[ Ready? ]

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"Dai, ci divertiremo Elvney, non mi abbandonare così"

Io continuai a insinuare un no con la testa.

"Starai sempre appiccicata a Luke e io non conosco i suoi amici, quindi finiró per diventare un incomodo, come sempre"

Jessy mi rivolse uno dei suoi sguardi maliziosi, odiavo quando faceva così.

"Ma smettila. Hai un motivo in più per venire, non si sa mai che tra quei amici incontrerai l'amore della tua vita"

Alzai gli occhi e il mio sguardo si spostó sulla televisione, stava per iniziare uno di quei strani programmi di cucina.

"Ci verrò solo se mi prometti che non mi abbandonerai"

"Certo vaccona mia"

Mi saltó addosso radiante di felicità e mi abbracció, bastava poco a farle mostrare il suo sorriso più vivo e bello.

In fondo era un po come me, sorrideva sempre, ma lei al contrario di me non lo faceva anche per nascondere la tristezza, lei sorrideva davvero.

Dopo il mio momento di pensiero sul sorriso tornai alla realtà e mi tornó in mente una cosa assai più importante, stavo morendo di fame.

Mi alzai dal divano, frugai nel cassetto vicino alla televisione e tirai fuori una lista di numeri tra cui ci doveva essere quello della pizza a domicilio.

"Ti va di ordinare la pizza?"

"Certo, pero ti va bene se viene anche Luke?"

"Sisi"

Digitai il numero e ordinai subito tre margherite famiglia, pensando se le birre in frigo bastassero per quella serata.

Non appena posai il telefono qualcuno suonó il campanello, doveva essere Luke.

Jessy si alzó con un balzo dal divano e si precipitó alla porta, appena la aprì un ragazzo non molto alto, biondo, dagli occhi azzurri le parve davanti. Indossava un paio di jeans, una felpa blu scura.

Erano davvero carini, Jessy appena lo vide lo abbracció forte e lui le stampó un bacio in fronte.

Non appena finirono di salutarsi si spostarono verso il divano.

"Ciao El" disse lui, dandomi un colpetto sulla spalla.

"Ehi Luke"

Decisa a lasciarli un attimo soli mi convinsi a scendere all'entrata già con i soldi, quindi presi la mia felpa, i soldi e scesi ad aspettare.

Rimasi appoggiata alla porta d'entrata della casa, i miei genitori e quelli di Jessy c'è l'avevano affittata per venire a studiare, ma l'ultimo anno oramai era finito quindi se volessimo rimanere, avremmo dovuto trovarci i soldi noi.

L'estate era appena finita e l'aria autunnale iniziava a farsi sentire. Ad ogni soffio i miei lunghi capelli castani svolazzavano nell'aria, amavo quella sensazione di freschezza, di libertà.

Sulla strada ogni tanto un auto sfrecciava ad una velocità da paura seguita da qualche passante preso a rimproverare il guidatore. Abitando nella Blackstreet ero abituata ad auto veloci e cani abbaianti durante la notte, ma non mi spaventavano affatto.

La mia unica vera paura restava quella strana emozione chiamata amore.

Quel emozione che più che emozione sembrava una malattia, quel dover dedicare la propria vita ad una persona, mi spaventava a morte.

Non sapevo controllare la mia vita, figuriamoci dedicarla a qualcuno.

La mia bocca si incurvò in un piccolo sorriso spensierato, che racchiudeva in se mille emozioni diverse miste tra tristezza e rinuncia e qualche istante dopo una mini rossa mi si fermo davanti, finalmente la pizza era arrivata.

Pagai, presi le scatole e sali le scale a corsa.

"Et voila, é arrivato il cibo" dissi, posando le scatole nel tavolino in salotto su cui erano appoggiate già alcune bottiglie di birra fresca.

Dopo aver cenato mi alzai dal divano per mettere via quel che rimaneva delle tre pizze famiglia, cioè le scatole e qualche briciola qua e la, accompagnate da qualche bottiglia di birra vuota.

"Ti aiuto Ell?" disse Jessy mentre raccoglieva i tovaglioli usati dal tavolo.

"Tranquilla faccio io, voi preparatevi"

"Okay, mi raccomando, per le 22.30 voglio vederti pronta, niente storie"

Il tempo che io annuissi e già i due erano spariti in camera.

Finii di mettere tutto a posto e mi diressi in camera.

Superai il piccolo bagno accanto al salottino-cucina, la camera di Jessy e infondo trovai la mia piccola stanza.

Appena varcai la porta un buon odore di pulito e profumi vari mi circondó.

Non era molto grande, ci stavano appena un letto nell'angolo accanto alla finestra-porta che portava alla terrazza, un armadio e una scrivania su cui erano sparpagliati vari fogli e libri. C'era uno specchio opposto al letto su cui Jessy con un indelebile aveva scritto le sue dedicate e delle cavolate

come

"Un giorno ti innamorerai...ma poi non dimenticarti della tua fantastica compagna di casa".

Subito sotto lo stesso specchio, appoggiato sopra ad un piccolo mobiletto c'era il mio adorato stereo.

Pochi mobili, su cui regnava tanto disordine, tra cui vestiti, creme, profumi e dischi, lo stesso disordine di pensieri che regnava nella mia testa.

Mi avvicinai allo stereo, lo accessi e subito parti 'I'm a mess' di Ed Sheeran. Canticchiando mi misi a rovistare dentro all'armadio, nella speranza di trovare qualcosa da mettere.

Provai dei vestiti, ma non mi sembró appropriato, infondo avrei passato la serata con gente che non conoscevo e non volevo già dare l'idea di essere una si quelle ragazze troppo chic (cosa che proprio non ero) quindi optai per dei pantaloncini, una canottiera nera e una camicia quadrettata verde.

Mi guardai allo specchio.

Non ero vestita molto bene ma l'importante era il fatto che sotto quei vestiti mi sentivo a mio agio.

Mi truccai con giusto un po' di mascara e matita nera, così da far leggermente spiccare il verde dei miei occhi, il trucco non era il mio forte.

Qualcuno bussó.

"Sei pronta El? Dobbiamo andare" mormorò Jessy dall'altra parte.

"Sì sono pronta, andiamo" risposi.

ECLIPSE • Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora