Capitolo 2

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Freddo.
Buio.
Dolore.
Erano queste le tre cose che riusciva a percepire mescolato in un unico groviglio di paura.

Il freddo e il buio del bosco in cui stava correndo e il dolore che gli martellava nel petto.
Stava correndo, anzi stavascappando.
Qualcuno lo stava inseguendo e non sembrava volerlo lasciare andare.

Non riusciva più a respirare, doveva fermarsi per riprendersi, ma non poteva, o qualunque persona o cosa lo stesse inseguendo lo avrebbe raggiunto.

Ma inciampò.

Cadde.

Cercò di rimettersi in piedi, ma la creatura lo raggiunse ancor prima di quel che pensava.

Si voltò.

Li vide.

Due occhi rossi, iniettati di sangue e odio.

Gli fu subito addosso, le mani dalle dita ossute si strinsero sulle sue braccia, bloccandolo per terra. Nonostante fossero vicini, riusciva solo a vedere i suoi occhi rossi, i contorni del suo viso erano sfocati.

Aprì la bocca cercando di gridare, ma non uscì niente.

Due robuste ali si aprirono sulla schiena della creatura e...

«NATHAN HUNTER!!»

Il grido della sua professoressa di latino lo fece svegliare.

Sollevò dal banco la testa e la prima cosa che vide fu il viso rugoso della sua professoressa contratto in espressione furiosa. Intorno a lui, gli occhi dei suoi compagni lo osservavano.

Mai visto una persona svegliarsi? Si chiese Nathan tra sé e sé, ma loro risatine gli fecero ricordare che lo stavano sfottendo.

Già, era lunedì ed erano esattamente le 11:59, non c'era bisogno di controllare l'orologio per saperlo, Nathan ne era sicuro.

La prof si avvicinava al suo posto, furiosa con i tacchi che minacciavano di emettere scintille contro il pavimento, cercando dimostrare il suo lato più minaccioso ma risultando solo più goffa, mentre in una mano stringeva un foglietto con su scritto qualcosa, ma Nathan conosceva anche quello che c'era scritto sopra.

Non appena la donna le fu vicina, sollevò la mano, pronto a ricevere il biglietto, sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori. Non si sarebbe lasciato mettere i piedi in testa né da lei né dai suoi compagni.

Quella, scioccata per un attimo, si fermò con la mano a mezz'aria, ma qualche istante dopo consegnò il biglietto a Nathan, per poi indicare la porta della classe.

Tutto con un silenzio ostentato dalla labbra tinte di rossa della donna semi anziana serrate tra i denti. Sapeva bene che un giorno o l'altro gli avrebbe gridato in faccia talmente tanti di quegli insulti da ospizio che le sarebbe vento un attacco di cuore.

Nathan si alzò, prese lo zaino ed uscì dalla classe.

Anche quella volta era stato spedito nell'ufficio del preside .Motivazione? Sonnellino durante le lezioni!

Ormai era diventata un'abitudine.

Anzi, più che abitudine, era qualcosa di un po' più profondo.

Che volesse o no, dall'inizio di febbraio ogni giorno dalle 11:02 alle 11:59 il suo corpo non rispondeva più, ogni senso si intorpidiva e infine si addormentava. E durante quel periodo, faceva sempre lo stesso sogno, finiva e cominciava nello stesso modo, come una pellicola incompleta.

Loved by a Demon [YAOI]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora