Capitolo 4

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Ormai era trascorso un mese dalla mia permanenza a Roma.

Finalmente stavo iniziando a familiarizzare con essa.

Imparai a muovermi da sola sia la mattina che la sera, in università avevo conosciuto un sacco di gente simpatica ed avevo trovato per un breve periodo un lavoro part-time che mi fece guadagnare il giusto per trascorrere altri tre mesi universitari.

Per quanto riguarda Niccolò, l'ultima volta che lo vidi fu quando venne a casa mia, da quel momento non ne vidi nemmeno l'ombra e devo ammettere che per quanto brutto possa sembrare, era un bene per la mia salute mentale, anche se a volte mi capitava spesso di pensare a lui per qualche oscuro motivo.

Io e Vanessa eravamo a casa di Raffaele, quando ci capitava di avere qualche esame alle porte, si prendeva lui la briga di prepararci colazione, pranzo o cena che sia.

La mia amica era davvero fortunata ad avere un fidanzato come lui, ed io ero fortunata ad avercelo come amico.

Entrambi li avevo conosciuti il giorno della maturità, scoprendo che erano interessati alla mia stessa facoltà legammo subito, ed ora eccoci qui, insieme, a sopportarci e supportarci a vicenda.

Loro, entrambi romani, si erano promessi di ritornare nella loro terra, trascinando però me insieme a loro.

È stato un bene o un male? In questo momento, è una via di mezzo.

Ero sdraiata sul divano, con la testa che ciondolava oltre al bracciolo, mentre ripetevo il mio paragrafo di storia.

"Fu così che Luigi XVI venne decapitato per tradimento il 21 gennaio..." non finii la frase che qualcuno mi precedette.

"1793" sentendo quella voce mi ricomposi turbata. Ero sicura fosse lui.

"Sì, esatto" affermai alzandomi lentamente.

"Ciao" continuò lui.

"Ciao" ricambiai, portandomi una mia ciocca corvina dietro all'orecchio.

"Raffaele è qui? Dobbiamo uscire" chiese posando le chiavi dell'auto.

"È uscito un attimo con Vanessa, dovrebbe arrivare a momenti" gli risposi pacatamente.

"Desideri un caffè?" domandai in segno di cortesia.

"Grazie mille, sono a posto così" annuii in segno di comprensione.

Mi avviai verso la finestra che portava il balcone e la aprii. L'aria si era fatta abbastanza pesante.

Erano le sei e mezza del pomeriggio e il sole stava per tramontare.

Mi appoggiai alla ringhiera ed osservai il cielo come mio solito fare.

"Come stai?" chiese raggiungendomi.

"Non male. Tu invece?" domandai voltandomi verso di lui.

"Non lo so" rispose passandosi una mano tra i capelli.

Effettivamente l'avevo visto un po' spento. Mi salutò senza fare nessun tipo di battuta sconfortevole, il che era strano.

"Che succede?" chiesi scettica.

Fece spalluce. "Non lo so" ripeté ancora.

"Se non ne parli e tieni tutto dentro non farà che peggiorare la situazione" replicai.

"A chi lo devo dire? A te che ne sei la causa?"

Distolsi lo sguardo dalle macchine che sfrecciavano e lo posai su di lui.

"Io sono la causa?" domandai impacciata.

Non sarei mai arrivata a pensarlo, ma sembra proprio che questo ragazzo abbia problemi di insicurezza, non verso di sé, ma verso gli altri. È come quando si vuole una conferma, una certezza ad ogni azione. Come quando si studia lo sguardo di una persona e lo si cerca costantemente per capire se quest'ultima è arrabbiata o offesa con te. E questo era un nostro punto in comune.

" Niccolò, non lo faccio con cattiveria. Sono così e basta, non posso cambiare il mio carattere" iniziai.

"Questo l'ho capito e non posso biasimarti" mi precedette lui.

A volte esageravo, portavo la gente all'agonia, fino ad allontanarla da me. Rovinavo i rapporti prima ancora che questi potessero iniziare, come in questo caso, per la mia stupida fragilità. Sono stata ferita talmente tante volte, che ad ogni piccolezza metto un punto fermo. Mi rendo anche conto che è una sciocchezza, ma è più forte di me.

Quello che mi chiedo però è il perché lui sia così tanto attaccato a me. In fondo non ci conosciamo per niente.

"Non ti stai perdendo nulla, farai conoscenza con qualcuno decisamente migliore" mi affrettai a dire. "Io sono uno dei tanti granelli di sabbia" conclusi cercando di convincerlo.

"Ed è qui che ti sbagli, se fossi come gli altri, non ti avrei mai dato importanza. C'è qualcosa in te che mi fa credere il contrario. C'è qualcosa che mi assimila a te" stetti in silenzio, non sapendo che dire.

"Siamo arrivati" udii la voce di Vanessa.

"E comunque, in una spiaggia resta unico ogni granello di sabbia" sentenziò rimettendosi gli occhiali, per poi rientrare in casa.

Rimasi estremamente colpita da quel che disse in precedenza. Ero sicura di non essere nulla di speciale. Quando la gente mi fa i complimenti fatico sempre a crederci. Ma questa volta restai spiazzata.

Smarrita, rientrai anch'io.

"Eccoti qui, devo mostrarti delle cose" mi disse Vanessa elettrizzata. Risi sonoramente, sembrava una bambina dopo aver ricevuto la sua bambola preferita.

"Perfetto ragazze, vi lascio. Ci vediamo tra un paio d'ore" ammise Raffaele.

Lo salutammo entrambe e il mio sguardo si posò un'ultima volta su Niccolò, che a sua volta mi stava osservando.

Presi Vanessa per il braccio e subito mi allontanai dalla sua vista.

***

Come promesso, mi fece vedere ogni capo d'abbigliamento da lei acquistato. Ogni cosa le stava perfettamente bene, bella com è.

Passammo la serata a parlare del più e meno, mangiandoci un bel gelato.

Verso l'una lei crollò. D'altro canto io pensando e ripensando a quelle parole non riuscii a chiudere occhio.

Rassegnata, presi il cellulare tra le mani, aprii la chat di Niccolò e tremante cercai di inviargli un messaggio. Si starà divertendo a quest'ora, mi dispiaceva disturbarlo.

"Ti importa davvero ottenere la mia amicizia?" inviai di getto.

Nemmeno quindici secondi dopo mi arrivò la risposta.

"Non si è capito forse?" guardai lo schermo più e più volte.

"Mantieni la promessa, portami ciò che ho richiesto allora"contai fino a tre e premetti 'invia'. Il cuore mi batteva forte.

"Non me ne ero di certo scordato, aspettavo solo un momento del genere"

Stavo per rispondere quando mi arrivò un altro messaggio.

"Non sottovalutarmi, Maya. Accetto la sfida e ti stupirò. Non si torna più indietro" 

Divergenze stabili| Niccolò MoriconiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora