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La bruna era a dir poco estasiata da tutta quella situazione, anche perché Ginny e Blaise stavano sorvegliando il vagone scambiando qualche parola, per evitare che i due malfattori venissero colti in flagrante dai due grifoni. Mentre il biondo si era perso nei meandri delle loro stanze, anche Hermione si perse, ma solamente nei propri pensieri.

Il cervello aveva voluto aprire proprio in quel momento una riunione fra i pochi neuroni rimasti e  li chiamò tutti a rapporto a gran voce. Non si dava pace: davvero esisteva la remota possibilità di fare sesso con Malfoy per puro piacere?                                                                                                                  Poi però si ricordò di aver imparato col tempo a capire una cosa: piacere e dispiacere viaggiano di pari passo, per questo motivo si doveva sempre disegnarli insieme e mai separarli.

 Lievemente sollevata andò a cercare il ragazzo viziato, mentre una lieve sensazione di budella attorcigliate iniziava a farsi strada nel suo stomaco. Aprì tutte le sette porte delle camere da letto, non lasciandosi sfuggire quanto la McGranitt tenesse alla verginità dei ragazzi, ma del furetto platinato nemmeno l'ombra.                                                                                                                             ^Il ragazzo vuole giocare eh, mai mettersi contro il diavolo^ pensò lei; questa volta non gliela avrebbe data vinta facilmente, si sarebbe dovuto sudare e guadagnare l'onore di possedere ancora una volta il suo corpo.

"Dove ti nascondi brutto stronzo? Ci rimetti solo tu, stai perdendo tempo in scherzi e giochi inutili." Lui aprì quegli occhi ghiacciati non appena la grifondoro iniziò ad aprir bocca, quasi estasiato dal suono, o meglio, da quel suo tono di voce smielato che usava per schernirlo o per manipolarlo. ^Con me non funziona Granger, non sono uno dei tuoi burattini del sabato sera^ disse lui fra se e se sogghignando compiaciuto per come le stesse tenendo testa anche questa volta.                                                                                                                                                                                              La sentì avanzare in corridoio grazie ai tacchi -quel rumore lo faceva davvero impazzire- poi il parquet scricchiolò non appena varcò la soglia dell'ultima stanza che, guarda caso, era leggermente più spostata dalle altre, quasi isolata. Malfoy la silenziò, facendo fuoriuscire rapidamente dalla bacchetta magica due scintille violette. Lei colse i suoi segnali e si fermò, pietrificata dal ritrovamento di quello sguardo vitreo dietro le tende, che come sempre la scrutava senza scrupoli né veli.

Lei appoggiò la mano destra sul fianco, facendo così sporgere l'anca sinistra, consapevole che quel suo semplice gesto lo avrebbe attirato o quanto meno scombussolato perché avrebbe messo in risalto il fisico della ragazza, tanto bella quanto esperta.                                                                                       "Granger inizi a stancarmi, penso di odiarti" esordì lui scostando le tende ed uscendo allo scoperto. "Oh Malfoy, penso che questa frase sia la dichiarazione d'amore ideale ma credo che il mio corpo ti stia mostrando quanto ti detesti" ribatté lei acidamente inarcando una gamba, mettendo in evidenza i polpacci ben scolpiti e i tacchi bluette lucidi.

Lei sapeva come giocare, il biondo ne era a conoscenza e fece un passo avanti, scartando un velo del suo immenso orgoglio, proprio come si scarta un cioccolatino dal suo involucro. La ragazza sembrò percepire la mossa del viziato, al quale rivolse uno sguardo d'apprezzamento infuocato così, per fare in modo che lui avanzasse ancora, iniziò a tirare giù la zip del vestito aderente.                Lui capì e purtroppo gli rimase una sola opzione: giocare tutte le sue carte in tavola e scoprirle, mostrandole per la prima volta alla sua degna avversaria che sembrò gradire ampiamente il gesto. Chiaramente si scoprì in quel modo per evitare di dover portare quel babbeo di Weasley all'ospedale per una morte improvvisa: erano entrati già da dieci minuti, ne avrebbero avuti ancora venti circa, non c'era più altro tempo da perdere perché su queste cose non si scherza.

Le tolse fulmineamente quell'abitino blu, era uno dei suoi preferiti perché era facile da sfilare, da ripulire e doveva proprio ammettere che ad Hermione stesse d'incanto. Quella ragazza così stronza e dannata, quanto bella e con ogni forma al posto giusto, a partire dai capelli fino alla punta dei piedi. Quella figura angelica scesa direttamente dal paradiso terrestre si mostrava davanti a lui senza maschere, lo sguardo acceso e le vene pulsanti di sangue che rabbioso ribolliva, facendo aumentare la temperatura del corpo del ragazzo. Lei, la sua dolce angosciante tortura che lo conduceva per mano dritto all'inferno, ma in modo così lento da farla sembrare una corsa senza fine, quasi spiacevole perché desideroso di giungervi subito.

Lui, del tutto privo di pazienza, si strappò letteralmente la camicia e i pantaloni. Non provò indecisione nella scelta dell'utilizzo del pavimento lucido o del letto. Decise di stare comodo questa volta, non potè negarsi quel favore, la aveva aspettata già troppo. Ormai era inevitabile passare le notti a bramarla, a fare sogni talmente vividi e piacevoli da trovarsi nudo nel letto al risveglio; oh se solo avesse saputo che la mente della grifona di notte lavorava il doppio della sua. Se solo avesse saputo che anche lei si tormentava in continuazione, lo sognava, si accendeva una sigaretta per fumarsi i pensieri. Non era amore, una semplice ossessione piuttosto, che li avrebbe infine condotti allo stremo, all'asfissia più totale corporea e mentale, al bisogno incessante di cure che solo l'altro sapeva dosare al paziente.

"Hermione ci sei mancata!" Dissero in coro Harry e Ron facendo trasalire la bruna già seduta nel proprio vagone. Stava rimuginando su quanto accaduto qualche attimo prima, prima di iniziare quel lungo viaggio diverso dagli altri. Differente perché tutti e sette sarebbero stati seduti assieme: nessuna divisione delle casate per evitare risse, nessuna signora col carrello dei dolci. Gli studenti erano seduti su un'altra ala del treno. Quegli anni erano finiti ed Hermione tornò a posare gli occhi su un tomo che questa volta non divorava come era solita fare; più precisamente era ferma alla stessa pagina da mezz'ora ma l'unico che sembrò notarlo fu come sempre il solito biondo, che osservava la preda imperscrutabile, fiero e potente, ricordando anche lui gli attimi fugaci e le lunghe nottate trascorse fra le braccia della dea.

Sarebbero stati diversi gli sguardi tra i due a volare fra quello scompartimento, ma nessun altro presente li colse se non il mittente e il rispettivo destinatario. Era la miglior tortura che potesse capitargli, nessuno dei due lo avrebbe ammesso.

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