1 settembre 1975- quando tutto ebbe inizio

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Quinto capitolo: 1 settembre 1975- quando tutto ebbe inizio








1 Settembre 1975

Stazione di King's Cross


Quel primo settembre c'era particolare fermento alla stazione di King's Cross.
Specialmente tra il binario 9 e 10.
Una persona poco attenta non avrebbe fatto caso alle piccole coincidenze, peccato che Billy Smith non fosse una persona poco attenta. Era stato facile, quindi, accorgersi che in ogni primo settembre di ogni singolo anno della sua veneranda carriera di controllore ferroviario c'era qualcosa che non andava. Gente strana che bazzicava per la stazione infagottata in abiti strampalati – ok, come gli ripeteva sempre sua figlia lui non si intendeva di moda, ma quegli abiti erano davvero bizzarri – e che si portava appresso gufi, civette, serpenti, maiali, roditori, iguane...
Tuttavia il più grande errore di Billy Smith, in quei cinquanta anni e passa di carriera, era stato raccontare di quelle stranezze alla moglie. Da lì erano iniziati tutti i suoi guai perché la moglie, dopo averlo spedito al pronto soccorso d'urgenza, causa perdita di lucidità mentale e allucinazioni, aveva cominciato a dargli il tormento. Letteralmente.
Appurato poi che la sua sanità mentale non fosse irrimediabilmente compromessa, la colpa del suo vaneggiare era stata attribuita all'alcool. Perché, secondo la moglie Catty, Billy Smith era un ottimo marito, un padre esemplare, un lavoratore modello, la persona migliore del mondo insomma, ma aveva un difetto: beveva troppo. Un ubriacone che tutte le sere ci dava giù all'osteria.
Che poi Billy Smith andasse all'osteria solo per tenere d'occhio il fratello, evitandogli così di bruciarsi gli ultimi neuroni rimasti nell'alcool, quello era solo un dettaglio. Così come anche il fatto che non bevesse mai più di mezzo bicchiere di birra, uno intero solo quando il giorno dopo non doveva andare a lavorare. Perché Billy Smith era un'instancabile lavoratore. Nonostante tutto Billy Smith era un ubriacone.
Gliel'avevano ripetuto così tante volte, fino allo sfinimento – persino suo fratello che buttava giù quintali di birra come fossero acqua aveva avuto il coraggio di dirgli che l'alcool faceva male alla salute.
E così anche Billy Smith se ne era convinto. Lui era un ubriacone, già, tuttavia il tarlo del dubbio gli era rimasto ed ecco perché la sera precedente aveva rifiutato categoricamente di mandar giù qualsiasi cosa non fossero acqua, frutta, verdura e carboidrati. Di birra neanche a parlarne.
Ed ora si credeva fisicamente e psicologicamente pronto per quel primo settembre.
Non avrebbe potuto sbagliarsi di più.
Perché quel primo settembre dell'anno 1975 James Charlus Potter e Sirius Orion Black purtroppo si erano svegliati in ritardo.
Sempre quel primo settembre il Capo degli Auror Charlus Potter, ancora incazzato per l'operazione sputtanamento, avrebbe preso in seria considerazione l'idea di mettere sotto vetro il suo unigenito figlio maschio.
Ma per Billy Smith quella sarebbe stata semplicemente la peggior giornata della sua vita.
Solo che mentre fissava compiaciuto il viavai di gufi, civette, serpenti, maiali, roditori, iguane, beandosi di non essere un ubriacone – perché sì, ci teneva a specificare che il giorno prima non aveva bevuto – in quel momento ancora non lo sapeva. In quel momento non aveva ancora la benché minima idea di cosa gli sarebbe capitato di lì a poco.








– o – o – o -








Binario 9 e ¾, Stazione di King's Cross


Tre giorni dopo l'allegra gita alla Gringott, Lily Evans vantava ancora un umore funereo.
Vestita interamente di nero, pantaloni neri stretti, maglietta nera e guantini neri di pizzo che lasciavano libere le dita, Lily marciava sul binario trascinandosi dietro le valigie.
Come nera era anche l'aura che la circondava.
Unica nota di colore, i capelli rossi che le ricadevano a metà schiena.
Il suo umore decisamente non era migliorato in quei tre giorni.
Anzi se possibile era peggiorato.
Avevano svaligiato una banca. UNA BANCA!!
Il fatto che l'avessero scampata non voleva dire niente.
Così come il fatto che lui l'avesse aiutata.
Ma la cosa che davvero aveva incollerito ancora di più Lily, era proprio il fatto che lui l'avesse aiutata. Non che non fosse felice di averla scampata. Sia chiaro, faceva i salti di gioia per quello.
Quello che non accettava era come si era sentita lei quando lui l'aveva tirata fuori dai guai.
Come se nulla fosse successo, come se aiutarla avesse cancellato il fatto che l'aveva coinvolta nello svaligiare una banca.
Il vero motivo per cui Lily era arrabbiata quindi non era tanto quanto era un successo, ma il come si era sentita dopo ciò che era successo. E il fatto che fosse quello a farla arrabbiare, e non l'azione in sè, non faceva altro che farla incavolare ulteriormente.
Imperdonabile. Questa non gliel'avrebbe lasciata passare a Potter.
Evitando un frontale con il carrello di un disattento ragazzino, molto probabilmente del primo anno, e facendosi largo in mezzo alla bolgia, salutò velocemente due ragazze del suo anno per poi proseguire lungo il binario.
Quando una chioma bionda e riccia emerse dal denso vapore bianco che ammantava un po' tutto il binario, Lily quasi ringhiò nel veder comparire Marlene McKinnon. Bionda, dai lunghi capelli ricci e occhi azzurri, Marlene si aprì in un enorme sorriso per poi abbracciare Lily, incurante delle occhiate di puro odio che la rossa le mandava.
"Mi stai soffocando" sibilò inviperita, senza neanche tentare di sembrare gentile.
"Non hai più risposto alle mie lettere Lily" si lamentò la bionda, "temevo che ce l'avessi con me."
"Forse perchè ce l'ho con te" scandì fulminandola.
"Meno male ero preoccupata. Per fortuna abbiamo risolto" annuì sollevata Marlene Mckinnon, angelica e beata, andando avanti per la sua strada come se niente fosse.
Lily stava per strozzarla quando per fortuna la discussione venne interrotta dall'arrivo di due Grifondoro del Settimo, uno dei quali portatore di guai e sciagure.
"Ragazze, allora pronte per il nuovo anno?" Edgar Bones  spuntò dietro di loro insieme all'immancabile gemella.
Quasi identici nell'aspetto, con capelli bruni e occhi azzurri, erano invece totalmente opposti per carattere. Se Amelia era una ragazza gentile e con la testa sulle spalle, Edgar Bones era un indiscusso piantagrane. Un indiscusso piantagrane che però aveva un culo dell'accidenti. Perché c'era da dire che Edgar Bones ne aveva fatte di tutti i colori in quei sei anni ad Hogwarts, tuttavia Edgar Bones era ritenuto da tutti i professori l'emblema dello studente modello. Bravo, diligente e cocco dei professori. Come avesse fatto in tutti quegli anni a mantenere la sua facciata da angioletto rimaneva un mistero.
"Eddie! Merlino, non puoi spuntare così alle spalle della gente!" soffiò Lily dopo un salto di quasi due metri.
"E dove sarebbe il divertimento se no?" celiò l'altro facendo alzare gli occhi al cielo alla gemella.
"Piantala Ed!"
"E che ho fatto?" chiese lui ad indirizzo della sorella.
"Ah, lascia stare. Avete visto Fabian e Gideon?" continuò Amelia Bones ignorando volutamente il fratello.
"Dovrebbero essere insieme alla squadra di Grifondoro" rispose Marlene "Stavano discutendo sull'accoglienza da dare ai primini."
Ed effettivamente Fabian Prewett e Gideon Prewett, battitori del Gryffindor, ne stavano escogitando una delle loro. Gemelli anche loro, sempre del Settimo anno come i Bones, erano i migliori amici di Edgar. Il motivo non era poi così difficile da intuire. Piantagrane entrambi. Esattemente come Edgar. E si sa, quando i piantagrane si incontrano di sicuro si trovano.
"Ragazzi, vi prego, non fate casini" li pregò Lily, immaginandosi già la sua giornata peggiorare ulteriormente.
Pregare ovviamente sarebbe stato del tutto inutile. Sapeva perfettamente che avrebbero fatto tutto il contrario.
"Ovvio che no Lily. Sono Caposcuola ora..." ghignò il ragazzo, per nulla rassicurante.
"Oddio, non ci credo" piagnucolò lei, notando solo in quel momento il distintivo appuntato sulla divisa del Grifondoro. Voleva morire.
"Li tengo d'occhio io Lily, non ti preoccupare" la tranquillizzò Amelia, trascinando via il gemello verso il punto indicato poco prima da Marlene.
Dio, Edgar Bones Caposcuola.
La sfiga la voleva proprio vedere morta.
Se non fosse stata tragicamente consapevole del fatto che sarebbe toccato a lei togliere dai guai Eddie, come tutti gli anni d'altronde – ecco a cosa le era servita la carica di prefetto -, molto probabilmente avrebbe apprezzato l'ilarità della situazione. Il fatto che poi i professori non si fossero mai accorti del vero carattere da piantagrane del rampollo dei Bones aveva dell'incredibile. Forse perché Edgar Bones, con quella faccia da angioletto, era incredibilmente bravo a prendere tutti per i fondelli.
Sgusciando in mezzo alla folla con Marlene accanto, diede una rapida occhiata intorno a sé per poi fare un cenno di saluto alla vista di Mary McDonald. Sorridere sarebbe stato troppo per quel giorno. Eddie poi le aveva dato il colpo di grazia.
Capelli scuri tagliati a caschetto e occhi castani, Mary si fiondò a salutarle e ad abbracciarle appena le vide, facendo rischiare la morte per soffocamento a Lily per la seconda volta in pochi minuti.
"Oddio che bello vedervi" le salutò Mary abbronzatissima, sfilandosi gli auricolari, "gli ultimi giorni sono stati un'inferno"
"Non dirlo a me Mary" cinguettò Lily velenosa.
"Suvvia che è successo Mary?" le chiese Marlene non filandosi Lily neanche di striscio.
"Ho passato gli ultimi giorni a fare la muta" chiarì la mora, indecisa se rificcarsi gli auricolari nelle orecchie o se metterli a nanna in valigia.
"Muta?" allibì Lily.
"Si" assentì disperata l'altra "ho preso un'insolazione talmente forte che tra un pò cambiavo la pelle come i Serpeverde"
"Sempre meglio di quello che è successo a me" bofonchiò la rossa.
"Hai visto le altre Mary?" la interruppe una sorridente Marlene, beccandosi in risposta da Lily un 'sisi, vedrai quanto anche Alice sarà contenta di rivederti.'
"No." Mary scosse la testa per poi indicare un punto imprecisato Marlene, "in compenso lì c'è il tuo ragazzo Mar. Il numero quattro di agosto, se non ricordo male."
"Sei rimasta indietro Mary" la informò Lily, "ti sei persa il quinto"
"Oh, è durato pochissimo allora il numero quattro" si stupì la morettina "e quindi com'è questo numero cinque?"
"Niente male, aveva due anni in più. Ci eravamo conosciuti in vacanza"
Mary la guardò aggrottando le sopracciglia. "Perchè parli al passato?"
"Oh, perchè ci siamo lasciati" tubò la bionda, indifferente.
"Ah ecco...Mi sembrava strano..."soffiò sarcastica Lily.
"Ma come? Se eravate fatti l'uno per l'altra..." ironizzò invece una quarta voce, alle spalle della bionda. Emmeline Vance, Mel per gli amici, si stampò in faccia un ghignò diabolico. Liscissimi capelli neri lunghi fino alla vita e occhi azzurro cielo incastonati in un viso da bambola, Emmeline Vance era quel che si dice 'l'apparenza inganna'. Faccia da angioletto ma serpe nell'animo. Perché Emmeline Vance sarebbe dovuta essere una Serpeverde. Nonostante tutto Emmeline Vance aveva deciso di essere una Grifondoro. Grifondoro per scelta ma serpe nell'animo.
"Mel" la salutò Lily, felice che qualcuno quel giorno avesse un umore nero quanto il suo. Non che ci volesse molto perchè Emmeline Vance fosse di umore nero, il che avveniva praticamente con la frequenza di sette giorni su sette.
"Mel! Fatte buone vacanze?" la salutarono anche le altre mentre Lily nel frattempo gufava.
"Hn. Una noia mortale" sbuffò "L'unico momento divertente è stato quando nonna è caduta da cavallo."
"Tua nonna va a cavallo?" allibì la rossa, "ma non è un po' troppo..."tentennò cercando le parole.
"... vecchia?" concluse per lei Mary, levandosi per l'ennesima volta gli auricolari nel giro di un minuto.
"Certo che è vecchia. È talmente vecchia da sembrare Matusalemme, ma lei continua a credersi nel fiore degli anni" sibilò la Vance "Peccato solo che abbia una fortuna sfacciata."
Marlene la guardò non capendo "E perché?"
"Come perché?" proferì, quasi scandalizzata, "aveva l'occasione per togliersi di mezzo una buona volta e fare un favore all'umanità e invece si è solo spaccata una gamba!"
"Che nipote adorabile che sei Mel" celiò Lily.
"Hn, non scherzo. Nonna è una strega, e non nel senso magico del termine. Il giorno in cui schiatterà sarà quando non avrà più nessuno a cui rompere."
"Oddio ma che ti ha fatto per essere odiata così?"
"Mmh, al momento si ostina a sopravvivere" fu l'accorata replica.
"E quindi ora sta bene?" le chiese Mary "Insomma, per dirla con parole tue, è ancora tragicamente viva?"
"Se mi stai chiedendo se ci ha lasciato le penne la risposta è no."
"Come mai ho l'impressione che, se ci fosse rimasta secca, invece di un funerale avreste dato una festa?" celiò Marlene ad indirizzo della Vance.
"L'hai conosciuta anche tu Mar. Sai che è una strega." Fece Emmeline schioccando la lingua in chiaro segno di disgusto, "probabilmente, troverebbe un modo per rompere l'anima anche da morta. Che ne so, potrebbe tornare come fantasma. Merlino ce ne scampi."
"Già, che ipotesi terribile" annuì Marlene, sarcastica.
"Sarebbe una disgrazia." Continuò imperterrita la Vance "Come fai a far secco un fantasma?"
"Che tragedia."
"Decisamente."
E mentre l'affetto e la solidarietà per il prossimo, o forse solo per i parenti, la facevano da padrone, una quinta persona si unì al gruppo.
Alice Prewett, sopravvissuta anche lei all'incursione alla Gringott che aveva segnato i suoi ultimi giorni di vacanza, era passata un attimo a salutare Gideon e Fabian, di cui era cugina di terzo o quarto grado – non era chiaro neanche a lei – e infine le aveva raggiunte, interrompendo una discussione sulle coronarie in pessimo stato ma ancora dannatamente dure a cedere di Calliope Vance, la famosa nonna di Emmeline Vance.
"Ciao ragazze! Passato una buona estate?"
"Dio Alice, ti prego, cambia domanda!" sorrise velenosamente Marlene, beccandosi un'occhiataccia da Emmeline e un sibilo da Lily.
"Pessima, grazie. Nonna Cally continua a vivere"
"Cally??" enfatizzò Lily con una smorfia orripilata "Ma che nome è?"
"Il suo purtroppo." Fu l'adorabile risposta.
"Ma non aveva compiuto novant'anni l'anno scorso?" esclamò Alice sovrappensiero, lisciandosi i capelli biondo scuro.
"Novantadue per la precisione" borbottò la Vance seccata "L'ho detto io, si ostina a vivere."
"L'erba cattiva non muore mai" cinguettò Marlene "E se muore torna come fantasma."
"Ti prego, non chiedere" pregò Lily alla vista dell'espressione confusa di Alice.
"Va bene" acconsentì quella, senza porre saggiamente altre domande sulla questione nonna Cally. "Altre novità?"
"Hai visto Frank?" la interruppe Mary prendendola a braccetto. Perché Frank Paciock e Alice Prewett erano migliori amici fin dall'infanzia. E Mary McDonald era la storica fidanzata di Frank Paciock. La loro relazione poteva vantare il record indiscusso di ben quattro anni di fidanzamento – certo, tra alti e bassi, alcuni decisamente molto bassi – ma era di sicuro un record, uno di quelli che faceva storcere la bocca ad una cara ragazza come Marlene McKinnon.
"Che hai Mar?" cinguettò Mary a indirizzo dell'amica.
"Ma non ti sei ancora stancata?" replicò la bionda scostandosi i capelli ricci dalle spalle.
"Ovvio che no!"
"Comunque non l'ho visto, mi dispiace" sorrise Alice dispiaciuta "Però più avanti c'è il tuo ragazzo Marlene. Il cinque di agosto."
"Impossibile" negò Marlene "Caradoc ha due anni in più di noi. Non è che ti confondi con il numero quattro di agosto?"
"Nono, intendo quello che ci aveva accompagnate a Diagon Alley" replicò la Prewett "il numero 5 di agosto. Mi ha salutata prima. Ha detto che accompagnava il fratellino che è al primo anno"
"Ah. Comunque ci siamo lasciati" proferì di nuovo Marlene, del tutto incurante delle ghignatine di sottofondo.
"Ma davvero? Che peccato!" la prese in giro Emmeline con vocetta stucchevole "E dire che dalle lettere che mandavi sembrava l'uomo della tua vita..."
"Piantala Mel" l'ammonì Lily divertita, anche se sotto sotto rideva anche lei.
"E quindi sei tornata nella triste schiera dei single, Mar carissima?" cinguettò la Vance, incurante.
"Ovviamente no"
"Come no?"
"Oh, beh. Sto con Mattew" il sorriso zuccheroso della bionda avrebbe convinto chiunque a scappare a gambe levate, se non fosse che la curiosità di scoprire l'identità del fidanzato numero 1 di settembre di Marlene McKinnon era davvero troppa.
"Mattew?" fece la Vance storcendo il naso.
"Già" il sorriso della bionda, se possibile, si ampliò ulteriormente.
"Cognome?" fece pratica Lily.
"Harold" le rispose Marlene in una colata di miele e con occhi a cuoricino "Oh... guarda, è lì"
E Lily non si sorprese neanche più di tanto quando con un sorrisetto di scuse, che non era altro che la quinta essenza del diabete, Marlene rincorse Mattew Harold, Grifondoro del Sesto anno, per poi gettargli le braccia al collo in uno slancio entusiastico che avrebbe fatto rabbrividire anche la persona più sdolcinata sulla faccia della Terra.
"Due falci che non dura più di due settimane" proferì la rossa soppesando da lontano il Grifondoro del Sesto.
Mel ghignò velenosa. "Così tanto? Io scommetto una settimana."
"Mezza settimana" rettificò Lily.
"Andata" breve stretta di mano e la questione Mattew Harold venne archiviata alla prossima data di rottura.
"Oh, ragazze, c'è Frank. Ci vediamo dopo sul treno" e anche Mary McDonald si defilò raggiungendo il suo storico fidanzato.
"Tutte fidanzate. Che noia" fu l'acido commento di Emmeline.
"Noi non siamo fidanzate Mel" rimarcò Lily in un chiaro riferimento a lei e ad Alice "E neanche tu lo sei."
"Si, bè, ma tu è come se fossi fidanzata" proferì la Vance.
Lily la guardò allibita, "Che?"
"Ti sei lasciata da poco" chiarì la Vance come se quella risposta avesse potuto illuminarla.
Continuava a non capire, "E allora?"
"E allora è come se fossi ancora fidanzata. Non è detto che sia una rottura permanente. Potreste fare pace e tornare insieme quindi è ancora come se fossi fidanzata."
"Ma io non voglio tornare insieme a Nathan!" contestò profusamente la rossa, negando col capo per avvalorare quell'affermazione.
"Ho solo detto che potresti" fu la blanda e disinteressata risposta dell'altra.
"Dio, che logica contorta Mel"
"Ehi guardate, c'è Remus" le richiamò Alice accennando verso la loro sinistra.
E infatti Remus Lupin si stava dirigendo verso di loro con l'aria di uno che aveva visto giorni migliori. Prefetto di Grifondoro e l'unico sano di mente dei Malandrini – forse anche Peter Minus poteva essere considerato 'normale', ma non avendoci mai scambiato molte parole Lily non poteva esserne certa – Remus Lupin si stava trascinando dietro un Minus piuttosto provato dallo sforzo della corsa.
Memore dell'esperienza alla Gringott, per un attimo si affacciò nella mente di Lily la sensazione che quella giornata avrebbe avuto esiti catastrofici.
Non sapeva ancora quanto aveva dannatamente ragione.








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