Prequel to Halloween

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Premessa d'obbligo: avevo detto che avrei aggiornato questo lunedì ma purtroppo causa università mi è stato impossibile.

Comunque questa premessa mi serve principalmente per dire che ogni opinione qui espressa riguardo gli animali non coincide con la mia, quindi non me ne vogliate XD.

Chiudo con: mi piacciono gli animali (ok, non tutti), e io stessa ho un gatto.
P.S... questa premessa varrà anche per i capitoli a seguire..

Sembro pazza ma capirete.

Ok, non mi dilungo oltre, ci vediamo a fine capitolo.























Tredicesimo capitolo: Prequel to Halloween











James quel giorno stava tenendo fede a una promessa.
Si sa, le promesse sono difficili da mantenere, a volte sono anche un peso per i fautori di tali impegni.
Quella promessa tuttavia non era assolutamente un peso per James Potter, ma assurdamente difficile da mantenere quello sì. James l'avrebbe definita alquanto sgusciante.
"A destra, formazione di accerchiamento."
Lui e Remus svoltarono bruscamente, tanto che Remus rischiò di prendere in pieno una torcia del muro, ma James non se lo filò di striscio.
"Siamo in due James" sospirò il ragazzo, ringraziando il cielo per non essersi spaccato il cranio, "Come puoi fare un accerchiamento?"
James non ascoltava ovviamente. "Dove diavolo sono Sirius e Peter? Dovevano arrivare dall'altro lato del corridoio!! Così non la prenderemo mai!" si indignò James, per poi far schizzare gli occhi come palline da tennis da un lato all'altro del corridoio.
Merda, non c'era più tempo.
Perchè la cosa sgusciante stava arrivando a tutto spiano verso di loro con il pelo ritto, le unghie cacciate fuori dai cuscinetti e gli occhi fuori dalle orbite.
Mrs Purr correva come una pazza, triturando le miglia che non aveva corso in tutti quegli anni passati a fare l'oca all'ingrasso.
James tirò fuori la bacchetta, pregustandosi la gioia di far levitare Mrs Purr a mezz'aria, quando ebbe un'amara sorpresa.
"Porca puttana!" James riprovò il Levicorpus ma inutilmente, e la gatta era già schizzata oltre loro, con le unghie che facevano da perno nella curva, "È immune agli incantesimi. Cazzo, ma perchè?!"
"Forse per evitare che qualcuno la prenda a schiantesimi come vorresti fare tu?" celiò Remus divertito.
"Chi è il pazzo che rende un gatto immune alla magia?" sibilò inviperito James.
Stavano per rimettersi a correre dietro a quell'animale diabolico, quando dei passi affrettati arrivarono dall'altro capo del corridoio.
"Si può sapere dov'eravate?" saltò su James, incurante dell'unghiata che faceva bella mostra di sè sul collo di Sirius e del fatto che Peter stesse per rimetterci le penne, assolutamente non abituato a fare sport.
"Il gatto... la magia... immune" farfugliò Peter, arrancando dietro a Sirius.
"Quel gatto è Rosier travestito" sibilò Black schifato "è Satana in persona, ve lo garantisco."
"Siete due incompetenti" rognò James Potter stizzito, incurante delle bestemmie che si tirava dietro da entrambi.
"E perchè non l'hai preso tu, James?" frecciò Sirius, con uno strano tick all'occhio che mostrava tutta la sua irritazione.
Ma James era già lanciato nella cattura dell'animale infernale, parole sue, e non cagò nessuno di striscio.
Fu così che si risepararono e si diedero appuntamento al Terzo piano, dove la Mappa mostrava che si stava dirigendo il gatto.
Dieci minuti più tardi e infinite bestemmie, James e Remus erano di nuovo nella stessa formazione di accerchiamento, con un James leggermente più inviperito della prima volta e Remus Lupin appoggiato al muro che stava per raggiungere Peter nell'aldilà.
Ed ecco la gatta.
Mrs Purr tornò alla carica, anche lei povera stella leggermente provata, con gli occhi spiritati e la felina consapevolezza che il suo padrone aveva ragione a dire che quei quattro esseri umani erano il diavolo in persona.
Dietro di lei un Sirius Black incazzato nero e un Peter Minus che tra un po' strisciava sul pavimento rimettendoci un polmone.
Ovviamente anche quella volta non era da farsi.
Quando si dice che i gatti hanno nove vite...
Megera McGranitt scelse proprio quel momento per uscire da una delle aule, trovandosi di fronte a uno spettacolo alquanto insolito.
James Potter e Remus Lupin a destra – James con un candelabro in mano, che per amore degli animalisti è meglio non dire quale fosse il suo prossimo utilizzo, e Remus che tra un po' si fondeva con il muro – e Sirius Black e Peter Minus a sinistra – Black che lanciava bestemmie da far impallidire i quadri, e Minus che arrancava respirando come una locomotiva.
Nel mezzo Mrs Purr, che in anni e anni Minerva non aveva mai visto correre così tanto, e che raschiava il pavimento lasciando giù ciuffi di pelo a destra e a manca.
Ora, in cinque/sei anni la Professoressa di Trasfigurazione aveva raggiunto un livello di conoscenza abbastanza elevato dei quattro soggetti lì presenti, insieme a una non discreta dose di diffidenza, diffidenza che le fece scattare non un campanello d'allarme, ma un vero e proprio coro di campane quando, James Potter, inquadrata la McGranitt, le aveva rivolto un sorriso angelico facendole ciao ciao con il candelabro.
Minerva McGranitt giustamente sospettava.
James Potter invece, dentro di sè ne mandava tante da tirare giù i santi.
Perchè il diabolico essere per la seconda volta li aveva superati indenne, anche se con una crisi asmatica in corso.
"Potter. Per l'amor del cielo, cosa vuole fare con quel candelabro?" esalò la McGranitt un filo preoccupata.
James sorrise innocente. "Quale candelabro, Professoressa?"
"Quello che ha in mano, Potter"
"Non vedo nessun candelabro" rispose impassibile il moro, sbandierando il suddetto a destra e sinistra, e rischiando di darlo in testa a Remus.
"Minnie carissima, oggi sta particolarmente bene lo sa?" chiese giulivo Sirius Black, scatenando un tick nella McGranitt a quel nomignolo.
Qualcosa puzzava lì.
"Ha tagliato i capelli, Professoressa?" se ne uscì beato James, incurante che i capelli della McGranitt fossero come sempre tirati nel solito austero chignon, "Oggi splende che è una meraviglia" celiò sorridente, accompagnato da Black che annuiva concorde.
"Potter. Black." Sibilò la McGranitt, riducendo gli occhi a due spilli sospettosi, "Che diavolo state combinando?"
"Assolutamente nulla, mia cara Professoressa" rispose James, sorridendo con perfetta faccia da culo.
Altro tick della McGranitt, altra sbandierata del candelabro.
"Stiamo solo ammirando questo fantastico corridoio in stile..." si inceppò lievemente, arrestando anche il candelabro, "Gotico?" arrischiò, divertito.
"Macchè gotico" disse Sirius in disaccordo, "Io direi romanico"
James scosse il capo. "No, sono sicuro che fosse gotico."
"Ti dico che Remus aveva detto che era Romanico."
"Veramente lo stile è un misto tra Gotico e Romanico" si intromise Remus, azzardando un'occhiata in direzione della McGranitt.
"Wow. Avevamo ragione entrambi" si stupì ilare Black.
"Già. Non è contenta Professoressa di sapere che questo corridoio è in stile Gotico-Romanico?" incalzò James divertito, "Non le interessa la cultura?"
"E poi è scortese rivolgersi solo a noi" se ne uscì Black, "Non vede Professoressa che ci sono anche Peter Minus e il nostro RESPONSABILISSIMO PREFETTO Remus Lupin" sorrise incoraggiante a quest'ultimo, che intanto stava facendo spasmodicamente cenno di tacere, mentre Peter si spiaccicava una mano in fronte rassegnato all'ormai prossima punizione.
"Il gatto" Minerva McGranitt li ignorò, inquadrando solo Potter e Black.
"Quale gatto?" chiese James.
Sirius annuì. "Già Professoressa, non c'era nessun gatto"
"Mrs Purr" proseguì sempre più sospettosa la McGranitt. "Correva."
"Oh, quel gatto" se ne uscì James, "Sì, i gatti corrono Professoressa"
"Ma Minnie dice il gatto di Gazza, James" s'intromise Sirius, "il gatto di Gazza non corre!"
"Ah, è vero. Hai ragione Sirius. Quindi se un gatto stava correndo e l'unico gatto presente nel castello è quello di Gazza, che invece chiaramente non corre, allora qui non c'era nessun gatto" finì compiaciuto James, facendo rischiare un mezzo tracollo nervoso alla donna.
"Potter, mi stai prendendo in giro?" sibilò la McGranitt irata, "Qui c'era un gatto!"
"Sono sicuro che lei sia in assoluta buona fede Professoressa" annuì James serio.
"Con questo non le stiamo dando della visionaria" chiarì Sirius, preoccupato dello sguardo fulminante della donna.
"Noo! Come potremmo"
"Mai"
"Lei che è così giovane"
"E splende così tanto"
"E si è tagliata i capelli"
"Potter. Black" tuonò la McGranitt, "Fuori dai piedi!"
"Oh, possiamo andare, Professoressa?" chiese sorridente James.
"Non hai sentito, James? Certo che DOBBIAMO andare" rispose Sirius al posto della donna.
"E Peter Minus e il nostro RESPONSABILISSIMO PREFETTO Remus Lupin?" chiese James inarcando un sopracciglio, "Mica vuole farli rimanere qui?"
"Ma certo che no James" anche quella volta Black non diede modo alla Professoressa di aprire bocca.
James annuì sollevato. "Perfetto. Le auguriamo tutti una buona giornata Professoressa" celiò salutandola con il candelabro, per poi svoltare l'angolo come una scheggia, lasciando la Professoressa con la vaga sensazione che avrebbe dovuto insistere, anche a costo di procurarsi un'emicrania.
James, invece, abbandonata la faccia da schiaffi, macinava insulti su insulti, con il candelabro ancora in mano.
"Dannato essere infernale. Ah, ma quando la becco le do fuoco" sibilò stizzito, calcando la minaccia agitando il candelabro come un invasato.
E si ricominciò da capo, per la precisione dal Secondo Piano, dove sembrava si fosse rintanata la gatta.
Ed ecco che dieci minuti più tardi, sempre con la medesima formazione, si apprestavano a  prendere nel sacco il fottuto essere.
C'è da dire che quella volta almeno ci andarono vicini...
Perchè quando Mrs Purr, intimamente sconvolta e con i cuscinetti ridotti a cartavelina, fece capolino dal lato opposto del corridoio e vide James Potter sventolare come un ossesso un qualcosa di metallico e di infuocato a destra e a sinistra, ecco che prese a correre come un'assatanata dalla parte opposta lasciando gli artigli stampati sul pavimento...peccato che dal lato opposto stessero arrivando Sirius Black e Peter Minus.
Ora, James Potter stava già festeggiando con il candelabro alla mano, che di certo aveva visto giorni migliori, quando chiaramente qualcosa era dovuto andare storto.
Lily Evans aveva appena svoltato l'angolo quando si era trovata ad assistere alla scena della fuga di Mrs Purr e di un isterico James Potter che sventolava il candelabro come se fosse la bandiera nazionale.
Il Grifondoro, invece, trovandosi di fronte la Evans, si fermò di botto, permettendo a Mrs Purr di superarlo indenne e di fuggire per la terza volta.
James masticò un'imprecazione, fulminando il punto dove era sparito il gatto – dannato! Gli avrebbe scaraventato il candelabro in testa la prossima volta – quando i suoi machiavellici piani vennero interrotti da Lily.
"Potter" lo chiamò Lily ancora un po' stranita, "Cosa fai con un candelabro?"
Eccone un'altra. Era così strano che andasse in giro con un candelabro?
"Per guardarti meglio Evans" celiò il moro al limite della sopportazione e della decenza.
E intanto il fottuto gatto se l'era scampata.
Lily aprì la bocca un paio di volte, ma l'unica cosa che riuscì a dire fu: "Conosci la favola di Cappuccetto Rosso?"
James, corrucciò le sopracciglia, friggendo sul posto. "Rosso che?"
"Evans, è stato un piacere, ma noi ora dobbiamo proprio andare" si intromise Sirius che, come James, iniziava a considerare quella caccia al gatto come una questione di principio.
"Sì certo, solo...Potter, posso parlarti un attimo?" chiese Lily torturandosi le mani, gli occhi però straordinariamente fermi. Convinti.
Lily Evans era sempre stata una di quelle ragazze dagli occhi sinceri, puliti. Le si poteva leggere dentro, e James sapeva cosa voleva dire quello sguardo.
Significava 'dobbiamo parlare', significava che non si sarebbe mossa di lì fino ad aver ottenuto ciò per cui era venuta.
Sì, Lily Evans era sempre stata una ragazza di ferrei principi, anche quando si trattava di chiedere scusa a lui, la sua spina nel fianco da che ne aveva memoria. Perchè James sapeva che lei era lì, impalata davanti a lui senza un'ombra di tentennamento solo per chiedergli scusa.
Lei.
Chiedere scusa.
A lui.
James rise, e la ragazza molto probabilmente dovette mal interpretare visto lo sguardo animoso che le attraversò le iridi smeraldine.
Eppure non si mosse, ferma, decisa. Neanche quando James le sibilò contro che riguardo a parlare lei aveva parlato più che a sufficienza all'ultima ronda. Sì, vide quell'ira artigliare gli occhi della Evans, eppure lei rimase lì, ferrea, impiegabile.
"Per favore" gli disse infine, nessun tentennamento nella voce, ferma nella sua convinzione, al che James sospirò e acconsentì, posando il candelabro e lasciando gli altri a sibilargli dietro, per sparire infine dietro al gatto.
Rimasti soli in quel corridoio, James la fissò.
I capelli rossi e ordinati, appuntati con grazia dietro le orecchie, il viso pulito, i lineamenti armonici, da bambina quasi, e quegli occhi verdi fieri fissi su di lui.
Troppo facile leggerci dentro.
Lei era troppo cristallina, troppo pulita per non sapere che cosa stava per fare.
"Fammi indovinare Evans? Sei qui per chiedermi scusa, giusto?" James rise quasi dell'espressione stupita di lei.
Così trasparente, così animata da quel senso di giustizia che la portava a chiedere scusa anche al suo peggior nemico.
Anche quando non avrebbe dovuto...
"Io..." la vide fare un respiro, prendere coraggio, organizzare le idee, mentre qualcosa gli si torceva nel petto, "Io...mi dispiace"
E Lily non poteva essere più sincera di così. Lui la irritava, nel profondo, come unghie sulla lavagna, riusciva sempre a toccare qualche tasto che non doveva, mai sulla stessa lunghezza d'onda, mai dalla stessa parte, sempre lì, su due fronti diversi, opposti, invalicabili.
Eppure lei per una volta avrebbe valicato quello spazio tra di loro, perchè era giusto così, perchè glielo doveva.
Perchè se lo sentiva in fondo al cuore e non sarebbero bastati i modi freddi di lui e quel sorriso di scherno dal farla desistere.
Erano settimane che ci provava, ma nulla sembrava riuscire a scalfire il clima da guerra fredda che aveva eretto il moro intorno a sè, o molto più efficacemente, il suo evitarla come la peste.
Quella volta non sarebbero bastati, non sarebbero valsi a nulla, perchè Lily la sentiva lì quell'esigenza, in fondo al cuore, che premeva, nonostante l'orgoglio, nonostante i trascorsi.
"Mi dispiace" ripetè quindi, guardandolo negli occhi, senza filtri e senza sei anni di guerre e incomprensioni, sperando che lui cogliesse la sincerità nei suoi occhi.
"Non ho mai pensato che tu fossi come Avery e Mulciber. Io.. ero arrabbiata, perchè sei l'opposto di me, fai cose talmente stupide che a volte non si riesce a starti dietro, e penso che queste cose stupide saranno sempre lì a dividerci, ma senza queste," e Lily annuì convinta, non le interessava se lui l'avesse ritenuta fuori di testa, ma lei ne era convinta "ecco, senza queste credo che tu possa essere davvero una buona persona, James Potter"
Sì, Lily Evans non avrebbe potuto dire certe cose senza pentirsi, James ne era certo.
Come era stato certo dalla prima volta che l'aveva vista che lei era una di quelle persone che cercavano di salvare l'insalvabile, che nutriva speranza anche per coloro che non ne avevano.
James arcuò la bocca in una smorfia, mentre qualcosa dentro di lui si smuoveva e lui non ne era affatto felice.
"Quindi mi stai chiedendo scusa?"
La vide annuire, prendere un respiro, e "Sì, ti sto chiedendo scusa"
Convinta, sincera.
Decisamente non andava.
"Perchè mi stai chiedendo scusa?" James schioccò la lingua, mentre qualcosa davvero non andava e lei sbatteva le ciglia, leggermente confusa.
"Come perchè ti sto chiedendo scusa? Forse perchè mi dispiace" frecciò Lily mentre James rideva di una risata amara, costruita.
"Ma te l'ho già detto una volta Evans che chiedere scusa per qualcosa che si pensa è inutile. Puoi dire che ti dispiace per essertelo fatto scappare, ma non per pensarlo, e le scuse non sentite sono inutili"
"Cosa? Ma le mie scuse sono sentite Potter!" cominciò a infuriarsi Lily, "Come puoi dire.."
"Ma non è vero" la freddò lui.
"Certo che è vero" s'inalberò la ragazza, e davvero avrebbe voluto strozzarlo come non mai, ma il fatto che Potter la mollò lì nel bel mezzo del corridoio andandosene insieme a tutta la sua superiorità fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Erano davvero incompatibili, due binari che viaggiavano paralleli senza mai incontrarsi.
E di certo Lily non avrebbe assolutamente lasciato perdere se solo uno zelante Lumacorno non avesse contribuito alla sfacciata fortuna di Potter.
Un invito per il Lumaclub per la settimana a venire e Potter che se la filava con i suoi capelli montati tanto quanto il suo ego.
Decisamente inconciliabili.
E anche James lo sapeva.
L'aveva visto in quegli occhi verdi, sinceri.
Lo avvertiva dentro di sè.
Lei che chiedeva scusa a lui.
Inconcepibile.
Perchè James sapeva di meritarsele tutte quelle parole, sapeva che lui era immaturo, un'incosciente, e di certo non innocente.
E dannazione avrebbe dovuto pensare di più e agire di meno.
Lo sapeva.
Come sapeva che lei davvero si sentiva in colpa. Ne era certo come del fatto che molto probabilmente ora lo stesse odiando.
Sì, era un bastardo.
Amen.
Lily Evans doveva stargli lontano.
Aveva troppo potere su di lui, una sua frase era capace di risollevargli la giornata o di mandargliela a puttane... e la cosa non gli piaceva per niente.
Estraendo la Mappa del Malandrino diede una veloce sbirciata.
Quarto Piano.
Bene, Mrs Purr l'avrebbe saggiato direttamente sulla collottola il candelabro quella volta.








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