La casa

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Mi svegliai all' improvviso. Non mi ricordavo nulla della sera precedente. Non ero a casa mia, ma in una abbandonata , tutta bianca con delle particolari rifiniture dorate sul soffitto che riprendevano uno stile classico e vittoriano. I pavimenti erano di marmo bianco, così anche le modanature e i battiscopa. Osservavo alte finestre in legno scuro con vetri sfondati, da cui entrava una familiare e tranquillizzante luce dell' alba. Guardando fuori capii di essere in una casa in campagna perché potevo ammirare infiniti campi coltivati bagnati dalla rugiada. La stanza era molto grande, supponevo di essere all' ultimo piano di quella casa perché non c'erano altre scale o porte, si poteva solo scendere.Era tutta vuota, c'era soltanto qualche straccio a terra. Giacevo ancora sul pavimento e non mi ero ancora guardata, ero troppo impegnata ad osservare la casa, ma poi mi decisi a vedere come ero combinata. Avevo indosso un vestito che arrivava a mala pena sulle ginocchia, bianco che sembrava essere stato fatto sul momento con uno straccio da cui si erano ritagliati 3 buchi, per le braccia e la testa. Era tutto strappato ed a giromaniche, sporco di sangue. A quella vista un brivido mi percorse il corpo, osservai le mie gambe e notai di essere piena di lividi, con vari tagli poco profondi sulle gambe. Avevo le mani sporche come se avessi lavorato come un meccanico, vicino ad una macchina. Non potevo vedermi allo specchio ma immaginavo la mia folta chioma liscia nera che mi arriva alle spalle tutta scompigliata con qualche nodo qua e la. Immaginavo i miei occhi verdi chiari arrossati, avevo la sensazione di avere pianto. Dal labbro inferiore sentivo un bruciore di quelli che si provano quando si ha un taglio. Toccandomelo ebbi la conferma perché sull'indice della mano destra avevo del sangue. Perlustrando con le mani bene il viso notai che ero struccata e riportavo lo sporco che avevo sulle mani anche sulla guancia destra. Terrorizzata e confusa decisi di alzarmi, feci una leggera pressione sulle mani e mi girai a pancia in giù, piegai le ginocchia intenta ad alzarmi e sentii un dolore difficile da descrivere, ma molto forte. Ignorai questo e facendo forza sulle mani mi riuscii ad alzare ma appena in piedi rischiai di cadere perché ero molto debole, probabilmente non mi nutrivo da molto.I miei occhi si incrociavano e vedevo tutto doppio,sembrava che mi fossi ubriacata come al mio sedicesimo compleanno,un mese fa. Non ci diedi peso e zoppicando ,per colpa di un dolore forte al piede sinistro,mi diressi verso le scale per scendere, ma, anche se non distavano molto da dove mi ero appena rialzata mi sembrava distasse kilometri. Passo dopo passo sentivo il pavimento congelato sotto i miei piedi che mi provocava una piacevole sensazione che mi distraeva dal forte dolore. Mi guardavo intorno ancora affascinata dal luogo in cui mi trovavo. Appoggiai il piede destro sul primo gradino e per un attimo credevo di svenire, mi aveva appena trapassato un vento gelido, che aumentava i miei brividi, le mie paure, i miei dubbi. Le scale erano in marmo bianco con un corrimano in legno scuro e rovinato, pieno di schegge. Non notai questo ultimo particolare così mi ci appoggiai con la mano sinistra per scendere ma mi si conficcarono due spine al centro della mano. Mi misi a piangere, ero piena di dolori e non sarei riuscita a sopportare anche quello così cercai di levarmele e nel farlo mi dimenai e persi l'equilibrio. Rotolai per le scale che sembravano essere infinite,tentando di tenere la testa sollevata per non farla sbattere a terra. Mi fermai al piano terra. La mia testa sanguinava e così persi i sensi. Fui risvegliata dalla familiare voce femminile di Samantha, la mia migliore amica.Lei c'è sempre stata per me, non si è mai rifiutata di aiutarmi. È una bellissima ragazza, alta,bionda cenere con i capelli che le arrivano poco sotto il seno, gli occhi neri , pallida come se non avesse mai preso il sole. Ha gli zigomi rosati e ,le labbra continuamente arrossate e screpolate, lei non si cura molto, è sempre struccata e non conta troppo per lei l'aspetto estetico. È magra ed ha un naso molto piccolo, alla francese. Lei esteticamente è l'opposto di me. Io sono di altezza medio bassa, ho gli occhi verdi, verso il grigio, i capelli neri che arrivano sotto le spalle. Sono anche io molto chiara di pelle, ho un naso medio che io definisco "a patata", non sono grassa, mi definisco formosa. Samantha è originaria della Danimarca,  ma è venuta a vivere qui,ad Alexandria, per questioni familiari.   Insieme a lei c'era mio fratello Cole, un ragazzo alto 1,80 cm circa,castano,occhi verdi,molto simile a me dal punto di vista estetico. I suoi occhi parlano per lui, hanno un'aria sofferente, che descrivono dei sentimenti cupi.Lui mi fissava con disappunto e preoccupazione. Tentai di salutarli ma dalla mia bocca uscì soltanto qualche sillaba, loro mi sorrisero e mi sollevarono da terra. Mi portarono fuori e mentre facevano questo io riuscì a scrutare quel piano. Aveva le pareti ed il soffitto neri con dei particolari in oro simili a quelli del piano sopra. Le finestre erano uguali alle altre della casa, il pavimento era in legno scuro. C'erano tre divani a due posti marroni scuro rotti, graffiati da qualcosa che poteva essere un gatto ma con delle unghie davvero grosse. Mentre uscivamo sentivo qualcosa dentro di me che voleva rimanere in quella casa,come un filo invisibile che mi tirava dentro.Mi volevo alzare per rimanere nella villa ma ero troppo debole in quel momento. Una volta all' esterno mi misero in macchina, nei posti dietro, presero dei fazzoletti e dell' acqua ossigenata e me la misero dietro la testa per bloccare definitivamente l'emorragia. Cole si sedette dietro con me mentre Sam metteva in moto la macchia. Potevo ammirare l'esterno, la casa non era recintata, ma era circondata da campi abbandonati che sembravano infiniti. Mi venne voglia di correrci in mezzo ma il mio buon senso mi suggerìdi evitare di farlo. La casa all' esterno era color crema, abbastanza grande con delle rifiniture stile vittoriano bianche. Doveva essere proprio una bella casa. Il sole mi suggeriva che fosse prima dell' ora di pranzo. Era una calda giornata d'agosto, una di quelle in cui ti viene voglia di andare al mare, e invece io ero in una condizione orribile. Samantha mise il piede sull' accelleratore e partimmo, mi percorse un brivido lungo la schiena, avrei tanto voluto aprire la portiera e tornare in quella casa, ma non ci riuscivo. Ero tanto preoccupata per quel pericoloso istinto, sapevo che poteva portarmi a fare cose pericolose ed insensate. 《Sierra,direi che hai fatto un bel volo mi sa》pronunciò Sammy interrompendo quel silenzio. Cole la guardo con disapprovazione, poi, esitanto per un momento, disse《 Samantha non si scherza su queste cose e sei abbastanza matura dovresti saperlo, hai sedici anni!》. Mio fratello ha solo due anni in più di me e la mia migliore amica ma ragiona come un ottantenne. Io feci un sorriso "dolce" a lei perché sapevo che non sarei riuscita a dire qualcosa. Arrivammo in ospedale e fui subito accolta e visitata.

 quel sole che vedo spuntareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora