IV.

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La mattina dopo, al suo risvegliò, la prima cosa che avvertí aperti gli occhi fu uno strano senso di nausea.
Diede la colpa alle pillole del giorno prima, non era la prima volta che le capitava di riscontrare nausea come uno dei sintomi anzi, pensandoci bene, era il sintomo che da mesi a questa parte si era manifestato di più, accanto a vomito o perdita dei sensi con successivi svenimenti.
Premette le mani sul materasso per alzarsi sulla schiena, sedendosi per avere la visuale sulla porta.
L'orologio segnava le otto e un quarto, per ciò non si sorprese del silenzio che ancora aleggiava nei corridoi.
Ricordava di esser riuscita a dormire qualche oretta in più ultimamente, nonostante avesse attacchi di panico e crisi frequenti durante la notte che la portavano a soffrire di insonnia. Nell'ultima settimana però, parevano essersi placate e ciò non fu altro chè un sollievo per Eva, come se l'universo stesse cercando di darle un momento di pausa dai continui incubi e visioni notturne dei mesi passati.
Sognava sempre la stessa bambina.
Capelli biondo miele.
Occhi azzurro soffice.
Vestitino blu con fiori bianchi.
La mano nella sua.
Quel dolore alle tempie che si presentava ogni qual volta che provava a ricordare.
Tuttavia il ritmo del sonno che aveva ripreso ad acquistare durante la scorsa settimana, quel giorno fece cilecca.
Un pensiero costante continuava a tenerla in uno stato di dormiveglia, come una premonizione.
Era stanca delle continui paranoie, non sapeva dire se più mentalmente o fisicamente.
Si alzò dal letto ed iniziò a versarsi un bicchiere d'acqua, posata sul tavolino lì di fronte.
Anche quel giorno avrebbe dovuto affrontare la sua immagine allo specchio.
Anche quel giorno avrebbe dovuto guardarsi.
Guardare cos'era diventata e camminare per i corridoi del Queen Elizabeth Hospital.
Quali erano i suoi pensieri durante la giornata?
Ora che ci rifletteva, non riusciva a trovarne qualcuno sensato e rassicurante per vivere.
Avrebbe pensato a cosa offrivano per pranzo, se le avrebbero concesso di uscire fuori in giardino per più di un'ora, se avrebbe potuto andare a trovare Linda nella Kids section.
Forse, quello era l'unico pensiero che si avvicinava di più ad un motivo per non sopprimere la faccia sotto il cuscino fino a smettere di respirare. Eva aveva tentato dei piccoli modi per togliersi la vita e non solo da quando era nel Queen Elizabeth.
Alcuni episodi si erano manifestati anche subito dopo accaduto il fatto principale, da quando alla fine dovette rendersi conto che..
"Cazzo" sbraitò contro l'acqua fuoriuscita dal bicchiere che le bagnó i piedi.
Appoggiò la bottiglia ed il bicchiere sul tavolo e si indirizzò verso il bagno per prendere un po' di carta igienica e pulire.
Non riusciva ancora per bene a concentrarsi solo ed esclusivamente su ciò che stava facendo in un determinato momento.
Tish la richiamava molte volte durante le loro sessioni ed Eva riusciva a sentirla solo quando questa prendeva a strattonarle pesantemente un braccio.
Sapeva che non poteva dare tutta la colpa alle pillole.
Sapeva che la sua infermità mentale non era un qualcosa di irrilevante.
In quei piccoli momenti in cui ritornava se stessa, riusciva a rendersene conto, per quanto volesse continuare a negarlo.
A volte notava nello sguardo di Tish una lieve rassegnazione e una semplice curiosità di intraprendere un discorso solo per farla parlare di qualcosa, nonostante sapesse che non le avrebbe detto molto.
Quindici minuti più tardi aveva finito di lavarsi i capelli ed un'infermiera la stava osservando mentre continuava ad asciugarli, obbligata sotto ordini di Tish a restare lì -ferma in un angolo- perché temeva che avesse potuto strangolarsi col filo del phon.
Questa opzione non era mai balenata nella mente di Eva, perché riconosceva il fatto che non avrebbe mai avuto tutta quella forza nei muscoli per compiere un atto del genere.
Alcune morti erano anche impegnative.
Sorrise per il suo black humor.
Non appena ebbe finito, passó la spazzola su tutta la lunghezza dei capelli per poi riconsegnare il phon nelle mani dell'infermiera.
Ormai anche il solo lavarsi i capelli era diventato un episodio diverso dall'usuale, se non altro li avrebbe avuti puliti per i tre giorni a venire.

                          》《

"Quante volte vi ho ripetuto che la sicurezza deve ricoprire sia le porte d'entrata, che ogni singolo piano" La direttrice dell'ospedale, una signora dai capelli di un castano scuro, altezza media e occhi di un marrone caldo, una certa Mary Stevens stava continuando a rivedere nel dettaglio tutti i particolari per la buonariuscita dell'attesissimo se non stressante evento che si sarebbe tenuto da lì a pochissime ore.
Avrebbe anche assistito il fondatore dell'ospedale con sua moglie ed i suoi due bambini, per non parlare della numerosa presenza di telecamere che ci sarebbero state sia all'interno che all'esterno dell'ospedale e gli altrettanto Infiniti servizi televisi che avrebbero fatto in merito.
Non poteva permettersi di tralasciare nulla, ogni piccolezza doveva essere rivista ed assicurata prima dell'effettivo svolgimento.
Ogni infermiere, dottore, caporeparto era presente nella sala mentre Mary continuava per la quarta volta a spiegare la scaletta dell'impegnativa giornata che aspettava al Queen Elizabeth.
Erano le due e mezzo, i pazienti in ogni reparto si stavano godendo le loro ore di svago, per poi essere accompagnati nelle loro camere alle cinque in punto, non un minuto in meno.
Tutti tranne il reparto ustionati, tumori ed ovviamente quello dei bambini.
"L'arrivo previsto sarà per le cinque e venti ma potremmo anche dire cinque e mezzo" camminava avanti e indietro in orizzontale, di fronte alla schiera del personale allineato come se fosse un'ispezione militare.
"Dopo il suo ingresso ed il benvenuto di cui ti occupi tu, vero Carla?" si rivolsè ad una dottoressa minuta, non propriamente alta, dai capelli color rame sulla sua destra.
"Certamente" rispose di rimando quest'ultima, con un cenno della testa.
"Perfetto, dopo il suo benvenuto, dalle.. " contó mentalmente "stimiamo dalle sei fino alle sei e un quarto sarà nel reparto ustionati. Dopodiché lo accompagneremo nel reparto tumori in cui avrà una permanenza di venti minuti, per poi portarlo nella Kids section in cui rimarrà per mezz'ora"
Si fermó un attimo, fece un sospiro e poi concluse.
"E dopo che avrà letto loro una storia, gli consegnerò il premio"
Ferma al centro della sala, gli occhi degli ascoltatori non abbandonavano per un istante la sua figura.
"Robert hai chiesto ai bambini di fare un disegno o scrivere qualcosa per lui, giusto?" un infermiere di colore- Robert Collins- sorridendo, confermò con un "Non ho mai visto così tanti disegni su di un tavolo".
Mary chiuse gli occhi pregando che tutto sarebbe andato come previsto.

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Autrice.
Non ho grandi cose da dire, semplicemente, da qui a pochissimo inizierà la vera storia, travagliata e complessa.
Lungo il cammino ci saranno scene delicate, contenuti forti e pensieri non del tutto rosei.
Se tutto ciò che scriverò andrà ad urtare la vostra sensibilità non procedete nella lettura. Del resto, le scene saranno spalmate durante il corso della storia e non caratterizzeranno sempre ciascun capitolo.
Spero apprezziate la mia storia e come sempre, ringrazio di cuore chiunque spenderà un minuto a leggere o lasciare un commento.
Abbraccio grande,
michaeleyes_

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