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Il cervello continuava a lavorare e il cuore a vagare, nella speranza di riuscire a schiodarsi da quel maledetto muro chiamato Malfoy.
Riprese coscienza e decise di uscire a fare quattro passi per prendere una boccata d'aria. Aveva iniziato a fumare insieme a Ginny, le faceva stare meglio e vedere quei cerchiolini di fumo uscire dalla propria bocca, la rilassava incredibilmente.

La Granger era cambiata dai tempi di Hogwarts, era un po' più umana: aveva imparato a non dover mettere sempre il becco in qualunque situazione in cui incappasse, aveva gestito i suoi sentimenti e la sensibilità in primis, era anche riuscita a diventare un tantino più menefreghista. L'orgoglio però non era mai sparito insieme al suo quoziente intellettivo, di gran lunga superiore alla media, che le servivano quotidianamente sul lavoro e come mezzi da poter esercitare sulle zucche vuote degli uomini, o di quasi tutti.

Si accese una sigaretta con la bacchetta, evidentemente inconsapevole di star camminando nella Londra babbana davanti a persone che pensavano la magia fosse un'illusione e facesse parte esclusivamente dei giochi televisivi o dell'intrattenimento del pubblico. Non riusciva più a pensare con lucidità quando si chiedeva cosa volesse ottenere da quel perfido ragazzo amante del quidditch, trasformatosi con gli anni in un cordiale ma estremamente insopportabile uomo viziato.
Malfoy aveva i suoi vizi: anch'egli infinitamente lussurioso fin dal quinto anno di scuola, puntiglioso, perfezionista, calcolatore e un po' troppo viziato per i gusti dell'umile bruna. Tuttavia la Granger non sapeva che un'abitudine del ragazzo stava man mano venendo a mancare: Malfoy soffriva della patologia di Hermione, non si capacitava del perché, nonostante fosse riuscito nell'intento di deliziare Hermione col suo corpo, non fosse sufficientemente soddisfatto. Secondo lui la lista poteva essere degna di venire chiamata con il suo appellativo dopo l'aggiunta del nome della ragazza, ma non era mai pienamente sazio di lei e di quel corpo angelico che lo ospitava nei momenti di debolezza. La concupiva ardentemente. Malfoy doveva allora avere parecchi momenti di debolezza, dato che almeno una volta a settimana i due si incontravano a casa di lei, giusto per farsi compagnia diciamo. Forse era lei la sua unica debolezza.

Lei, inconsapevole del medesimo argomento che tormentava i neuroni del ragazzo, continuò a camminare verso non si sa dove, finché non s'accorse di una piuma fluttuante che le piombò davanti, bloccando per un instante i suoi passi ravvicinati e frettolosi. Alzò incuriosita la testa verso il cielo stranamente limpido e scorse in lontananza un gufo, probabilmente diretto verso casa sua. Solo allora Hermione si accorse di essersi allontanata con la sigaretta stretta fra l'indice e il medio destri e la bacchetta impugnata nella tasca sinistra; così fece inversione di marcia e i suoi piedi ripresero a camminare in direzione opposta, per vedere chi potesse mai essere il mittente della lettera.

Ormai usavano tutti gli sms e lo stupore della ragazza aumentò notevolmente nel vedere, davanti a casa sua, una Porsche color verde mare e un paio di scope appoggiate vicino allo zerbino rosso del pianerottolo. Dopo aver cominciato a mangiarsi le unghie dal nervoso, buttò la sigaretta in un tombino perché l'acqua delle fogne pensasse a spegnerla al posto suo, e entrò velocemente in casa, scorgendo le tende di qualche vicina finestra un po' spiegate, con occhi nascosti e un po' attoniti nel fissare quella macchina mai vista prima d'ora in quel viale solitamente tranquillo.

Grande fu la sorpresa nel trovare, tranquillamente accomodati sul suo divano con penisola grigio a leggere la gazzetta del profeta, Ginny ed Harry, Ron, Neville e Zabini. Si chinò a novanta per raccogliere la tanto attesa lettera, che le provocò talmente tanta curiosità da farla tornare a casa velocissimamente e due occhi color mare, come lui stesso amava definire, le fissavano il bel fondo schiena con un sorrisino a dir poco compiaciuto.
La ragazza si girò e mandò lampi con gli occhi in direzione dei cinque ospiti inaspettati, attendendo adeguate scuse e spiegazioni; mise la mano destra sul fianco facendo sporgere l'anca dal corpo snello, sottolinenando le sue curve, tenendo inconsapevolmente incatenato su di lei lo sguardo penetrante e per nulla scioccato di Zabini. Il ragazzo pensò che Draco non raccontasse fandonie, vedere per credere, anche se sarebbe stato sicuramente meglio provare, pensò il moro in cuor suo.

La ragazza alzò allora un sopracciglio e assottigliando le labbra fece comprendere ai presenti, ancora comodamente seduti sul divano, di star per spazientirsi a breve quando Blaise aprì bocca: "Granger è inutile che cerchi di farti valere, manca ancora una persona; nessuno ti ha mai insegnato le buone maniere? Ti pare forse questa un'adeguata accoglienza?"
Hermione non abbassò lo sguardo, provocando così nel ragazzo un moto di sfida, il quale difatti alzò altezzosamente il mento, come a voler dimostrare la sua innata superiorità.

Si accorse poi, dandosi mentalmente della stupida, delle lettere che anche gli altri tenevano in mano o vicine ai loro corpi. Tutti l'avevano ricevuta ma a quanto pareva lei era l'unica a non essere a conoscenza del contenuto. Decise di aspettare il mancante, sperando vivamente che non si trattasse di colui che era sparito poco prima da casa sua, offrendo dei biscotti più che altro per Zabini, che era parecchio indignato dall'assente accoglienza; ma, quando sentì un sonoro rombo d'auto avvicinarsi alla sua casa e poi spegnersi nel suo cortile, ogni dubbio svanì: era proprio lui.

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