Prologo

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Grande come una quercia, forte come un toro e bello come un angelo... ma lui era un demone.
Non era giusto, non poteva permettere loro di sigillarlo, di allontanarlo da lui. Ma non poteva ribellarsi ai loro ordini e ai suoi doveri.
Lacrime di sangue rosso rubino gli solcarono le guance mentre lo stesso rosso lo osservava con odio.
Doveva dirglielo, doveva assolutamente dirglielo, doveva dirgli che lo amava. Ma gli avrebbe mai creduto? Era colpa sua, solo ed unicamente colpa sua.
Quante volte quelle braccia forti lo avevano stretto in un abbraccio forte e protettore? Quante volte quelle ali lo avevano portato nel più alto dei cieli? Quante volte quelle mani lo avevano accarezzato con dolcezza? E quante volte quelle labbra si erano impossessate delle sue in baci dolci e appassionati, pieni amore e lussuria?
Ma ora di quelle braccia, di quelle ali, di quelle labbra non c'era più niente. Solo un corpo avvizzito stretto da catene e filo spinato. Ma quegli occhi... quelli continuavano ad osservarlo con odio.
Beh, se lo meritava, l'aveva tradito, aveva tradito la persona che amava di più al mondo. Meritava anche quella maledizione.
Ripensò a tutti i momenti che aveva passato con lui e altre lacrime si aggiunsero alle prime.
Il corpo del demone si raggrinziva secondo dopo secondo, ma i suoi occhi rimanevano sempre puntati su di lui.
Gli piangeva il cuore, non voleva abbandonarlo! Ma quelle braccia lo costringevano a rimanere fermo ad osservare e quelle voci che cercavano di calmarlo, di rassicurarlo non facevano altro che stordirlo.

Gli dicevano che era tutto a posto, che era così che doveva andare, che era giusto, che ora era libero.

Ma Jonah sapeva di non essere mai stato prigioniero, almeno non della persona che amava. Altre catene lo imprigionavano, quelle del suo dovere verso le creature luminose e piene d'amore.

Gli faceva male il cuore a vedere quello strazio e la gola per le grida di tormento. Piangeva, si disperava e urlava. La sua voce tanta elogiata e piena di dona era diventata un triste lamento.
Però, era felice.
La maledizione che il suo amore gli aveva lanciato gli avrebbe strappato la vita nel momento in cui quello sarebbe stato sigillato.
Il vento cessò, le grida di dolore si calmarono e la maledizione seguì il suo corso.
Sentì un dolore lancinante al petto, ma non avrebbe gridato, quello era un suo dono.
Si accasciò per terra non più sorretto dalle mani. Il dolore era forte, ma lui era felice: sarebbe morto per mano del suo unico amore.
Osservò per l'ultima volta il corpo inanimato che aveva di fronte e sorrise, stanco.
«T-ti...amo» sussurrò prima di spirare.
I suoi occhi dai colori diversi si chiusero per l'ultima volta e sulle labbra un sorriso dolce e felice.
Sì, lui era felice, perché non sarebbe riuscito a vivere con la colpa di aver tradito il suo amato. Non gli importava se lo odiava, perché era stato lui a togliergli la vita, perché lo aveva liberato, perché lui lo amava.

Loved by a Demon [YAOI]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora