V.

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Credevo di avere molto meno cose da portare via.
Mentre disfo la valigia sopra il letto, ricevo un messaggio sul telefono. Non ho esattamente voglia di vedere chi mi sta cercando, ma la curiosità è troppa.
'Ehi straniera'
Eccola. L'altra persona della mia vita che sa sempre quando ho bisogno di lei. Prendo immediatamente il telefono e la chiamo. Mi risponde al primo squillo.
- Che succede?
- Nulla, volevo sentirti. E poi se tu quella che mi ha scritto il messaggio per prima.
- Ma non mi chiami mai, al massimo rispondi al mio messaggio. - la voce di Gin mi arriva all'orecchio come se fosse lì accanto a me.
- questo non è vero.
- quando è stata l'ultima volta che mi hai chiamato, sentiamo. - mi dice con un tono accusatorio, ma che io so non esserlo.
- Sicuramente non è passato più di un mese.
- Ne sono passati 3 infatti.
Io e Ginevra non eravamo le classiche amiche che hanno bisogno di sentirsi ogni giorno per definirsi tali, nemmeno quando abitavamo a duecento metri di distanza. Siamo cresciuto insieme.
Sentivo la sua mancanza ogni giorno, ed ero sicura che lei sentisse la mia. Ma le nostre anime sono legate da un rapporto molto più forte di così. Noi ci apparteniamo.
- e dai lo sai che sono stata occupata e non ho avuto tempo per te. - le dico scherzando.
- hai ragione. Dovevi uscire con i tuoi amichetti e il tuo fidanzato modello. - si, esatto. Nemmeno Gin sopportava Giulio.
- ecco, qualcosa è successo con Giulio. Siediti potrebbe essere uno shock troppo forte per te.
- vi sposate? Sei incinta? - mi dice tutto d'un fiato.
- no rilassati. - le dico prima che le vengo un infarto.
- però una proposta di matrimonio c'è stata, solo che io ho detto di no.
- grazie al cielo. - mi dice sollevata. - finalmente sei rinsavita. Non volevo mettermi in mezzo Dina ma avresti fatto un enorme cazzata a dire si a quello stronzo.
Non mettersi in mezzo per lei significava tempestarmi di messaggi durante il primo mese in cui frequentavo Giulio pregandomi di lasciarlo.
- E' sempre un piacere per me sentirti parlare così bene del mio ex fidanzato.
- mi dispiace Dina, ma lo sai anche tu come è.
Mi stavo rendendo conto ora che probabilmente era stato proprio questo il problema. Non sapevo com'era. Anzi non lo vedevo. Ero cieca e non riuscivo a vedere aldilà della superficie. Ancora non mi spiego come questo sia potuto accedere. Come ho fatto a farmi imbrogliare per cinque anni da una persona così meschina?
- l'importante è che te ne sia accorta in tempo amore mio. Gin interrompe i mie pensieri riportandomi alla realta, come sempre.
- ma tu cosa devi dirmi invece? Come mai mi hai mandato un messaggio?
Se io non mi facevo sentire da tre mesi, Gin era solita scomparire per almeno sei mesi se era presa dalla sua caotica vita. Si era trasferita a Londra da quasi due anni ormai e da allora aveva cambiato almeno cinque lavori, non trovandone nemmeno uno che la appagasse pienamente. Ma lei era così. Poche cose nella vita la soddisfano, sia riguardo al lavoro che all'amore.
- ma nulla, volevo solo sentirti.
- Gin non dire stronzate dai.
- Dai ok. Ma non voglio sminuire la tua grande notizia. Quando ci vediamo dobbiamo festeggiare l'uscita di scena della merda.
- come quando ci vediamo? E quando ci vediamo Gin?
- ecco ti avevo cercato per dirti questo. Settimana prossima torno in città per una quindicina di giorni. Sei contenta, vero? - sentivo che nella sua voce che c'era qualcos'altro che mi stava nascondendo.
- certo che sono contenta! Sarai mia per tutti e quindici i giorni. Ma sei sicura che non devi dirmi altro?
- ne parliamo quando ci vediamo Dina. Ora devo proprio scappare, ero in pausa e il manager mi sta richiamando dentro. Ti mando un messaggio con tutti i dettagli così vieni a prendermi all'aeroporto. Ti amo.
- ti amo anche io. - rispondo ma Gin ha già chiuso il telefono.

Sento bussare alla porta.
- hai finito di sistemare le tue cose? Hai bisogno di altro spazio nel mio armadio? - mi chiede papà appoggiato allo stipite della porta.
- no grazie. Riuscirò a far stare tutto qui, tranquillo.-
- Ok. Io vado a lavoro allora.
- va bene pà. Per pranzo preparo la carbonara come piace a te? - gli chiedo.
- no – mi risponde – ho un impegno -
mi coglie alla sprovvista – ah ok – riesco a dire solo questo. Sapere che mio padre mi stava nascondendo qualcosa non mi piaceva per nulla. Ma non volevo fare troppe domande. Mi ero intromessa fin troppo nella sua vita. 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 02, 2019 ⏰

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