Capitolo 7

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Ho sempre cercato di non dare mai troppa confidenza alle persone, di stare sempre incisa sulle mie decisioni e sui miei punti di vista senza mai farmi influenzare dai fatti altrui.
Nonostante questo, credo di essere la persona più indecisa al mondo.
Ovviamente la gente mi dà consigli, se un individuo conta per me, potrei anche seguirli, ma la maggior parte delle volte, se non sempre, faccio il contrario di ciò che mi consigliano.
Sarà strano a dirlo, ma stare sulle mie è il mio pregio migliore, di questo non me ne pento.
E così, mi ritrovo a pensare per l'ennesima volta a Niccolò e la paura che possa iniziare ad interessarmi diventa ogni volta più grande.

"Ma mi stai ascoltando?" mi strattonò il braccio Vanessa.
"Sì, dicevi?" chiesi distratta mentre giravo e rigiravo il cucchiaino nella tazza di tè.
"Come non detto" si lamentò ironicamente.
Le sussurrai delle scuse mentre mi guardava con aria preoccupata.
"A che pensi?" mi chiese puntualmente dandomi attenzioni.
Decisi di iniziare a dirle un po' di cose, tenermi dentro tutto avrebbe solo che peggiorato la situazione.
"Hai presente quando ti ho detto che non ero interessata a nessuno?"  iniziai il discorso.
"Beh, forse si dà il caso che stia iniziando ad interessarmi qualcuno" ammisi.
Mi sorrise, non mi sembrò molto sorpresa.
"È Niccolò?" mi chiese.
"Può darsi" dissi guardando la tazza.
"Lo sapevo!" urlò euforica. "Sinceramente è quello che speravo, appena vi ho visti insieme mi eravate sembrati una bella coppia" ammise felice.
"Siamo troppo diversi" pronuncai malinconica. "E poi è irritante"
Quello lo ero pure io, quindi non capivo cosa mi turbava.
"Ma cosa aspetti a dirglielo?" si alzò sciogliendosi la coda.
"Che è irritante?" chiesi alzandomi a mia volta.
"Poi sono io la stupida ve?" ridacchiai. Tra le due io sono quella più matura, sono sempre pronta a correggerla, come una mamma farebbe ad una figlia, ma delle volte mi perdo in un bicchier d'acqua.
"In ogni caso non glielo dirò, si è appena lasciato" affermai.
"E con questo? È da tempo che tra loro non funzionava"
"Non importa, poi ho detto che mi suscita interesse, non che voglio sposarmi" misi in chiaro la faccenda. È vero, mi interessava, ma nulla di più, tempo al tempo.
"Escici almeno, tipo oggi" mi consigliò.
"Ma tu non hai impegni oggi?" chiesi cambiando discorso.
"Con me non funziona. Chiamalo" se da una parte mi sono tolta un peso, dall'altra mi sono fatta trascinare dalla sua impazienza.
"Gli mando un messaggio, ora smettila" risposi cedendo.

Era pomeriggio inoltrato, io e Niccolò ci eravamo messi d'accordo sull'uscita, una cosa molto tranquilla.
Ci ritrovammo quindi a girare per il quartiere di Trastevere.
Devo dire che più lo conoscevo e più i pregiudizi da me pensati sparivano. Sembrava proprio un'ottima persona. Forse il periodo in cui ho avuto le prime conversazioni era solo un brutto momento, o un periodo pieno di sciocchezze involontarie. Davanti a me oggi mi ritrovai un ragazzo molto aperto ad ogni tipo di discussione, dalla politica, al cibo, alla musica.
Le strade erano illuminate, parecchio affollate ed accompagnate da  musicisti di strada; ero proprio avvolta in un bagno di serenità. Non mi era mai capitato di sentirmi così a mio agio.
Ogni giorno mi ritrovo a dover combattere con ansia e attacchi di panico costanti, ma oggi sembrava avessi lasciato tutte le mie preoccupazioni a casa.
Sembrò quel tipo di persona che non ha paura del giudizio degli altri, che si fa scivolare le prediche. È una persona molto sicura di sé ma allo stesso tempo c'è qualcosa che fa notare il contrario.
Può darsi che in apparenza sia tutto il contrario di ciò che mostra, non una persona debole, ma una persona emotiva. Io sono l'estremo opposto, non riesco a nascondere nulla, tutto ciò che provo lo si può facilmente leggere in faccia. Purtroppo sono parecchio espressiva, non ci vuole molto a capire quando sono arrabbiata, felice o triste. Sono uno specchio limpido e chiaro, dove la minima impronta è ben visibile a tutti. Infine, ho troppa paura di ciò che la gente possa pensare di me. Penso sempre dieci volte prima di dire o fare qualcosa, ho sempre quel bisogno di mostrarmi come la gente vuole che io sia e non come ciò che desidero io.
"Come ti senti?" mi chiese sedendosi sul cofano della propria auto. Passammo dal casino più totale, alla tranquillità più assoluta.
Eravamo tornati al parcheggio, il quale contava tre macchine in croce.
"Bene" ammisi sorridendo. "Mi sono ricreduta su di te" rettificai poi sincera.
"Io invece no" confessò lui.
"Che pensieri hai su di me?" chiesi curiosa. Tirò dalla tasca un pacchetto di sigarette, il quale ripose subito dopo, ricordandosi forse che trovo insopportabile il fumo.
"Perché dovrei dirtelo? Ti hi fatto la stessa domanda tempo fa e non ho ottenuto risposta" sbuffai a quell'affermazione. Mi guardò divertito. Mi piaceva vederlo sorridere, perché suscitava in me la stessa cosa, dolente o nolente, aveva una risata contagiosa.
"Per prima cosa, riesci a non farmi fumare, non rinuncio mai alle sigarette, soprattutto se me lo dice qualcuno" iniziò a dire, fui tutta orecchie.
"Questo è un bene per te" risposi ovvia.
"Sei intelligente" continuò.
"Questo lo so" ammisi lampante.
"Ed anche modesta" confessò dopo la mia affermazione.
"Dimmi qualcosa che non so" canzonai ironica.
La sua espressione tornò seria e così feci anche io. L'atmosfera diventò abbastanza tesa mentre entrambi ci fissavamo.
"Sei bellissima"

Divergenze stabili| Niccolò MoriconiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora