Una luce diversa

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In viaggio in pullman è stato divertente tutto sommato: avevo progettato di ascoltare la musica e deprimermi un po', invece Amber mi ha coinvolto in un gioco di gruppo davvero divertente. Sono felice di essere venuta qui.

Stamattina non ne avevo voglia di alzarmi dal letto perché non ero riuscita a chiudere occhio a causa della discussione avvenuta con Cole poche ore fa, poi ho pensato che non sarebbe cambiato niente se fossi restata a letto, anzi sarebbe solo peggiorata la situazione. E, come mi sono ripromessa tanti anni fa, non mi sarei fatta buttare giù da niente e nessuno: devo essere forte e cercare, come meglio posso, di trascorrere una bella giornata in compagnia dei miei amici.

Scendiamo dal mezzo di trasporto, che ci ha condotti davanti a un grande edificio circondato da alti sbarramenti, e che ci verrà a riprendere tra qualche ora.

Entriamo dentro ai cancelli andando a finire in un giardino tenuto alla perfezione dove già noto delle persone che gesticolano tra di loro, senza produrre dei veri suoni.

La mia attenzione finisce sulla coppia dei miei amici fidanzati e, ammetto, che sono un po' invidioso della loro armonia: vorrei che anche io e Cole avessimo almeno una cosa in comune, ma in realtà non c'è ne sono ed è questo che ha portato a questa separazione.

Entriamo dentro la struttura trovandoci in una grande stanza principale dove si trova un cartellone raffigurante la mappa dell'edificio e la sua reception. Davanti a quest'ultima si trovano tre persone, due femmine e un maschio, e il maschio lo conosco bene essendo che è Luke.
Cosa ci fa qui uno come Luke?

Arriviamo davanti a quelle persone e la donna dai capelli castani ci incomincia a informarci che loro saranno le nostre guide e se abbiamo qualche domanda di rivolgerci tranquillamente a loro. Cerco di non incontrare gli occhi verdi del ragazzo che conosco, ma tutto inutilmente, visto che li incontro e subito distolgo lo sguardo concentrando tutta la mia attenzione sulla donna più anziana.

Devo star calma. Andrà tutto bene, basta che non mi si avvicini. Non voglio peggiorare le cose con Cole.

Le tre guide ci conducono in una stanza dove si trovano dei banchi e noi ci sediamo su di essi mentre le guide ci incominciano a spiegare un po': in questa struttura si trovano persone sorde, mute e ceche. Qui imparano a interagire tra di loro e anche il braille o la lingua dei segni. Questo è un posto sicuro dove nessuno viene trascurato o discriminato.

Dopo la prima spiegazione è proprio Luke a farsi avanti e farci vedere un po' di segni con le mani, i più facili da fare e ricordare.
Mi stupisce che uno come lui riesca a fare queste cose, ma infondo io non lo conosco e non so cosa abbia passato nella sua vita per condurlo fino a qui. Ognuno ha una storia dentro di se, diversa dalle altre che lo contraddistinguerà per sempre e lo renderà diverso, irripetibile.

Dopodiché ci rialziamo e ci dividiamo in gruppi, tutti con a capo una delle tre guide, e ci siamo divisi per la categoria che vogliamo osservare e interagire.

Edward e Amber vanno verso il reparto dei cechi con la guida Sarah, mentre io mi aggrego con il gruppo guidato da Luke che ci condurrà verso il reparto dei sordi.

Osservo quel ragazzo da lontano, mentre ci incamminiamo tra quei corridoi con attaccati al muro quadri pieni di vita o raffiguranti foto felici, e lo noto mentre parla con una ragazza del nostro gruppo e come sembra tranquillo mentre lo fa: sorride anche. Sembra diverso dal ragazzo che ho, purtroppo, conosciuto in queste settimane. Sarebbe più bello vederlo sempre così.

Entriamo in una grande mensa dai colori più variopinti e la nostra guida ci dice di andare dalla persona che più ci aggrada per poi ripeterci le regole fondamentali: loro sono sordi e non servirebbe a nulla urlargli in faccia, dobbiamo solo stare calmi e parlare con chiarezza senza mai abbassare lo sguardo.

Salice piangente.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora