Capitolo 6

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Non avevo mai pensato a come potesse essere vista la mia vita da qualcuno di esterno.

Insomma, se ad un estraneo che mi avesse vista fosse stata raccontata la storia della mia vita penso che l'unica cosa che avrebbe provato sarebbe stata la compassione. In effetti, come biasimarlo? Onestamente mi facevo pena da sola, anche se dentro di me sapevo che la compassione non mi si addiceva per nulla. Mi hanno sempre detto che sono una "ragazza forte". Ma cosa vuol dire essere forti in un mondo in cui l'unica cosa che ci accomuna e ci rende in qualche modo uguali è il desiderio di felicità?

Ricerca di soddisfazione personale finalizzata a se stessa.

Questa era stata la mia conclusione.

Eppure io non mi ci rispecchiavo. Non avevo mai cercato di essere felice da quando lui se n'è andato. Da quando ho scoperto tutto quello che lei avrebbe dovuto dirmi dal principio. Cosa mi importa della felicità, di essere soddisfatta, quando l'unica cosa che magari mi avrebbe reso debole, e non la "ragazza forte", e felice mi è stata tolta?

Non sono mai riuscita a trovare un motivo per sprecare energie cercando di trovare un ripiego, un'altra cosa che mi rendesse felice.

In fondo tutto quello che desideravo era una famiglia normale. Una costante, qualcosa che mi avrebbe sostenuto nelle mie scelte invece di ignorarmi totalmente.

Ora mi ritrovo qui, distesa sul terreno umido, violata, incapace di muovere un muscolo. Il dolore fisico è stato atroce e violento, quello psicologico forse inesistente. Sono solo stanca, senza forze, ma ho la mente lucida. Mi rendo conto che ho il pieno controllo della mia psiche e non so se sia una cosa positiva dopo quello che mi è appena successo.

Quando ti arrendi, ti arrendi per davvero, quando non trovi nessuno sfogo e nessun motivo per cercare di essere felice, non ti ferisce più nulla. E in fondo è una cosa buona, è una corazza. Non mi illudo che la mia vita possa essere migliore e quindi mi abituo al dolore, che per me non è dolore, ma in altro modo non saprei come definire questo stato d'animo.

Ho ancora gli occhi chiusi quando sento lo stropicciare di foglie secche sul suolo sotto i passi veloci di qualcuno.

É tornato, non ne ha avuto abbastanza?

Sento la pressione di una mano sulla schiena, un tocco un po' più freddo di quello precedente. Mi sento prendere per le gambe e la vita e sollevare lentamente da terra. Cerco di aprire gli occhi, riesco a vedere tramite quelle piccole fessure i capelli biondi di Jesper, il sudore sulla sua fronte, l'espressione increspata e gli occhi vagamente lucidi.

Vedo le sue labbra piene muoversi, ma non sento niente. Mi fa impazzire, è una tortura, ma non riesco a muovermi. Non importa.

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Fuori è mattina, lo percepisco dai fringuelli che cinguettano in lontananza, fuori dalla finestra.

Non ho ancora mosso un muscolo, preferisco pensare. Ho più paura del dolore fisico che di quello mentale che in effetti è probabilmente inesistente.

Sono in una camera da letto, che non è la mia, cioè.. quella di mia nonna.

Le lenzuola profumano di menta e sono morbide, mi dispiace sporcarle.

Le pareti sono rosa, con dei piccoli quadri inutili e senza senso sparsi qua e lá. Il letto è piccolo, appoggiato a una parete sotto la finestra.

La stanza è piccola ma confortevole, anche troppo per i miei gusti. C'è un comodino con dei fiori e il mio telefono vicino al letto, un grande armadio marrone, sproporzionato a confronto con il resto dell'arredamento, in fondo alla camera.

Di fronte a me una porta di legno di cilegio, riccamente decorata, sembra.. antica.

Decido di alzarmi almeno per capire dove sono. Per mia grande sorpresa sono vestita, indosso dei boxer da uomo e un grande maglione di lana che mi arriva a metà coscia. Non ho la minima intenzione di rendermi conto di quanto sia rovinato il mio corpo per colpa di lividi e quant'altro.

Esco dalla camera per trovarmi in uno stretto corridoio, questa volta le pareti sono bianche. Sento delle voci e decido di seguirle.

Scendo le scale e mi ritrovo in un grande salotto, con due persone che stanno conversando animatamente e che non sembrano nemmeno accorgersi di me.

Uno è Jesper, è preoccupato e sta alzando la voce.

"Non so come dirglielo!" urla.

"Non devi farlo, non dobbiamo. Non è giusto farlo"

La voce che risponde è inconfondibile, ed eccola lì. Con la sua chioma bionda, perfettamente acconciata che contorna i morbidi lineamenti quasi regali. La carnagione bianco latte contestualizza dei bellissimi occhi azzurri, provocanti, sopra delle labbra piene tinte di rosso sangue.

"Sempre bellissima Amalie"

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 23, 2014 ⏰

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