Eccoci arrivati al pronto soccorso: per fortuna non c'è troppa gente: solo un ragazzino che emana uno sgradevole odore di benzina perché è caduto con la moto. Ed è anche molto antipatico e pretenzioso nei confronti dell'infermiere.
Passa qualche minuto e... "Chi è il prossimo?"
Finalmente entriamo e, una volta spiegata la situazione, l'infermiere si meraviglia: "Perché mai non ti hanno ricoverata? Non è possibile che una ragazza di 23 anni respiri così male senza un apparente motivo!"
"Ce lo chiediamo anche noi.", rispondiamo in coro io e papà.
Aspettiamo qualche minuto e BOOM!, codice giallo.
Mi fanno entrare subito e finalmente mi fanno tutto ciò che avrei dovuto fare a pagamento. Ma dico io: era così difficile, cara pneumologa dei miei.....polmoni?
"Iniziamo con gli esami del sangue..", dice un'infermiera.
Entro in catalessi per qualche secondo: porco schifo quanto odio gli aghi!
Vedo arrivare quell'arnese grosso e appuntito nel mio braccio, mi giro dall'altra parte sperando di non sentire dolore e...GESÙ, GIUSEPPE E MARIA E TUTTI I SANTI IN COMPAGNIA!!
Sì, è il mio modo per esprimere dolore. Porca pupazza, che male!
Per fortuna passiamo al secondo step: l'elettrocardiogramma. Nulla di troppo complicato, adoro la sensazione delle ventose sul petto: si, lo so, sono strana, ma che ci vogliamo fare? Mamma e papà hanno deciso di crearmi così! La colpa non è mia, sappiatelo.
Terza fase: la TC.
L'ultima volta che l'ho fatta ricordo che ero alle superiori: avevo sbattuto la testa durante l'ora di educazione fisica, perdendo i sensi (sì, la solita deficiente). Ma questa volta si è aggiunta una novità: il liquido con contrasto.
Non chiedetemi che cos'è, non lo so nemmeno io.
Mi fanno sedere sul solito lettino che usano durante la TC, mi iniettano un liquido in vena e si parteee!
Il lettino inizia a fare avanti e indietro, dopodiché una voce mi dice "Ora inietteremo il mezzo di contrasto, sentirai un po' di caldo."
Va bene, ricominciamo con questo avanti e ind....FERMI,FERMI! FERMATE LA GIOSTRA! DEVO SCENDERE, MI STO FACENDO LA PIPÌ ADDOSSO!
Questo è quello che sto pensando in questo momento, ma son talmente stupida da non avvisare nessuno del fatto che mi sento le mutande bagnate. Bene, ma non benissimo! Che testa di minchia che sei, Luà!
"Abbiamo finito."
Fantastico! E ora chi glielo dice che mi sono letteralmente pisciata addosso senza volerlo? Provo a far finta di niente e per fortuna nessuno se ne accorge.
Mi riportano alla sala dei codici gialli, mi controllo i pantaloni senza farmi vedere da nessuno e...ma qui è tutto asciutto! Che strana magia di Hogwarts è questa? Che è successo dentro quella giostra degli orrori??
Meglio non pensarci, evito di mettermi nuovamente in imbarazzo.Un'ora dopo.
Ecco arrivati i risultati della TC.
"Tesoro, hai dei linfonodi ingrossati.", mi dice l'infermiera, che poi se ne va lasciandomi in preda all'ansia.
Che cosa vuol dire che ho i linfonodi ingrossati? È grave? Non è niente di che?? DITEMELO! Dio mio, non ci capisco più un cazzo. Ogni singola cosa dicono le infermiere sembra sia riferito a me. Ho talmente tanta ansia che mi sta venendo da vomitare. Nessuno mi dice niente, sto letteralmente impazzendo.
Per fortuna rivedo l'infermiera che mi sta seguendo, la fermo e le chiedo se può entrare mio padre, perché da sola non riesco a sopportare tutto ciò.
Aspetto qualche minuto e finalmente lo vedo entrare....ma che diamine gli è successo??
"Pa, ti sei fatto il bagno in qualche fontana?", gli chiedo. Mi guarda come se volesse scherzosamente mandarmi a quel paese, ed effettivamente non avrebbe tutti i torti. Ho capito, da tutto quel sudore che gli colava, che è parecchio preoccupato, anche se ovviamente cerca di non darlo a vedere davanti a me.
Qualche minuto dopo ritorna l'infermiera: "Luana, questa sera ti ricoveriamo, così che nei prossimi giorni possiamo farti altri esami ed accertamenti."
E con queste parole, mi spediscono dritta dritta nel reparto di medicina.
Incontro la dottoressa del reparto che cerca di essere più onesta possibile, dicendomi che i linfonodi si possono ingrossare per svariati motivi: da semplici infezioni, fino ad arrivare ai tumori.
Alla parola tumore mi è crollato il mondo addosso. L'ansia mi è salita alle stelle e, da brava paranoica quale sono, ho subito pensato al peggio.
"Luana, adesso cerca di metterti seduta, così ti ascolto il respiro.", dice la dottoressa.
Provo ad alzarmi, con tutte le mie forze, ma l'ansia si era già impossessata del mio corpo e, una volta seduta, ho vomitato.
Mi sento scombussolata, impaurita: sto pensando a tutto o forse a niente. Non lo so nemmeno io.
Mi faccio tremila domande, ma non riesco a darmi nessuna risposta.
"È grave?", continuo a chiedere a mio padre. Lui cerca di tranquillizzarmi il più possibile, ma io sono completamente nel pallone.
Parlo al telefono con mia madre: anche lei cerca di farmi rilassare il più possibile, ma l'unica domanda che riesco a fare in questo momento, prima di riagganciare la chiamata è: "Mamma, vivrò?"
Ora sento la paura, tutta in una volta, che si fa spazio per il mio corpo.
Almeno una cosa mi è stata concessa per questa notte che si presuppone essere infernale: "Ti mettiamo in una stanza singola, così se vorrai potrà rimanere qualcuno durante la notte.", dice gentilmente la dottoressa.
Grazie a Dio!
Scongiuro così mio padre di rimanere e per mia fortuna lui non ha alcun problema.
Sarà una nottata lunga, ma almeno non la passerò da sola.
Mi metto il pigiama, mi corico e il sonno non tarda ad arrivare...cosa che invece non si può dire per mio padre, costretto a dormire in una poltrona situata affianco al letto...pover'anima!Sono le sei del mattino, mi guardo intorno e realizzo solo un attimo dopo di essere in ospedale. Papà è ancora collassato sulla poltrona, mentre io sono è stata appena svegliata dagli infermieri che fanno il giro delle camere. Ho dormito discretamente, ma mi manca il mio letto, i miei gatti, ma soprattutto il mio ragazzo. Decido di chiamarlo, tanto a quest'ora so che è già sveglio.
"Pronto, amore!"
"Ehi, come stai? Ieri notte non sono riuscito a prendere sonno e ho preso 30 gocce di sonnifero!", mi spiega lui.
"TRENTA??? Addirittura?"
Dopodiché il silenzio più profondo....
"Amore, ci sei?", dico io.
Ma lui non risponde. Sarà caduta la linea, penso tra me e me. Ma proprio quando sto per riattaccare, lo sento singhiozzare.
"Amore, ma stai piangendo?", gli chiedo.
Lui non risponde, ma scoppia in un pianto disperato e capisco che anche lui ha avuto lo stesso mio pensiero che ho avuto io ieri notte: il tumore.
Facendo finta di nulla è sembrando più calma possibile, provo a tranquillizzarlo:
"Amore, stai calmo! Sono in ospedale e sono in buone mani. Qualsiasi cosa sia, sono nel posto giusto per guarire in fretta, così poi torno subito da te."
"Si, va bene.", mi risponde farfugliando.
"Ma poi ricorda che puoi venire a trovarmi quando vuoi: io sono qui, di sicuro non scappo."
"D'accordo. Sono riuscito a calmarmi. Ora è meglio che torno a lavorare, almeno mi distraggo un po'. Ci sentiamo dopo, ti amo!"
Chiude la chiamata e vedo papà che si sta svegliando:
"Buongiorno bell'addormentato! Come hai dormito?"
"Ma vaffanculo, Luà!", mi risponde, scoppiando a ridere. Effettivamente me lo sono meritata.
Un'infermiera entra nella mia stanza e, col sorriso stampato sulle labbra, mi dice: "Buongiorno! Dobbiamo fare un prelievo."
Divento bianca e improvvisamente: prelievo vuol dire ago, e ago vuol dire dolori atroce. Sto già invocando tutti i santi al sol pensiero di quel dannato ago che mi buca la pelle. Ma come cazzo fanno i drogati? Ed ecco che l'infermiera mi prende il braccio e....AAAAAAAHHH, NELLA MANO NOOO! Porca merda, che dolore! Quando finisce quell'incubo??? Voglio tornare a casa!
"Ora ti porto in radiologia, devi fare un'altra TC.", mi dice.
Salgo sulla sedia a rotelle e si parteeee!
Stessa storia: giostra che va avanti e indietro, liquido di contrasto, caldo, voglia di fare pipì e si scende.
Vengo portata nuovamente in reparto e vedo mia nonna con una valigia e tante cose buone da mangiare.
"Cosa ci fai con la valigia?", le chiedo.
"Stasera dormo qui con te, non mi vuoi? Almeno tuo padre può riposare."
Ah, la nonna è sempre la nonna: se non ci fosse lei. Il pomeriggio in sua compagnia passa molto piacevolmente, oltre che veloce, tanto che è già ora delle visite. Torna a trovarmi mio padre con la sua compagna e mi portano un pupazzetto e due lettere da parte delle mie sorelle, che invece non possono entrare in questo reparto. -TORNA A CASA PRESTO, CI MANCHI- c'è scritto nelle lettere. Tutto ciò mi riempe il cuore di gioia.Il giorno seguente arriva un'altra dottoressa in camera, con una notizia che mi fa gelare il sangue:
"Luana, il prima possibile verrai trasferita in un altro ospedale, ad un'ora da qui. Purtroppo noi non abbiamo gli strumenti necessari per poterci prendere cura di te."
Panico più totale! Non voglio essere trasferita, per di più così lontana da casa! Nessuno verrà a trovarmi. BASTA! Voglio solo tornare a casa! Mia nonna e la dottoressa cercano di calmarmi, ma è tutto inutile. Sono già troppo agitata e vengo nuovamente sedata con le gocce.
Quando inizio a calmarmi chiedo alla dottoressa quando dovrei essere trasferita e lei risponde: "Appena si libera un posto, potrebbe essere lunedì."
Oggi è sabato, ho ancora due giorni per metabolizzare la notizia e prepararmi psicologicamente.I due giorni passano velocemente anche grazie alle visite di amici e parenti. In un batter d'occhio mi ritrovo catapultata a lunedì mattina, con l'infermiera e la barella che mi aspettano per essere trasportata in ambulanza.
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La mia battaglia contro il cancro.
Ficção GeralNessuna storia inventata. Nessun nome inventato. Solo me stessa, una ragazza di 23 anni che si mette a nudo per lottare con tutte le sue forze contro il mostro che sta dentro di lei. Una storia che inizia il 1 febbraio 2019 con una semplice visita e...