Ciak uno

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Benvenuti di nuovo nel mio angolo riflessioni cari ragazzi. Forse arrivati qui, al settimo capitolo, vi sarete anche un po' stancati di leggere le stesse cose, ma intanto vi siete fatti sei capitoli di approfondimento, quindi se volete godervi anche il settimo...beh, non vi posso mica fermare.
Quanti di voi hanno visto il The Truman Show? Spero in tanti, altrimenti vi siete persi un pezzo di storia cinematografica degno di nota. Insomma, nel The Truman Show si parla di Truman Burbank, un uomo la cui vita è stata completamente registrata e trasmessa sin dalla nascita. Tutto quello che vede intorno a sé è finto, artificialmente creato dagli autori dello show. Una forma di controllo del genere la trovate tranquillamente con Il Grande Fratello in 1984 di George Orwell. La nostra vita è in realtà come un piccolo Truman Show, ovviamente in piccolo, ripeto. Siamo assoggettati fin da quando nasciamo da determinati standard e mano a mano che cresciamo alcuni standard ci si legano addosso, come tante piccole fibre che formano una corda legatasi alle nostre caviglie. E assieme a questi standard si aggiungono altre cose, che vanno a formare il set su cui camminiamo senza accorgercene: i pregiudizi, le "etichette", i divieti e così via. Analizziamoli uno ad uno i primi due.

•Pregiudizi: Ragazze, quante volte la gente vi avrà guardato male per quella maglia troppo scollata o, ragazzi, per quella felpa troppo sgualcita? Perché è strano nel 2019 poter mettere una felpa non alla moda. Ed è anche giusto. Dopotutto se non lo fai non sei come gli altri. Non hai quella cosa che costa più di un'altra e che forse non ti piace, ma dovrai mettere per far vedere che ce l'hai. Devi essre come gli altri se vuoi evitare di sembrare quello che fa l'alternativo (che ormai sembra stia andando di moda anche andare cintro la moda)
Non è affatto giusto mettere una maglia un po' scollata, è chiaro simbolo dell' essere una ragazza facile, che andrebbe col primo che capita e che tratta i ragazzi come fossero quelle bamboline di pezza che usavano le sciamane per i riti voodoo. È chiaro che tu non abbia sentimenti o che tu non abbia passato nulla di doloroso per andare in giro così (e ora sembra che aver passato qualcosa di doloroso sembra motivo per dire agli altri "Tu non hai diritto di dire che stai malissimo e/o di stare male, poiché io ho passato cose peggiori". Dai, è come dire "Non ha senso essere felice perché al mondo c'è qualcuno di più felice di te"). Devi essere come gli altri se non vuoi sembrare qualcun altro di negativo. Eppure sapete quanti ragazzi con la felpa sgualcita che conosco che la mettono solo perché piace a loro e che non hanno bisogno di girare con cintura e marsupio (osceno) per farsi notare? Eppure sapete che conosco un sacco di ragazze che vanno in giro scollate proprio perché non si vergognano di loro stesse e che hanno un cuore più grande della cassa toracica? Se l'abito non fa il monaco, allora ci pensano i pregiudizi a delinearti perfettamente come sei. Ma ti delineano come sei tu o come pensano tu sia?

•Etichette: Tu cosa sei? Non sai cosa sei? Chiedilo agli altri. Chiedi agli altri quali etichette ti hanno messo addosso. A volte ci sentiamo in dovere di dire come è una persona solo da alcuni comportamenti. Me ne sono reso chiaramente conto quando, girando per quella che era la mia vecchia scuola, notai una ragazza. Era una ragazza semplicissima, non aveva nulla di particolare all'apparenza. La vedevo solo particolarmente spenta. Quando ne parlai con un mio amico mi disse che era perché era depressa e asociale. Provai a parlare e vidi che in fondo era una ragazza solare, che voleva solo qualcuno al suo fianco. Tutti la avevano etichettata come asociale perché si fidava poco delle persone e da qui è diventata (per gli altri) anche depressa. Glielo avranno ripetuto così tante volte che ci stava iniziando a credere anche lei, e forse si era convinta del tutto. La gente tende ad estremizzare tutto. Nessuno chiederà se è stato il tuo gatto a farti i tagli sul braccio. Ma tutti diranno che ti sei tagliato le vene e che non vuoi più vivere su questo pianeta. E capita anche a me, lo ammetto, ma bisogna sapersi regolare e seguire tre pumti cardine: ipotesi, domanda, conclusione. Nessuno chiede più nulla. Sembrano tutti onniscenti.

E ora vi chiederete perché ho deciso di aprire questo capitolo con un film. L'ho voluto fare per parlarvi, oltre dello sparare sentenze immotivate, anche un po' di me e spero imparerete a conoscermi anche attraverso alcuni messaggi personali impliciti nei prossimi capitoli (e forse anche in quelli precedenti, chi lo sa). Fatto sta che sono un cinefilo. Amo il cinema tanto quanto posso amare il teatro. Amo particolarmente anche le serie tv (la mia preferita è The Umbrella Academy), ma in primis il cinema. Non saprei elencare i miei film preferiti, ma tra i primi ci sono i grandi classici: The Shining, Pulp Fiction, Io Sono Leggenda, Men in Black e così via. Uno dei miei preferiti è anche Lui È Tornato. Si parla di un ipotetico ritorno di Adolf Hitler nel 2014 e di come si sarebbe relazionato col mondo invecchiato più di sessant'anni. Ed è incredibile come renda bene la realisticità dei fatti. Degli altri film ricordo a memoria Ezechiele 25:17 tratto da Pulp Fiction, e devo ammettere che per come la intona Samuel L. Jackson potrei sciogliermi sul posto ogni volta che lo ascolto. Ommioddio, sono le 5 del mattino e io tra due ore mi devo svegliare. "All work and no play makes Simon a dull boy" per citare un film a caso. Bene, è il caso che io vada.
Buongiorno...e casomai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buonasera e buonanotte!



Συμωνη

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