Capitolo 2

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"Ehi, sei sicura di voler passare la notte.. qui? Insomma è una vecchia casa, isolata, e a quanto sembra sta per arrivare una tempesta.. Tu, qui, da sola.."

Non so perchè ma ho la sensazione che Jesper si stia autoinvitando a casa mia e la cosa non mi piace. Cioè non so se definirla.. casa mia?

"Starò benissimo, sono abituata a stare sola e le tempeste ci sono anche ad Oslo, buonanot.." mi interrompe prima che riesca a scaricarlo. Insomma sei un bel faccino ma io ho bisogno di dormire.

"Aspetta, senti tieni il mio numero, non penso tu abbia del cibo in quelle borse e non penso neanche che ci sia in casa.. Io abito qualche chilometro più in là e.. uhm domani potrei.. ecco potremo fare colazione insieme!" Ok tutta questa gentilezza è assillante, però ha ragione, ho finito i panini e anche abbastanza fame, figuriamoci domani; poi in fondo è stato carino.

Gli scrivo il mio numero sul cellulare e lo saluto, chiudendo la porta. Sbircio dalla tenda e vedo che se ne va, compiaciuto, voltandosi una o due volte.

Nauseante.

Non appena Jesper sfreccia via con il motoscfo, mi ritrovo sola. Lo so, lo so, ho mentito prima. Non sono abituata a stare sola e nemmeno mi piace. Ma d'altro canto sono davvero molto stanca e ho bisogno di qualche energia per curiosare un po' in giro.

Non mi ero mai accorta di quanto fosse grande questa casa, forse perchè le uniche volte in cui ci sono stata era sempre piena di vita. Un nauseabondo secco odore di chiuso ha rimpiazzato quello che una volta era il profumo dei manicaretti che cucinava la nonna. Mhm quel profumo inondava tutte le stanze della casa.

Ora che Jesper si è allontanato definitivamente riesco a sentire solo il rumore del silenzio.

Sembrerebbe che il mio respiro rieccheggi fra le mura dell'edificio.

"Uhm cara nonnina dimmi cosa vuoi da me." penso a voce alta.

È incredibilmente buio e la tiepida luce lunare che passa attraverso la finestra del soggiorno rende l'atmosfera a dir poco spettrale.

Salgo le scale per raggiungere le camere. Sono ancora indecisa su quale scegliere, non so se dovrei dormire nella stanza della nonna. Sarebbe inquietante, inquietudine non è paura.. giusto?

Perchè dovrei aver paura di mia nonna? O della stanza di mia nonna?

Rido di me stessa e apro la porta dopo qualche minuto in cui ci sono stata davanti.

La porta scricchiola, mh fantastico nessuno mi ha detto di essere in un film horror. Dalle fiabe agli horror, di male in peggio.

Il grande letto a baldacchino è al solito posto ma la sua normale eleganza è accompagnata da una triste aria di solitudine.

Di fronte alla porta, al lato del letto, c'è uno specchio che non ho mai notato, coperto da un pezzo di stoffa. Accendo la luce, mi avvicino e lo scopro, pulendolo un po' dalla polvere. Sono curiosa di vedere quanto male sia la mia faccia dopo una giornata del genere.

Il freddo pungente mi accarezza il collo, quindi decido di sciogliermi i capelli tinti di rosso melanzana dalla crocchia fatta precedentemente. Il pesante trucco nero unito alle profonde occhiaie che mi scavano gli occhi mi fanno sembrare una specie di zombie. Apro la trousse, mi tolgo orecchini e anelli e inizio a struccarmi, dall'eyeliner nero che contorna le iridi verdi fino alle labbra piene coperte da una massiccia dose di rossetto rosso.

Faccio una smorfia al mio riflesso nello specchio. Devo assolutamente dormire.

Decido di fare un ultimo sforzo e di andare ad accendere il riscaldamento, fa davvero freddo e fuori c'è tempesta.

Devo ammettere che non è il massimo stare da sola in questa casa vuota, ma mi ci abituerò.

Torno in camera, indosso una larga maglia nera che stona con la mia carnagione fin troppo pallida e, lentamente, mi addormento nel letto di Marie.

A un soffio di vento.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora