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Descrizione: "Sentimenti..."

Nel mio album personale avrò circa un centinaio – se non addirittura qualcosina di più – di foto di Ariel a letto.

Le ho della sua faccia assonnata al mattino non appena suona la sveglia, le ho di lei seduta contro la spalliera del matrimoniale mentre legge un libro e – le mie preferite – le ho, soprattutto, di lei la sera prima di andare a dormire.

Molte sono simili a questa qui sopra, quando entro dalla porta e la trovo già sotto le coperte, a pancia in giù, con un sorrisino furbo sulle labbra mentre allunga il braccio verso la mia parte di materasso e mi incoraggia a stendermi a fianco a lei.

E non appena lo faccio, lei si avvicina e sento i suoi capelli profumati solleticarmi il petto quando si sporge per sussurrarmi:

«Facciamo piano, che Yvonne si è appena addormentata.»

Ma io non bisogno di fare rumore con lei; i nostri occhi parlano per noi, i nostri corpi si conoscono ormai così bene che non ci serve a nulla fare tanto rumore.

Avevamo quattro meravigliosi figli insieme, ma se c'era una cosa che non era mai cambiata in mezzo a tutti i cambiamenti che erano accaduti nella nostra vita, era proprio il rapporto tra me ed Ariel e quanto ancora ci desiderassimo – sia mentalmente che fisicamente – esattamente come se fosse il primo giorno.

Ricordo ancora come se fosse ieri la prima volta in cui avevamo fatto l'amore; ero così impacciato, così timoroso, così titubante nel fidarmi di lei...

Non che adesso la situazione fosse diversa.

A parte il fatto che mi fidavo più di Ariel che di me stesso, ogni volta che facevo l'amore con lei provavo le stesse identiche sensazioni: il vuoto nello stomaco, i brividi sulla schiena, il cuore come se stesse per uscirmi dalla bocca, tanto la amavo, al punto che a volte temevo di poterglielo vomitare addosso.

Adoravo il sesso dopo i figli quasi più di quando non eravamo genitori.

Adoravo quando le sue labbra si schiudevano sopra le mie in un sorriso per poi sussurrarmi "sssh, amore".

E quando qualcuno dei nostri figli, nella culla vicino al letto, emetteva un piccolo verso e ci fermavamo immediatamente entrambi; oppure quando, una volta che bimbi erano cresciuti, fare l'amore era diventato più complicato del normale.

Come quella volta in cui Ariel aveva appena fatto scivolare la mano all'interno dei miei boxer e Nathan aveva fatto improvvisamente irruzione in camera, fermandosi sulla porta e dicendo con la sua vocina sottile:

«Mami, dormi?»

Mi ci era voluto un certo autocontrollo, quella sera, per non prendere di peso mio figlio, dargli qualche goccia di sonnifero e riportarlo in camera sua. Ricordo ancora lo sguardo di Ariel, divertita ma allo stesso tempo dispiaciuta quanto me quando, sfilando lentamente la mano dalle mie mutande, si era alzata per andarlo a prendere.

Io e rimasto disteso a pancia in su, con un braccio piegato sulla fronte a cercare di farmi passare l'enorme erezione che bruciava imperterrita tra le mie gambe.

Credo che fu quella notte, non appena Ariel ritornò in camera, che concepimmo Yvonne.

«Sei pensieroso...» Ariel mi risvegliò improvvisamente dai miei pensieri, e voltai la testa verso di lei.

I suoi capelli biondi erano sparsi sul cuscino, i suoi occhi blu giganti e brillanti perfino nella penombra. Allungai un braccio verso di lei e la feci accoccolare al mio petto, lasciandole un bacio sulla fronte.

«Pensavo a noi.» le risposi infine semplicemente.

«A cosa, in particolare?» mi chiese subito, elettrizzata, alzando il viso verso il mio.

«A tutto il sesso che abbiamo fatto.» ironizzai e lei subito si portò una mano davanti alla bocca per non emettere alcun suono mentre rideva.

«Abbiamo fatto quattro figli.» osservò poi.

«Con tutto il sesso che abbiamo fatto, minimo dovremmo avere una squadra di calcio a quest'ora.»

«Ma adesso i battenti sono chiusi.» mi ricordò sottovoce, rigirandosi bruscamente tra le mie braccia per sedersi sul mio bacino. «Ma potremo fare comunque tanto altro sesso.»

Risi di gusto allo sguardo ammiccante che mi rivolse prima di chinarsi su di me e lasciarmi un bacio sulle labbra.

«Potrei sempre dimenticarmi di mettere il preservativo.» la provocai tra un bacio e l'altro, mentre Ariel si toglieva la maglietta, rimanendo nuda dalla vita in su.

Il suo corpo era quasi tornato del tutto alla sua forma iniziale, tranne che per un lieve accenno di pancia che, sul basso ventre, ancora era rimasta e il seno che – decisamente – era molto più gonfio del normale.

Eppure eccola qui, la mia donna, che dopo ben quattro gravidanze era ancora la fine del mondo.

«Infatti, mi fido così poco di te che non appena i miei ormoni si saranno stabilizzati nuovamente e non dovrò più allattare Yvonne, andrò subito dalla ginecologa per farmi prescrivere la pillola.» disse Ariel, soddisfatta. «Così non mi fotti più.»

«Tu dici?» feci, rigirandola sotto di me e facendomi spazio tra le sue gambe.

«Dipende dai punti di vista.» si corresse quindi, e le sue labbra si dischiusero in un meraviglioso sorriso mentre i suoi occhi, di conseguenza, si assottigliavano.

«Quando ci sposeremo, vorrei che facessimo un bel viaggio di nozze solo io e te.» le confessai, lasciandole un bacio sulle labbra mentre le sue mani si infilavano tra i miei capelli. «Lasceremo i bambini dai tuoi. Non per tanto tempo, una settimana ci basta. Solo noi due, come ai vecchi tempi. Io e te.»

Il sorriso nostalgico di Ariel ne fece spuntare subito uno sulle labbra anche a me.

«Yvonne è ancora piccola.» mi disse poi, lanciando un rapido sguardo alla culla a fianco al letto dove la bambina dormiva profondamente con le labbra dischiuse. «Non posso lasciarla senza mamma così piccola.»

«Allora lo faremo tra qualche anno, quando sarà più grande.» alzai le spalle. «Abbiamo tutto il tempo del mondo, Riri.»

E il sorriso radioso che mi rivolse, seguito dal bacio passionale che mi diede subito dopo, pose fine a tutte le futili chiacchiere, lasciando così parlare i nostri corpi e amare i nostri cuori.

Clarity [l.t.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora