CAPITOLO 14

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PARLA MATTEO
Per fortuna eravamo riusciti a convincere Michel ad uscire di casa. Sì è vero, l'avevamo convinto ad uscire con l'inganno, ma l'importante era che ce l'avevamo fatta.
Quando quel verme entrò in macchina sembrava di fretta. Questo voleva dire che avevamo poco tempo per entrare in casa e trovare Luna.
Appena vedemmo che la macchina di Michel si era allontanata, e ormai quasi neanche più si vedeva, tutti insieme ci catapultammo alla porta.
Lì davanti però arrivò il vero e proprio problema: la porta era chiusa a chiave e noi non l'avevano per aprirla. Riflettemmo qualche minuto, nel mentre che Ambar continuava a controllare attraverso il pc tutti gli spostamenti di Michel che ormai era già quasi a mezza strada. In quel momento, non so come, dentro di me si accese una forza, probabilmente generata dall'amore che provavo per Luna e dalla voglia che avevo di stringerla tra le mie braccia, e con una spallata riuscì a sfondare la
porta. Tutti mi guardarono con gli occhi sgranati e poco dopo accennarono un sorriso. L'ultima cosa che ci mancava era trovare la stanza in cui si trovava la mia principessa.

PARLA LUNA
Ero riuscita ad addormentarmi, il mio corpo debole aveva bisogno di riposarsi. Fui svegliata da un tonfo che rimbombò nelle mie orecchie. Non sapevo di che cosa si trattasse, speravo solo con tutta me stessa che fosse Matteo. Intanto sentì dei passi che si avvicinavano alla porta; ero pronta a subire altre cattiverie da Michel, ma quando si aprì la porta tirai un forte sospiro di sollievo e uno splendente sorriso si stampò sulla mia faccia. Poi lentamente sentì che i miei occhi si stavano chiudendo.

PARLA MATTEO
Ci dividemmo per tutta la casa mentre Ambar continuava a tenere d'occhio quel maledetto pallino blu che si avvicinava sempre di più alla casa. Entrai nella prima porta che vidi e finalmente rividi quei bellissimi occhi verde smeraldo di cui mi innamorai. Avevo trovato Luna, ce l'avevo fatta. Appena mi vide tirò un sospiro di sollievo, mi sorrise e poi lentamente chiuse i suoi bellissimi occhi. Mi avvicinai a lei correndo, la slegai da quelle catene e la presi tra le mie braccia. Scesi giù per le scale correndo e alla fine trovai anche gli altri. Tutti sorrisero e corsero addosso a luna. Lei ancora non si svegliava e stavo iniziando a preoccuparmi, così dissi:
Io: forza ragazzi dobbiamo subito portarla in ospedale prima che torni Michel!
Ma quando pronunciai queste parole fu troppo tardi. Michel entrò in casa furioso, e con tutta la rabbia che aveva in corpo iniziò a urlare:
Michel: pensavate di ingannarmi, pensavate che ce l'avreste fatta. Beh vi siete sbagliati di grosso, non avete idea di con chi vi siete messi contro.
Detto questo Michel iniziò a scagliarsi contro di noi ferendo Ambar ad un braccio e facendo cadere per terra Nina. Io appoggiai delicatamente Luna sul divano e intanto mi girai intorno per vedere dove fosse Simon. Non lo trovai, probabilmente era andato a chiamare la polizia. Nel frattempo Michel si avvicinò sempre di più a me e poco dopo iniziò a tirarmi dei pugni. All'inizio non riuscì a reagire, ma poi pensai a Luna, pensai al suo sorriso, ai suoi occhi, al suo profumo e al fatto che se non avessi reagito non avrei più potuto stringerla tra le mie braccia. Così mi alzai di scatto e iniziai a sferrare pugni e calci a Michel. Dopo un po' che continuavamo a picchiarci arrivò Simón che sussurrò:
Simon: sta arrivando la polizia!
Michel lo sentì comunque nonostante il bassissimo tono di voce del mio amico, e scappò via senza esitazioni. Simon soccorse Ambar e Nina ed io mi riavvicinai a Luna sussurrandole nell'orecchio:
Io: tranquilla amore mio, è tutto finito. Ti prometto che non ti accadrà più nulla. Te lo giuro.
Una mia lacrima cadde sulla sua guancia, ma poi la presi di nuovo in braccio mettendola in macchina e portandola in ospedale insieme a Nina, mentre Ambar e Simon aspettavano che la polizia arrivasse. Arrivati all'ospedale chiamai subito un dottore e portarono via Luna su una barella. Non ci rimaneva altro che aspettare.

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