Capitolo 1

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Avevo sempre avuto l'idea che bastava impegnarsi e mettere tutta me stessa in gioco per poter avere quello che desideravo, ma beh presto ero arrivata alla conclusione che non era così. Io e mio fratello eravamo cresciuti in una famiglia molto unita e serena, basata su principi veri che provenivano dall'antica cultura tribale degli indiani d'America. Adam aveva solo quattro anni quando io venni al mondo e sin dai primi mesi ebbe un debole per me, mi aiutava in tutto e mai lasciava che cadessi nei suoi stessi errori. Crescendo ci eravamo plasmati l'uno a immagine dell'altro e bastava uno sguardo per capirci a vicenda. Ero felice, ma come si dice, le cose belle non durano molto e infatti anche il nostro rapporto era destinato a rompersi. Quando Adam compì sedici anni qualcosa in lui cambiò, iniziò a chiudersi in camera e a rispondermi male ogni volta in cui provavo ad avvicinarmi, si riprese tutto ciò che io avevo di sua proprietà e le poche volte che lo vedevo in giro mi prendeva in giro davanti ai suoi amici, e quando una persona sa tutto di te è facile toccare punti deboli. I miei genitori facevano parte dell'associazione della tribù dei Siux e essendo tutte famiglie con figli si erano create delle amicizie molto profonde, il migliore amico di Adam era Brandom e poi c'erano Armando e Felipe tutte della stessa età di mio fratello. Crescendo rimasero sempre uniti e ora, che di anni ne avevano venti, erano riconosciuti in tutta la città come la comitiva, la loro nomina era quella di essere i ragazzi più belli del Minnesota e negli anni si era unito a loro anche Alex, più grande di loro di due anni. Io invece negli ultimi tre anni avevo lottato incostantemente per riprendermi il mio rapporto con Adam, ma senza successo mi ero chiusa in me stessa entrando in un circolo di bullismo e depressione, nessuno sapeva del nostro legame di sangue ormai e io vivevo una vita in cui ogni giorno speravo di non risvegliarmi. L'unico luogo dove riuscii a trovare pace e conforto fu il bosco in cui mio padre faceva il suo lavoro, cioè la guardia forestale. Avevo sempre amato giocare e correre in mezzo alla natura, ma mai avevo capito quanto questo luogo importasse davvero per me. Da piccola ero solita andarci con Adam e passarci giornate intere scorrazzando e seguendo nostro padre nelle varie ronde di controllo, ma dopo il nostro allontanamento ci tornai da sola per cercare quella pace che solo il silenzio del bosco poteva darmi. Quest'ultimo però poteva essere un arma a doppio taglio, infatti quando nella testa non avevo altro che demoni e rimorsi, il silenzio non faceva altro che alimentarli.

« tesoro starò in riunione per un paio di ore, nel caso sentissi freddo in macchina puoi accendere il riscaldamento e poi..»

«papà tranquillo. Credo che mi farò una passeggiata e sono sicura che quando tornerò tu avrai già finito la riunione» cercai di rassicurare mio padre che era più nervoso del normale. I suoi colleghi lo avevano convocato per una riunione di emergenza e il fatto che non gli avessero voluto dire niente lo preoccupava.

«certo, sta attenta d'accordo?» si avvicinò posandomi un bacio sulla fronte.

«va bene» lo salutai e percorsi il sentiero principale che portava a un ruscello. La primavera era prossima a venire ma dell'aumento delle temperature non si vedeva nemmeno l'ombra. Mi strinsi del maglione che indossavo quando una folata di vento mi attraversò ma arrivata ai piedi del ruscello mi sedetti per terra poggiando la schiena a un tronco. Avevo bisogno di rilassarmi prima di tornare a casa, era lunedì e Adam sarebbe tornato per cena, non ero pronta ad affrontarlo come ogni volta. Così presi le cuffiette e misi in riproduzione la mia playlist, erano solo le sei e mio padre prima delle otto non avrebbe terminato la sua riunione.

Aprii gli occhi infreddolita, la musica nelle cuffiette non c'era più e quando vidi l'ora sul cellulare mi venne un colpo. Erano le otto meno cinque, cazzo. Mi alzai di corsa e mi accorsi solo allora che in torno a me era calato il buio, il sentiero era per lo più dritto ma l'ansia dentro di me si risvegliò come una bestia affamata. Misi la torcia del cellulare e mi incamminai a passo svelto, non avevo nessun motivo ti avere paura, ma un presentimento mi diceva che qualcosa stava per accadere. Da piccola mi era già capitato di ritrovarmi di sera nel bosco e il ricordo degli ululati era ancora vivo in me, quasi ancora li sentivo come fossero reali.... o forse lo erano. Iniziai a correre sentendomi vicina e quando sentii dei rumori alle mie spalle ne ebbi la conferma, il cuore minacciava di uscirmi dal petto e le gambe iniziarono ad abbandonarmi. Cosa dovevo fare? Corsi, corsi e corsi ancora non dando retta alla stanchezza e alla paura. Arrivai finalmente al parcheggio davanti la radura dove vi erano tutte le macchine e mi fermai. Non so perché lo fece e dove presi il coraggio ma mi voltai e nel buio vidi due punti luminosi in lontananza, sperai non fossero occhi.

Schiave delle sue origini - "conosci la verità"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora