volpe beveva da una ciotola, circondata da gente che la incitava ad andare più veloce. In un angolo quattro musicisti dotati di baffi lunghissimi e cappelli a cilindro suonavano strani strumenti e cantavano a squarcia gola a tempo di musica. Dietro al bancone del bar c'erano almeno dieci persone, tra cui un uomo dotato di otto braccia che shakerava a più non posso cocktail di ogni tipo. E quelli erano solo alcuni esempi di ciò che stava accadendo attorno a loro.

Kora non sapeva se credere o meno ai suoi occhi, ma quando Xander chiuse il portone e un bicchiere si frantumò a pochi centimetri dalla sua testa, si convinse di non stare sognando.

Cercò istintivamente la mano dello Zancar, che la strinse nella sua e la trascinò con sé in mezzo a quel caos, per poi voltarsi a guardarla e le regalarle un sorriso inquietante, simile a quello di uno psicopatico. 

«Tranquilla, finché ci sono io con te, non ti devi preoccupare di nulla».

«Ma certo» rispose lei sarcastica.

Raggiunsero il lato destro del bancone, dietro al quale stava una signora di mezza età. Kora non poté fare a meno di spalancare la bocca alla vista dei suoi capelli. Questi erano acconciati in modo alquanto originale, si trattava di un grandissimo ammasso fucsia, composto da trecce di ogni grandezza, unite a formare un grande cuore. 

«Buonasera Xander» ammiccò «come posso esservi utile?» chiese spostando lo sguardo su Kora.

«Buonasera Carlya, avremmo bisogno di una camera» sorrise il ragazzo.

La signora aprì un cassetto e ne tirò fuori un grande quaderno, per poi mettersi a leggere con attenzione, aiutandosi con la lunghissima unghia lunga e laccata di fucsia dell'indice.

«Siete fortunati, ho ancora un'ultima camera, ma purtroppo un solo letto singolo».

«E' perfetta».

Kora stava per ribattere che un solo letto non sarebbe bastato, ma si morse la lingua e decise di rimanere in silenzio e fidarsi dello Zancar.

«Dieci tonde».

«Dodici. Per la gentilezza e il silenzio» Xander si infilò una mano nella tasca interna del giubbotto e fece cadere nella mano curata della signora delle monete d'oro, che a sua volta gli consegnò una chiave.

«Io non ti ho mai visto» annuì la signora «Divertitevi» regalò un sorrisetto dal dubbio significato a Kora.

«Grazie Carlya» si congedò con un cenno e se ne andò trascinando con sé la ragazza.

Si immersero nuovamente nella folla e raggiunsero a fatica una rampa di scale posta in un angolo, che Kora prima non aveva notato.

«Vieni spesso qui?» chiese lei salendo gli scalini.

«Abbastanza».

«Da solo?».

«Di solito no».

«In compagnia di donne?».

Xander si fermò improvvisamente e Kora andò a sbattergli contro.

«Perché me lo chiedi Rossa?» si voltò a guardarla e le sorrise furbo.

«Curiosità» alzò le spalle lei assumendo un'espressione innocente.

«Non sempre, a volte me ne basta soltanto una» riprese a camminare.

Questa volta fu Kora a fermarsi per qualche istante, disgustata.

«E ti cibi del loro sangue?».

Seguirono attimi di silenzio nei quali raggiunsero un corridoio e si fermarono davanti alla porta di una stanza che Xander aprì utilizzando la chiave per poi voltarsi nuovamente a guardarla.

«Se vuoi posso farlo anche con te».

«No, grazie» si sentì arrossire senza motivo e capì di chi fosse il sangue nella borraccia.

«Sei troppo bella quando arrossisci».

«Va' al diavolo».

«Addirittura? L'ho detto soltanto perché il colore delle tue guance si abbina perfettamente a quello dei tuoi capelli».

Kora lo fulminò con lo sguardo non sapendo più cosa dire ed entrò sbuffando. Si guardò brevemente attorno, almeno le stanze avevano una parvenza di normalità

«Ti piace la camera?».

Nessuna risposta, si gettò sul letto.

«Lo prendo per un sì. Ti lascio qui per un po', hai mezz'ora di tempo se vuoi farti un bagno. Quando torno lo faccio anche io e poi ti porto a cena. Non fare stupidaggini e non uscire dalla stanza, per favore. A dopo Rossa» disse e se ne andò lasciandola sola.

***

Cari wattpadiani, non posso fare altro se non ringraziarvi per la lettura e chiedervi scusa per il ritardo e il capitolo non del tutto "incisivo".

EVA

La Principessa PerdutaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora