Abusivi in studio

337 37 32
                                    


"Comunque il tuo nuovo amico è molto figo"

Alzo gli occhi dal mio piatto, incrociando lo sguardo di Eleonora che mi guarda emozionata:

"Pff. Se lo dici te, a me non sembra granché, è uno come tanti, nulla di unico."

"Me lo presenti?" Mi domanda, estasiata, mettendo le mani, aperte, sul tavolo e io la scruto, guardandola male:

"Ma non stavi con il suo amico?"

"Nah, è un coglione. Lui mi sembra molto meglio"

"No." Mi porto la cannuccia alle labbra e bevo la mia bevanda, guardandola male: "Mi sembra un tipo apposto e non posso permettergli di stare con te, magari me lo allontani da Paolo, poi come concludono quel maledetto album?"

"Jessie, pensi davvero sia in grado di rappare? A me non ispira molto"

Mi domanda Eleonora, fintamente preoccupata, mentre io alzo gli occhi al cielo, troppo annoiata da quegli inutili discorsi:

"Come puoi pensare di stare con uno nel quale non credi? Devi appoggiarlo se vuoi essere la sua ragazza, non fintamente, per comodità, devi credere nei suoi sogni più di quanto ci crede lui."

"Che noia" Commenta, di risposta, la ragazza:

"Ho capito che interessa a te, quindi, in amicizia, non mi immischierò"

"Non mi interessa" Sbuffo io, girando il viso, guardando la città attorno a noi: "Solo che non voglio far perdere un possibile nuovo rapper al mio migliore amico"

Lei annuisce, alzando le spalle e tornando a mangiare, mentre io resto a ragionare sulle sue parole. Da dove se ne esce con questa storia?

Il mio telefono vibra vicino al piatto e Eleonora allunga subito lo sguardo, ma sorrido internamente vedendo il soprannome con cui ho salvato Gionata, così che la mia amica non possa comprendere che il mittente è lui.

Ma perché mi chiama questo cretino?

Prendo il telefono, le chiedo scusa e rispondo, alzandomi:

"Che cazzo vuoi all'ora di pranzo?"

"È ora di pranzo?" Domanda Gionata spaesato e sento spostare delle tende: "Ah figa, la luce in un occhio, Dio è sceso in terra per me, per portarmi via da questo mondo di merda, seh!"

Fa una lunghissima pausa, in cui temo si sia perso ad osservare questo fantomatico Dio: "Ok, è ora di pranzo. Ho voglia di andare in studio, vieni con me?"

"Non è lo studio di Paolo?"

"Paolo è dalla sua tipa"

"Paolo ha ancora la tipa?"

"Sì."

"Ah, ok. Comunque no."

Lo sento sbuffare pesantemente:

"Dai, Jessie, ti prego, ho idee per i pezzi"

"Fatteli a casa, no?"

"Mi puoi ispirare"

"Sì, mi metto nuda e tu mi dipingi, ma che cazzo stai dicendo?"

"Beh potresti, io non mi lamenterei di vederti nuda"

"Sfera!"

"Non chiamarmi con il mio nome d'arte. Hey!" Si offende: "Sto facendo il labbruccio per la rabbia"

Oh, che paura. Scappo dallo spavento guarda.

"Mi annoierai fino a quando non ti porterò nello studio di Paolo, vero?"

"Mi conosci"

Sfortunatamente la vita ha scelto di farci incontrare.

"Tra un'ora, davanti allo studio di Paolo, osa tardare e io ti stacco le palle e te le appendo in faccia, così diventi una faccia di cazzo in tutti i sensi conosciuti"

"Agli ordini signorina! Però povere le mie sacre palle, non toccarmele..."

Sbuffo, riattaccandogli in faccia e mettendomi il telefono in tasca, sbuffando e tornando al tavolo, finendo di pranzare con la mia amica, per poi allontanarmi in fretta, inventandomi una scusa.

Corro a casa, prendendo le chiavi di ricambio dello studio e non penso neanche di avvisare Paolo che io e Gionata staremo nello studio per il pomeriggio.

Sicuramente lo ha già avvertito Gionata.

Mi stupisco quando trovo il ragazzo in piedi davanti allo studio, che si guarda attorno, fumando una sigaretta, mentre mi cerca con lo sguardo:

"Prova a cercare nel filtro di quella sigaretta, magari mi trovi"

Lui sobbalza, urleggiando, spaventato e coprendosi la testa, girandosi piano verso di me:

"Ah, sei tu, per fortuna"

Chi dovevo essere? Babbo Natale che ti porta l'erba? No, spiegamelo.

Gli mostro le chiavi e lui tenta di prendermele, ma le ritraggo:

"Fly down, moccioso, comando io"

Lo prendo in giro, stringendo a me le chiavi e le sue labbra si allungano in un leggero sorriso:

"Perché sei così nervosetta oggi? Hai il ciclo. Wow, nessun bambino in arrivo, posso metterti incinta senza problemi!"

Sorride divertito, premendomi un dito sulla pancia e, l'unica risposta che riceve, è uno schiaffo leggero sul viso che lo fa ugualmente indietreggiare, tenendosi il viso

"Mi hai fatto tanta bua, sei cattiva!"

"Dai, cretino, fammi aprire che entriamo"

Lui ride, tenendosi ironicamente il viso, facendomi passare e inserendo le chiavi nella serratura e girandola:

"Ma tu glielo hai chiesto a Paolo il permesso di stare nel suo studio?"

"Ovviamente..." Mi rilasso: "No"

Mi giro di colpo, preoccupata, guardando Gionata:

"Su, ma che deve accadere? Fidati di me, ormai conosco questo posto"

"Sì, anche io, ma Paolo non sarebbe felice di saperci nel suo studio così dl nulla"

"Su, non annoiarmi, vieni, vieni"

Mi invita, prendendomi il polso, dopo essersi assicurato che io abbia chiuso a chiave la porta principale di quel luogo. Io non sono molto convinta, ma annuisco, lasciandomi trascinare.

Tanto che vuoi che vada storto? 

Come rettili al sole | Sfera Ebbasta [MOMENTANEAMENTE SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora