CAPITOLO 9

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PARLA LUNA
Ero stanca di essere messa sempre da parte. Mi avevano ordinato di spostarmi nonostante fossi io la causa di tutto quel trambusto. Se davvero volevano che io mi allontanassi l'avrei fatto per bene una volta per tutte. Decisi così di andarmene dalla festa, senza dirlo a nessuno, senza farmi vedere: così forse mi avrebbero cercata davvero. Fuori il cielo era scuro e tenebroso. Non ero ancora pronta a scappare via. Per riuscire a non farmi vedere da nessuno andai a nascondermi in mezzo ai cespugli del parcheggio della scuola. Lì pensai molto a dove sarei potuta andare e mentre ero in sovrappensiero sentì qualcuno toccarmi la spalla. Feci un balzo dallo spavento e urlai. Pensavo fosse Matteo che mi aveva trovata, poi però sentì una grossa mano tapparmi la bocca per fare in modo che non urlassi; avevo capito chi fosse...

PARLA MICHEL
Il mio lavoro non era finito con Matteo. Volevo trovare anche Luna per fargliela pagare. Mi aveva lasciato per un povero novellino. Non lo accettavo. Finito il lavoro con l'italiano uscii dalla sala da ballo e andai a cercare Luna; non volevo farle del male, volevo solo chiarirle le idee... La vidi che sgattaiolava in mezzo ai cespugli del parcheggio. La inseguii e poi la sorpresi da dietro; fece un balzo ed un urlo così le tappai la bocca. Presa dal panico iniziò a dimenarsi e a piangere; la presi di peso e la portai nella mia macchina. Le dissi:
Io: se fai la brava non ti farò niente di male, altrimenti sai cosa succede alle bambine cattive?
Luna: Matteo mi troverà ovunque tu mi porterai, hai capito?!
Non le risposi e continuai a guidare.

PARLA LUNA
dovevo trovare un modo per scappare. Mi maledico da sola per non aver ascoltato Matteo. Sarei dovuta restare con Nina, a quest'ora sarei al sicuro tra le braccia del chicogallo. In fondo sapevo cosa volesse farmi Michel, ma non ci volevo pensare altrimenti sarei entrata nel panico. Pensai a vari modi per poter uscire dall'auto, ma nessuno mi convinceva. Pensai per un bel po' fino a quando la macchina si fermò. Michel mi osservò con uno sguardo vittorioso e soddisfatto, io invece sentivo già le lacrime scendermi sulle guance bollenti dalla paura ma anche dalla rabbia. Mi fece scendere dalla sua auto rossa fiammante e strattonandomi mi portò dentro una casa che a primo impatto mi sembrava abbandonata. All'interno i muri erano tutti grigi e pieni di muffa; le stanze erano tutte vuote tranne una. In questa camera piena di polvere e scatoloni si trovava un lettino, un piccolissimo letto con una coperta marrone ed un cuscino giallo e vecchio. Michel mi trascinò per tutta la stanza, poiché io puntai i piedi a terra per non lasciarmi portare lì su quel piccolo materasso. Mi legò alla ringhiera del letto mani e piedi con delle corde; li legò talmente stretti che quasi non li sentivo più. Dopodiché mi disse: ti pentirai di tutto quello che mi hai fatto, giuro che te ne pentirai.

SPAZIO AUTRICE
Holaa lutteiste! Non ho aggiornato per davvero tantissimo tempo, mi dovete scusare ma non avevo nemmeno un'idea. Ho scritto questo capitolo spero vi piaccia.
Vi faccio tantii auguri di BUON NATALE. Vi voglio bene, baci lutteiste.

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