- Si ho capito, ma lei non ti vuole parlare. Tanto meno desidera vederti in questo momento. Daniela, dimmi solo quando posso venire a prendere la roba di mia figlia.- sentirlo parlare con lei dopo tanto tempo era veramente strano. Ed era solo colpa mia.
- Aspetta un secondo. Hai le chiavi di casa? - mi chiese allontanando il telefono dall'orecchio.
Feci un cenno di assenso con la testa.
- Ha detto di si. Perfetto. Grazie e ciao. - chiuse la chiamata e poggiò il telefono sul tavolo.
- Ha detto che lei oggi partirà per tutto il fine settimana con Carlo. Possiamo andare più tardi questo pomeriggio ok?
- Si, grazie papà-
- Ho solo una domanda da farti. Chi diavolo è Carlo?- mi chiese con una aria dubbiosa.
- Il nuovo fidanzato della mamma.
- E quell'altro? Come si chiamava? Lucio?
- Luca, papà. Si chiama Luca. No, con quello è finita tre mesi fa credo. Carlo è il suo personal trainer. Ma non chiedermi di più, non so altro. Questo non l'ho nemmeno mai visto.-
Mia mamma era sempre stata un po' restia a presentarmi i suoi nuovi fidanzati. A differenza di papà lei aveva deciso di rifarsi una nuova vita. Anzi a dirla tutta in questi ultimi anni di vite se ne è rifatte parecchie. Preferiva però tenerle separate da me. Forse perché persino lei sapeva che nessuno sarebbe durato a lungo. Qualcuno l'avevo incontrato per caso rientrando a casa prima di quando avrei dovuto.
- Adesso va pure in palestra? E da quando si stanno frequentando quindi?-
- Credo escano insieme da qualche settimana, non di più.-
- E già vanno fuori per il weekend?-
- Evidentemente si papà. Non sarai mica geloso? -chiesi sorridendo.
- Io? Di tua madre? - scosse la testa – non credo di essere mai stato geloso nemmeno quando eravamo sposati-
Improvvisamente il telefono squillò interrompendo le nostre sonore risate. Mio padre guardò il telefono ma rimase immobile, quasi incerto se rispondere o meno.
- E' di nuovo la mamma? Cosa vuole? - chiesi
- Non è lei – mi risponde in modo secco, quasi infastidito. -Beh rispondi no? O preferisci lasciarlo squillare tutto il giorno?
- Non è urgente, richiamerò più tardi – disse senza guardarmi in faccia. Stava succedendo qualcosa che ancora non capivo, ma volevo lasciare a lui la libertà di dirmelo come e soprattutto quando sarebbe stato pronto. Sapevo che prima o poi mi avrebbe detto tutto quello che gli passava per la testa. Tra noi era sempre stato così. Avevamo bisogno dei nostri tempi a volte.
Appena il telefono di mio padre smise di squillare, inaspettatamente iniziò a squillare il mio. E purtroppo sapevo benissimo di chi si trattava ancora prima di guardare il nome sullo schermo. L'idea di una suoneria personalizzata per il mio ormai ex fidanzato era sempre stata una scelta infelice anche quando eravamo felici insieme. Ovviamente non era stata una mia idea e la scelta della canzone non era del tutto appropriata al momento. Decisi quindi di zittire il telefono mentre decidevo se rispondere o no.
Rimasi a fissare lo schermo sperando che smettesse di suonare da solo.
Le decisioni da prendere all'improvviso non erano il mio forte. Di norma ogni decisione dalla mia vita doveva essere analizzata, pianificata e studiata nei minimi dettagli prima di essere messa in atto. E so che in questo momento paragonare decisioni importanti come lasciare l'università a rispondere ad una chiamata possa sembrare eccessivo, ma credetemi io sono fatta così. Probabilmente il divorzio dei miei genitori, quando avevo solo sei anni, aveva lasciato il segno dentro di me. Era successo tutto all'improvviso perché non avevano mai osato litigare davanti a me. Il giorno prima eravamo tutti e tre sorridenti a pranzo dalla nonna e il giorno dopo mi stavano dicendo che papà sarebbe andato a vivere in un'altra casa. Avrei preferito vederli discutere davanti a me per rendermi conto con il tempo che non avrebbero potuto spendere la vita insieme se volevano viverla felici. Per anni pensai che avessero preso la decisione di separarsi troppo in fretta, che si sarebbero pentiti senza avere la possibilità di tornare indietro. Decisi che non avrei mai preso nessuno scelta in maniera affrettata.
Il telefono smise di suonare ma io rimasi comunque ferma a fissarlo.
- Non rispondi perché pensi di sapere cosa vuole dirti?
- Credo voglia cercare di rimediare a quello che è successo ieri sera, anche se non c'è nulla da rimediare ormai. Ho messo fine ad una storia che doveva finire già da tempo, solo che non lo sapevamo.
- Lui non lo sapeva. Tu si. Sei sempre stata più sveglia degli altri, figlia mia. - disse ridendo.
- Non credo sia una questione di intelligenza qui ma di pessimo tempismo oserei dire. Il mio pessimo tempismo.
- L'importante è che tu sia arrivata alla giusta conclusione di questa storia.
- Non gongolare troppo papà, per favore.
Mi sorrise e in quel sorriso per un momento tutto le mie preoccupazioni svanirono.
- Forse però dovrei richiamarlo per sapere cosa vuole. Magari vuole indietro i regali che mi ha fatto.
E in quel momento il telefono ricominciò a suonare con quella fastidiosa suoneria.
- Credo che andrò a rispondere nell'altra stanza.
Mi rispose con un cenno della testa mentre lasciavo la cucina.
- Pronto?- dissi mentre mi chiudevo la porta della camera alle spalle.
- Credevo non mi avresti mai più risposto. - disse a voce bassa. 'allora perché hai continuato a chiamare' pensai.
- Cosa devi dirmi Giulio?
- Possiamo vederci? - la sua richiesta sembrava una supplica.
- Non credo sia il caso dopo quello che è successo ieri. - risposi con freddezza, forse troppa.
- Quello che è successo ieri non è importante. Scusa per essere stato così impulsivo. Avrei dovuto discuterne con te prima di fare un passo così importante per noi. Lo so che non sei brava con le decisioni affrettate, che ti piace riflettere. Scusa, ho sbagliato.-
Sentivo la sua voce parlarmi nell'orecchio attraverso il telefono ma non riuscivo a capire cosa volesse dirmi. Si stava scusando? In tutti gli anni in cui eravamo stati insieme non avevamo mai sentito la parola scusa uscire dalla sua bocca rivolta verso di me. E ora si stava scusando? Le tre parole che più di tutte avrei voluto sentire proprio nel momento in cui le sue scuse non mi interessavano.
- Non devi scusarti di nulla davvero. - risposi
- Si che devo. Io ti conosco e non avrei dovuto prendere una decisione così importante senza chiedere la tua opinione. Anche se ecco a dire la verità credevo fossimo arrivati ad un punto in cui pensavo fosse la scelta giusta per il nostro futuro ma evidentemente sbagliavo.
- No, non hai sbagliato nulla
- ci stai ripensando – disse interrompendomi – perché per me è tutto dimenticato, facciamo finta che non sia successo nulla e torniamo alla nostra vita di tutti i giorni.
Sentirlo parlare così mi faceva male. Perché a quel punto era chiaro che io e lui eravamo su due strade completamente diverse. E che purtroppo gli ultimi cinque anni erano stati una perdita di tempo per entrambi. Come si dice, meglio tardi che mai.
- No Giulio non hai capito. Non ho ripensato a nulla. Sei tu che mi hai chiamato. Finalmente ho capito cosa non voglio nel mio futuro. E questa cosa sei tu. - mi sentivo una merda a parlargli così, ma come la sera precedente, qualcun altro dentro di me parlava per conto mio.
- Dai non puoi essere seria Delfina. Non buttare nel cesso una bella storia solo perché hai avuto un attimo di crisi.
Ecco adesso iniziavo a riconoscerlo. Quel suo modo di fare assolutamente saccente e fastidioso. Era proprio di questo stronzo che mi ero innamorata.
- Proprio non capisci vero? Anzi fai finta di non capire. Non voglio stare con te. Credevo di essere stata abbastanza chiara ieri sera. La mia risposta non è stata abbastanza eloquente per te? Se vuoi te la posso ripetere all'infinito finché non la capisci. Tanto che ti vada bene o no quella rimane. - dissi tutto senza esitazione. Per la prima volta sentivo di aver preso il controllo della situazione.
- Ok. - fu la sua unica risposta poco prima di chiudere il telefono senza salutarmi-
- Stronzo – dissi mentre chiudevo la chiamata.
Un sorriso apparve nel mio viso mentre fissavo lo schermo del telefono. Finalmente mi sentivo bene. Sollevata. Il peso sul mio petto si era dissolto. Forse proprio perché adesso avevo capito veramente chi fosse Giulio. Uno stronzo e niente più di questo.
- Se hai finito con lo stronzo ti accompagno a casa a prendere la tua roba. - disse papà da fuori la porta. Non avevo dubbi che avrebbe origliato tutta la telefonata da dietro la porta.
- Dammi dieci minuti e sono pronta a uscire. - mi sentivo così leggera che in quel momento avrei potuto affrontare anche mia madre. E volevo farlo. Sentivo il desiderio di buttare fuori quello che per anni mi ero tenuta dentro.
Ma era tardi e lei era già partita per il suo week-end romantico. L'importante era recuperare la mia roba il più in fretta possibile. Misi i vestiti della sera precedente e la mia borsa e usci con mio padre.
- Ma al rientro possiamo andare a prendere un gelato dove mi portavi quando ero piccola? - chiesi
- Solo se continui a fare la brava – disse mio padre mettendomi un braccio intorno alle spalle.
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Come il sole che si eclissa
ChickLitCamminai senza meta per circa mezz'ora, quando all'improvviso il mio telefono squillò. Era papà. Non pensavo che la notizia della mia fallimentare proposta di matrimonio gli sarebbe arrivata così velocemente, visto che lui e la mamma non si erano ri...