Capitolo 2

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Tornai a casa esausta. Per tutto il tragitto i miei due amici non hanno fatto che lamentarsi sul mio comportamento, o sul mio esser stata poco aperta nel voler fare amicizia. Instaurare nuovi rapporti non è nel mio sangue, è già tanto se ho loro.

 A dir la verità, sono io il problema. Ho un carattere strano, sono troppo permalosa, troppo rancorosa, troppo sensibile. Non sono per tutti e tutti non sono per me.

Decisi di ignorare le loro prediche. Stavano iniziando ad essere noiosi con questa cosa.

"Ma sbaglio o eri uscita senza giacca?" chiese Vanessa. Guardai la giacca che tenevo sul braccio.  

"Ah si, me l'ha data quel tipo, faceva freddo" risposi non curante, poggiando quest'ultima sul divano.               

"Che dolce" esordì lei. Ma insomma.

"Vado a dormire, buonanotte" affermai per poi recarmi in camera.

Mi cambiai e dopo essermi lavata denti e viso, mi infilai sotto le coperte. Quel ragazzo non aveva niente di dolce.

***

Mi alzai sentendo alle prime luci del giorno. Erano le sei di una domenica tranquilla. Decisi così di andare a fare due passi in tranquillità. 

Roma a quest'ora era decisamente deserta. Magari fosse così a tutte le ore. 

A dirla tutta, quell'aria mattiniera la rendeva molto più artistica di quanto già non lo fosse. 

Passare davanti al Foro, con il sole che sembrava un medaglione di bronzo splendente, per poi passare in un'area completamente naturalistica, era mozzafiato.

Arrivata in una zona più isolata, indossai le mie cuffiette, e con la carica di Kanye West nei miei timpani, iniziai la mia corsetta. 

Corsi per una buona mezz'ora, stremata mi fermai di scatto poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. 

Appena mi ricomposi, realizzai di essermi persa. 

Sono davvero un genio.

Mi guardai intorno alla ricerca di un qualcosa di familiare, ma nulla. 

Quale imbecille si mette a girovagare per una metropoli, a nemmeno una settimana dalla permanenza? Eccomi, proprio io.

Di avvertire Vanessa non se ne parlava, dorme come un ghiro e svegliarla per questa sciocchezza non ne sarebbe valsa la pena. 

Sospirai e mi sedetti a peso morto su una panchina, prendendomi la testa tra le mani. 

Ad un certo punto sentii dei passi e il tintinnio di qualcosa, forse delle chiavi.

Mi ricomposi alzando lo sguardo e come non detto.    Feci finta di non vederlo e iniziai a smanettare col telefono.

"Fa che non mi veda, fa che non mi veda" sussurrai.

"Ma chi si rivede! Allora è proprio vero che il buongiorno si vede dal mattino" disse sedendosi in parte a me. Oh Gesù.

Lo guardai con un espressione incerta ed alzai gli occhi al cielo.

"Se alzare gli occhi al cielo fosse uno sport, tu saresti la migliore"

Sto cercando ancora il suo senso dell'umorismo inesistente.

"Ma comunque, che ci fai qui a quest'ora?"

"Sto aspettando il mio pusher" risposi seria. D'un tratto il suo sorriso si spense.

"Ma fai sul serio?" chiese dopo una decina secondi. Annuii.

"Ao, vacce piano con ste robe eh" disse con tono severo.

Scoppiai a ridere, certo che era proprio sveglio.

"Anvedi, sembri troppo pura pe' fa ste cose qua" rispose.

"Hai fatto tutto tu" risposi guardando le mie scarpe.

"Però devo dirti la verità, sei la prima ragazza che vedo alzarsi la mattina per fare una corsetta. Il resto delle ragazze che ho conosciuto manco vogliono camminare a momenti"

Tutte queste etichette mi stavano facendo innervosire. Mi alzai di scatto e ripresi a camminare.

"Ma dove vai?" chiese alzando la voce. Una cosa che avevo notato è che la gente qui non parla, bensì urla. Il mal di testa giorno per giorno è assicurato.

"A casa" gli risposi. Mi stavo dimenticato però una cosa molto superflua, ovvero che non so come io possa arrivarci a casa.

Mi fermai e cercai di guardare a destra e a sinistra, per poi puntare lo sguardo verso il ragazzo. Nicola? O Niccolò? Okay, non lo nomino e faccio prima.

"Okay, forse, mi sono persa" azzardai imbarazzata.

Se ride un'altra volta lo prendo davvero a mazzate. Ed eccolo lì.

"Ma non mi dire?" chiese ironico avvicinandosi a me.

"Cosa c'è di così divertente? Prova a trasferirti tu in un posto che non conosci" risposi agitata.

"Va bene. Ti porto a casa" affermò tirando fuori le chiavi.

"No!" esclamai. "Basta che tu mi dia indicazioni" affrettai.

"Non se ne parla. È troppo presto per te orientarti da sola, e il risultato si è visto.

Dovrei offedermi, anche se aveva ragione. 

Nonostante tutto, restai lì impalata, un'altra cosa del mio carattere è che sono testarda.

"Ti sbrighi? " mi incitò lui.

Sbuffai e per questa volta cedetti.

Ci incamminammo verso l'auto.

"Sai, hai proprio un bel nome comunque" ruppe il silenzio una volta partito. Distolsi lo sguardo dal finestrino.

"Lo so" dissi dopo una breve pausa.

"Ammazza, sei proprio modesta" feci spallucce e tornai a guardare la strada.

***

Arrivammo a casa dopo una decina di minuti e trovai la mia amica seduta comodamente sul divano.

"Sono tornata" la avvertii.

"Alla buon'ora" rispose abbassando il volume del televisore.

"Niccolò, che ci fai tu qui?" chiese sorpresa avvicinandosi. Niccolò, ecco come si chiamava.

"Ci siamo incrociati per strada" lo precedetti, rivolgendogli poi uno sguardo d'intesa. Inizialmente non sembrò capire.

"Ah si, l'ho vista a pochi passi da qui" rispose guardandomi confuso. Per una volta, aveva fatto la cosa giusta.

"Bene dai. Ti fermi a far colazione?" chiese lei poi. Ma cos'ha nel cervello questa ragazza?

"Grazie per l'offerta, un'altra volta magari. Devo andare in centro con Federica" disse guardandomi. Beh, ottimo, ma perché mi guarda?

"Ok, prefetto, arrivederci" lo accompagnai frettolosamente alla porta.

Sapevo aveva in mente di chiedermelo.

"Non volevo mi prendesse per un' irresponsabile. Mi aveva avvertita" lo precedetti. Scosse la testa divertito.

"Non c'è di che" azzardò.

"Sì, va bene, buona giornata" lo spintonai fuori ed una volta chiusa la porta sospirai.

"Ma che ti prende?" chiese Vanessa preoccupata.

Emisi un lamento.

"Questa città mi devasterà" 

CIAO A TUTTI. Eccomi qui col secondo capitolo. Mi farebbe piacere sentire la vostra opinione, se la storia vi sta incuriosendo o meno. Se stellinaste e commentaste, ne sarei veramente molto grata. 

E niente, grazie mille e allora prossima!

Divergenze stabili| Niccolò MoriconiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora