Il dolore

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Passai tutta la settimana in quella stanza, non mi azzardai ad uscire da quella porta, tranne quando me lo dicevano i dottori. Cole ha passato tutti i giorni e le notti con me, sapeva che avevo paura di rimanere da sola dopo quello che era successo. Cercai di non pensare all' accaduto, ma l'impresa era troppo ardua per essere compiuta,infatti, passai le giornate a farmi domande su perché non avessi potuto controllare il mio corpo quella notte, mi chiedevo perché sentissi il bisogno di ritornare in quella casa, ma soprattutto, pensavo e ripensavo a quel dolore in petto, un dolore impossibile da sopportare. Sembrava che qualcuno volesse far uscire il mio cuore dalla mia gabbia toracica, dal mio petto. Lo sentivo scontrarsi con le mie ossa, mentre batteva velocemente. Per un attimo ho sentito i miei piedi che si sollevavano da terra, per permettermi di andare verso il cielo. Forse era quello che desideravo in quel momento, speravo di poter mettere fine alle mie sofferenze in un qualche modo. Successivamente a quel male urlai, in una maniera indescrivibile. Sembrava che dentro di me ci fosse il demonio, impaziente di uscire.
La mattina in cui mi rilasciarono, prima di uscire dall'ospedale, mi presi un momento per osservare per l'ultima volta quella camera, che aveva custodito tutte le mie paure ed i miei dubbia creatisi in quella settimana. Osservai quell' orologio il cui rumore mi fece compagnia per tutta la prima notte, quel letto rotto che mi inquietava così tanto, la finestra enorme che faceva entrare una luce che indicava che si stava avvicinando l'ora di pranzo.
Tornammo a casa, mio fratello era al volante e ,come suo solito quando guida, non parlava perché concentrato a guardare la strada. Lui era sempre molto prudente in macchina, probabilmente era traumatizzato da ciòche successe ad i nostri genitori.
Entrammo in villa ed appena chiusi la porta d'entrata Cole mi strinse forte a se e mi sussurro' 《 Non voglio che ti capiti più nulla, a costo di legarti ad una sedia e rinchiuderti in cantina》 ed accenno'una risatina. Quelle parole mi riempiono di gioia. Sapere che c'era qualcuno al mondo che non poteva vivere senza di me mi dava la forza di andare avanti. Gli dissi 《Tranquillo prometto di restare tutto il tempo sul divano》, lui rispose 《E no mia cara, in palestra tu ci vai》. Scoppiammo a ridere entrambi e poi ci sedemmo sul grande divano di un colore che ricorda il bianco sporco. Guardammo tutto il pomeriggio dei film comici scadenti, divertendoci a criticare tutti gli errori che facevano gli attori. Mangiammo un panino con pomodori ed insalata, successivamente alle nove Cole si addormento perché era molto stanco. Io ,invece, non riuscivo a prendere sonno come accadeva di solito. Mi salì dell' improvvisa curiosità.  Presi il portatile e cercai delle informazioni sulla casa misteriosa dove mi ero ritrovata, trovai scritto che era stata costruita a fine 800 e fu stata occupata da una famiglia con cinque figli che poi qualche anno dopo era stata abbandonata da loro per motivi misteriosi. Il figlio più piccolo disse in giro che era infestata da qualcosa ma chiaramente nessuno ci credette.
Mi stupii nel trovare tante informazioni su quella casupola, credevo fosse una di quelle solite sconosciute, senza una particolare storia dietro. C'era da dire che ,anche se erano presenti siti su quella casa in abbondanza, la sua storia non mi sembrava particolare, era semplicemente una stuttura abbandonata da più di 100 anni. Quello che mi colpì di più fu che nelle foto mostrate sui siti la casa era tutta piena di ragnatele e muffa,i divani non erano presenti, e poi il piano terra era bianco come quello di sopra. Eppure mi ricordavo perfettamente che quello di sotto fosse scuro, con pareti e soffitto nere, con dei divani ed entrambi i piani erano puliti. Ero arrivata al punto di dubitare dei miei ricordi, così svegliai mio fratello per chiedergli cosa aveva visto lui, ma la sua risposta fu uno sbadiglio, e subito dopo si riaddormento'. Chiamai Samantha e lei non mi rispose, riprovai per altre sei volte ma inutilmente. Le ore passavano, la mia curiosità cresceva. All'una di notte non ce la feci più ad aspettare il risveglio di mio fratello, così mi alzai dal divano, presi l'indirizzo della casa e le chiavi dell' auto e mi diressi all'esterno della casa.
Misi in moto l'auto e arrivai davanti a quel villino nel giro di un'ora. Mi sembrava tutto normale dall'esterno, ma poi notai da una finestra ,situata nella parte destra della casa, una luce molto fioca, di giorno quasi impossibile da vedere. Spiccava nel buio quasi assoluto, in strada c'erano solo due lampioni lontani dalla struttura. Tremante mi avvicinai all' entrata della casa, e sentii di nuovo quella voglia di entrare e di rimanere li. Aprii la porta e varcai la soglia della villa, si spense quella misteriosa luce e se ne accese una forte, che sembrava provenire da un lampadario, ma ciò chiaramente non era possibile. Questo non mi spavento', anzi, mi percorse il corpo un brivido di eccitazione. Volevo sapere di più. Le pareti  erano come me le ricordavo, nere. Percorsi la stanza fino ad arrivare in un angolo a sinistra, dove c'erano i divani. Erano rotti come me li ricordavo. Sembravano tagliati da qualcosa comeuna katana. Mentre osservavo il divano mi sentì toccare la spalla, mi spaventai e mi girai, ma dietro di me non c'era nulla. Mi sentì tirare il braccio in avanti, e seguì quella sensazione che mi condusse davanti ad un porticina della casa nascosta che probabilmente dava nel seminterrato essendo a terra. Mentre mi chinai per scrutare quella porta il mio telefono squillo'. Lo sfilai dalla tasca sinistra, era mio fratello. Stavo per rispondere ma qualcosa di invisibile lo lanciò in modo brusco dall' altro lato della casa. Mi spaventai, corsi dall'altra parte della casa per raccoglierlo da terra ma mentre mi avvicinavo si spacco magicamente a metà, diventando inutilizzabile. Cominciai a tremare ed a piangere per la paura, poi corsi all' esterno e misi in moto l'auto. Nel farlo osservai di nuovo la casa e notai che c'era quella luce fioca che avevo notato prima.
Tornai a casa ancora scioccata. Mio fratello stava tremando per  la rabbia e la paura. Gli raccontai che ero andata in quella casa ma non era successo nulla e promisi di non tornarci mai più. Per tutta la settimana cercai di non pensare all'accaduto. C'ero quasi riuscita ma un pomeriggio trovai sulla parete di camera mia una scritta con la bomboletta rossa che diceva "The hell". A quella vista stavo per svenire, ma mi trattenni. Nel giro di qualche ora quella scritta scomparve magicamente.

 quel sole che vedo spuntareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora