Cioccolato fondente

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La mia vita alla Struttura era piuttosto semplice, oltre che scandita da orari imprescindibili, dettati da fredde voci registrate.
La mia sveglia quotidiana era impostata alle sette, ed era una voce femminile asettica ad informarmi dell'inizio della mia giornata, mentre un sistema automatico accendeva le luci e un 'bip' mi avvisava che il mio primo pasto era stato consegnato.

Anche quel giorno, le prime azioni compiute automaticamente dal mio corpo, furono queste, nella stessa sequenza di sempre.

'Buongiorno, 7542. Sono le 7, il tuo pasto è stato consegnato e i tuoi vestiti preparati'.

Un'altra registrazione si aggiunse, con un percettibile cambio di registro, e mi informò del mio incarico giornaliero.

'Presentati alla stanza 2 fra 15 minuti'.

Scalciai le coperte, abbandonando a malincuore il tepore sonnacchioso delle lenzuola, nonostante la temperatura nella stanza fosse costantemente regolata. Posai il dito sullo schermo di fianco al letto, confermando così l'inizio del rigoroso scandire del mio tempo. Un altro 'bip' mi avvisò che il conto alla rovescia dei miei 15 minuti era iniziato.
Presi i vestiti, bianchi, come ogni giorno, sterili e stirati alla perfezione, da un montacarichi automatizzato montato nel muro.
Me li infilai, rabbrividendo per il tessuto freddo.

Il primo pasto consisteva in un perfetto apporto di nutrienti, stabilito dall'intelligenza artificiale che gestiva l'organizzazione della Struttura.
Durante la notte, un qualche sistema analizzava il mio fiato, e il mattino dopo mi veniva recapitato il pasto perfettamente stabilito sulle base delle mie funzioni vitali. Come fosse possibile, non lo sapevo, né, a dire il vero, me l'ero mai realmente domandato.
Quel giorno, il primo pasto consisteva in una pappa d'avena poco invitante, di cui avevo un vago ricordo essere un'ottima fonte proteica. Durante l'Iniziazione, un incaricato aveva spiegato con entusiasmo sincero tutte le 'meravigliose cose che la Struttura può fare per voi e il vostro benessere', tra cui, controllarci costantemente e rifilarci pappe d'avena.
Disposte ordinatamente sul vassoio, c'erano anche una banana, un piccolo quadratino di cioccolato scuro, e un frullato verde e denso.
Se c'è una cosa che amavo della Struttura, era la quantità di verdure fresche, coltivate nelle serre idroponiche sotterranee. Nel Mondo di Sopra, la frutta e la verdura non si vedevano da un pezzo. Il frullato verde di verdure e curcuma era la mia possibilità preferita, e fui profondamente grata alla carenza di acido ascorbico che il sistema notturno aveva registrato durante la notte. La golosità, alla Struttura, non era una variabile prevista. Il cioccolato era piccolo, esageratamente fondente e finalizzato solo alla produzione di endorfine.
Mangiai grata la banana, ingollai il frullato e lasciai che il cioccolatino mi si sciogliesse dolcemente sulla lingua. Lo succhiai, dirigendomi al pannello di controllo.
'Come ti senti oggi?'
Selezionai una gagliarda faccina verde sorridente. L'alternativa era essere spedita nel Centro d'Ascolto, e non ne avevo nessuna voglia.
'Come valuteresti le tue funzioni vitali?'
Ri-selezionai la faccina esageratamente sorridente.
'Come valuteresti il tuo spirito di ribellione, quest'oggi?'
Dopo anni e anni a rispondere a questi ridicoli sondaggi, ancora non mi ero abituata a questo stupido quesito. Ma conoscevo le conseguenze del dichiarare alto il proprio spirito di ribellione. Anni prima, per gioco, avevo premuto la faccina sorridente. Un'allarme assordante si era attivato, e in una decina di secondi aveva fatto irruzione, nella mia abitazione, una squadra di infermieri con sedativi a seguito e un paio di uomini armati.
Avevo dichiarato imbarazzata di aver sbagliato a premere. Due valutazioni psicologiche dopo, era stato stabilito che, effettivamente, non ero un 'elemento potenzialmente dannoso per l'armonia della Struttura'.
Selezionai la faccina più triste proposta.
'Grazie, soggetto 7542. Non dimenticare la tua dose placebo giornaliera. Buona giornata!'
Il sondaggio si concluse con l'inno della Struttura, un'irritante musichetta sintetica con un coro allegro ad intonare il motto: 'Il sorriso sulla faccia tu avrai, se grato alla Struttura sarai!'
Avvolsi la manica del braccio destro e lo avvicinai all'erogatore di placebo.
Un ago indolore mi iniettò il farmaco giornaliero, che secondo un funzionario non dissimile dal ragazzo entusiasta che aveva parlato di alimentazione durante l'Iniziazione, era un innocuo farmaco che, attraverso l'effetto placebo sul cervello, evitava che ci ammalassimo.
Abbassai la manica e lanciai un'ultima occhiata alla pappa d'avena. 'Non ti mangerò, mi dispiace.'

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