Le Fatine del sorriso non erano altro che adulti, prevalentemente donne, travestiti da fatine con tanto di ali e vestitini molto simili ai tutù utilizzati dalle ballerine di danza classica.
Eva poteva certamente dire che avessero un forte impatto visivo, per forza, dato che ognuno dei loro costumi aveva un colore diverso. Se ne stava seduta su un gradino osservando le diverse attività organizzate quel giorno, chi si faceva truccare il viso a seconda del personaggio Disney o cartone preferito, chi si improvvisava pittore e dipingeva -su diverse tele messe a disposizione- i propri pensieri, genitori, animali domestici, infermiere, chi saliva sul castello di Topolino o ancora chi giocava a Twister, il tutto perfettamente pianificato in diverse aree del giardino del Queen Elizabeth. Il tempo aiutava parecchio, più che sicura fossero le undici e mezzo del mattino-contando venti minuti dall'ultima volta che l'aveva chiesto all'infermiera presente- il sole quella mattina era parecchio forte per essere solo a Gennaio, per questo si era permessa di uscire solo con il completo di quel bianco standard previsto per tutti i pazienti, senza appesantirsi ulteriormente.
<Vuoi giocare con me?> questa era la voce di Linda.
Aveva conosciuto Linda la terza settimana dal suo arrivo in ospedale, malata di cardiomiopatia aritmogena e per questo bisognosa di continui controlli e osservazione, Linda aveva iniziato a parlare ad Eva come se fosse una sua amichetta d'infanzia e per di più, come se fosse completamente "normale".
Non ci volle molto per far iniziare una piccola amicizia tra le due ma a distanza di cinque mesi, nonostante avesse stretto altre piccole amicizie con diversi bambini, Linda aveva un posto speciale. Eva suppose perché lei fu la prima in quel posto a guardarla veramente.
Aveva i capelli di un biondo miele e occhi di un verde smeraldo, la sua carnagione era perlacea e nei momenti in cui se ne stava ferma a colorare sul tavolino della hall nella Kids section, pareva proprio una bambola di porcellana.
Ad Eva spaventavano a morte.
<A cosa vuoi giocare?> Le stava carezzando le punte dei capelli.
<Voglio farti un disegno> Il cuore gioioso.
<Ma non sono un buon soggetto, Linda> A dire la verità Eva non era una particolare amante delle foto, che ritraessero se stessa. D'altro canto però, amava l'arte, amava tutta l'arte ed era convinta che per quanto forte fosse il dibattito "dipinto-fotografia", quest'ultima fosse una delle più incredibili forme d'arte. Per questo due anni addietro si destreggiava con una misera Polaroid, sprecando le diapositive con foto alquanto deludenti di case, passanti sconosciuti in vicoli bui o perfino gatti randagi trovati per strada.
<Per me sei bellissima> Linda le aveva già preso la mano e la stava indirizzando verso l'ultima tela rimasta bianca, nella parte sinistra del giardino.
Una delle fatine la guardò con un cipiglio strano ma alla fine continuò a truccare il volto di un bambino dalla carnagione olivastra, certa si chiamasse Adam, mentre Eva prendeva il suo posto sulla sedia di fronte a Linda ed improvvisava molto goffamente una posa ed un sorriso.》《
Parecchi minuti più tardi quello che ne uscì fuori fu il tipico disegno di una bambina di cinque anni: un corpo minuto seduto su una sedia, un cerchio a significare il viso con due punti verdi ben calcati per indicare gli occhi, naso composto da una linea che alla fine curvava verso sinistra, bocca formata da una parabola in sú e due linee che scendevano lunghe laterali, a destra e sinistra per indicare i capelli, colorati di nero. In quanto al paesaggio beh, un sole in alto a destra ed una distesa verde sullo sfondo. Non avrebbe voluto altro risultato se non quello ed aveva già deciso di appenderlo sul muro della sua misera stanza. Con il disegno fra le mani, sentiva come se qualcosa la stesse richiamando, come una sorta di connessione collegata a quel piccolo gesto che improvvisamente le stava picchiando in testa ma non riusciva a riportarla pienamente alla luce, non riusciva a vederla con chiarezza.
La testa batteva, premeva, urlava forte.
<Sembro davvero più bella di quanto lo sia in realtà, Linda, mi piace molto> Le schioccó un bacio sulla guancia ma il rumore non si affievoliva.
<Ti piacciono i capelli?> Linda la guardava dal basso.
<Certo e sono anche molto lunghi>
A pensarci non tagliava i capelli da settimane prima del suo arrivo in ospedale e non era solita specchiarsi ossessivamente lì dentro, insomma, per chi avrebbe dovuto farlo?
Il disegno per quanto semplice, rispecchiava la realtà. I suoi capelli erano di un nero corvino, abbastanza lucente seppur non usasse curarli costantemente.
I suoi occhi, di un verde smeraldo, forse oserebbe dire siano il tratto che più le vada a genio di se stessa.
La sua corporatura, sempre stata minuta per i suoi 1, 70 cm, non era cambiata con la permanenza al Queen Elizabeth, ed ultimamente risultava ancor più sciupata.
L'unico bonus era solo un'abbondante terza sul davanzale, che con l'andare avanti a brodo di pollo e purè di patate, l'avrebbe lasciata nel giro di un mese.
<Eva, puoi venire un secondo?> Tish in piedi sul gradino a poca distanza da lei.
<Verrò a trovarti più tardi, mh?>
Un segno col pollice in sú ed un bacio sulla guancia, per poi sgambettare via.
<Dottoressa Tish Jones, sono al suo cospetto>
<Mi fa piacere vedere che siamo di buon umore oggi> Sorrise di rimando Tish.
<Le domeniche provo a prendere per culo la vita> Eva lancia un'occhiata fuggiva al cielo, come se ci fosse qualcuno a manipolare gli esseri umani da lassù.
Tish guarda per un secondo alle sue spalle.
<Ti stai divertendo?> Accenna al disegno che Eva ha fra le mani.
<Linda ha insistito per farmi un disegno> Lo porta dietro la schiena.
<Sei tu?> Chiede con sincera curiosità.
Un rimbombo insistente nella testa.
<Posso vederlo?>
Una sensazione di continuo bombardamento.
<Perché cazzo non smetti mai di parlare?>
Aveva alzato la voce.
Non avrebbe permesso di far vedere a qualcun altro il disegno che le aveva dedicato Linda, perché era qualcosa rivolto solo a lei e che solo lei meritava di vedere e quella sensazione di ricordo che non riusciva a capire da che parte provenisse, la stava logorando.
Dove sei.
Cosa sei.
Chi sei.<Margaret, accompagneresti Eva alla numero centoquindici, per favore?> Si rivolse ad una delle infermiere sul posto.
Poi <Sarò da te alle cinque del pomeriggio> continuò, la serenità nella sua voce non l' abbandonava mai ed era ciò che a lei più faceva saltare i nervi. Nella sua testa il pensiero "Perché sei così fottutamente stabile" si ripeteva più di dieci volte al giorno.
Un'altra domenica tramutata in merda.》《
La pioggia picchiettava contro il vetro della finestra, Eva seguiva le gocce che si schiantavano contro di essa con lo sguardo per poi riportarlo sulla pagina del libro che stava leggendo.
Quel mese aveva scelto Foglie d'erba di Walt Whitman.
Aveva lasciato il televisore acceso per una sorta di compagnia, ma adesso stavano trasmettendo un video musicale ed iniziava a darle un po' fastidio. Non appena prese il telecomando in mano per spegnerlo, il video finì e pensò con ironia se esistesse davvero il fato o le assurde coincidenze che la vita ti pone davanti.
Non ci fece comunque molto caso e riprese a leggere da dove aveva interrotto.
" Indiscusso e acclamatissimo Re del Pop, Michael Jackson, il quale ricordiamo si esibirà in tre date nei prossimi ventotto, ventinove e trentuno Gennaio, al Wemblay Stadium di Londra, con il suo Bad World Tour, velocemente andate sould out. Continuiamo a dare uno sguardo in quali delle altre città si fermerà il tour, che come ben sappiamo è il primo da solista per il cantante, subito dopo Londra, la troupe di Jackson farà tappa a Cardiff.. "
Fu quello che le arrivó alle orecchie distrattamente, e prima di rendersene conto aveva già focalizzato l'attenzione sulla scatoletta quadrata parlante, ciò avvenne con molta probabilità solo perché nel suo cervello si creò l'associazione "Londra-posto in cui mi trovo segregata attualmente". Le faceva strano sentire il nome della sua città in tv e ancora più strano sapere che aldifuori del luogo in cui si trovava, accadessero semplicemente cose.
<Ti piace?> Spostò lo sguardo per incontrare quello di Tish, in piedi poco dopo la porta, probabilmente doveva essere appena arrivata. Non l'aveva notato.
Era abbastanza deprimente il fatto che vedesse quella donna più della sua famiglia ma suppose che era così che dovevano andare le cose, in quanto sua psichiatra.
<Chi?>
<Michael Jackson> Indicò col capo il televisore, che stava trasmettendo un excursus degli ultimi concerti live che il cantante aveva tenuto.
<Non so molto di lui> In effetti era un po' impreparata, sapeva che era molto abile nel ballo, conosceva il brano Thriller, perché anni prima non si parlava d'altro e sicuramente anche un brano che aveva a che fare con un figlio che non era il suo, Billie Jean se la sua memoria voleva collaborare. Ricordava anche qualcosa che riguardasse il suo naso e la sua pelle, per via dei numerosi telegiornali e giornalini che ne scrivevano.
Ora che ci si soffermava di più, ad Abbie, sua più stretta amica di una volta, piaceva quasi ossessivamente. Sapeva di poter tirare qualche informazione in più dai suoi ricordi se solo si fosse sforzata un po' ma il solo riportare alla mente il nome dell'amica, attuava un meccanismo di rimozione e tutto iniziava a prendere una piega ovattata e confusa. Ad Eva non andava di pensarci sú.
<Penso sia okay, comunque> Aggiunse, era come se Tish si aspettasse qualcos'altro dalla sua risposta precedente.
La donna tiró su i lati della bocca che andarono a formare uno strano sorriso, come se sapesse qualcosa in particolare da tenere segreta per qualche oscuro motivo.
<Ti va di parlarmi di stamattina?>~~
Autrice.
Come promesso non dirò più molto, se non in particolari casi, voglio che capiate il corso della storia passo dopo passo. L'unica cosa che mi permetto di dire è che ci tengo tantissimo a questa storia, mi sto impegnando con tutta me stessa per scrivere qualcosa di coerente, sensato e soprattutto non banale, che abbia un significato dietro il semplice appellativo di "fan fiction" e che se vi trovate a leggere, lasciatemi anche un piccolissimo commento per farmi capire che non scrivo per il vento.
Tanti bacini,
michaeleyes_
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Clinical.
Fanfiction1988, Queen Elizabeth Hospital, Londra Spostò lo sguardo per incontrare quello di Tish, in piedi poco dopo la porta, probabilmente doveva essere appena arrivata. Non l'aveva notato. Era abbastanza deprimente il fatto che vedesse quella donna più d...