Capitolo 4.

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Rientro in casa con passi pesanti e la testa che mi frulla.

Noto dal mio Wellington sul polso che è ormai ora di cena e non faccio neanche in tempo a chiedere sul da farsi a mia zia, che mi il mio stomaco fa per me.

Inizia a brontolare molto rumorosamente e, appena smette, ci guardiamo per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere.

«Direi che posso andare a prendere due pizze» annuncia spostando lo sguardo di qua e di là, in cerca della borsa, lasciandosi scappare un ghigno finale.

«Non ti preoccupare, sei già tanto stanca, io per niente, me ne occupo io» replico velocemente.

Aveva già fatto una faticaccia nell'aiutarmi, volevo che almeno si riposasse cinque minuti.

Vedendo la mia determinazione nel voler andare, dopo aver provato a dissuadermi per minuti, si arrende lasciandosi andare sul divano.

«D'accordo, hai vinto. Per me una margherita» risponde sbuffando e strofinandosi entrambe le mani sulla alla faccia.

«Banale» ghigno.

Lei alza un sopracciglio sapendo già cosa avrei preso io, visto che non cambio condimento da quando ne ho memoria.

«Monotona» risponde lei per le rime.

«Ne hai soldi?» continua aprendo la borsa.

«Certo, vado» dico alzando portafoglio e, con fierezza, il mazzo delle mie nuove chiavi.

Non faccio in tempo a chiudere la porta di casa che sento lei urlarmi.

«Guarda che se non torni entro mezz'ora, chiamo la polizia»

Alzo gli occhi al cielo e chiudo la porta definitivamente.

Esco dal portone e, esattamente dall'altra parte della strada, noto una pizzeria con un'insegna dai colori sgargianti che diceva:

"Pizzeria Da Pino"

Mi ci fiondo dentro e noto che in realtà la gente in coda per l'asporto non è molta.

Gioiosa per tutte questi colpi di fortuna, mi metto ad osservare tutti i dettagli del posto.

Sembrerebbe una semplice pizzeria dal tipico antico stile campano.

Tavoli e sedie in legno, pareti color senape, forni a legna.

Mi perdo nei miei pensieri finché sento una voce richiamarmi.

«Signorina, mi scusi, è il suo turno?» chiede una signora sulla mezza età con il tono di voce più alto.

In effetti, ero rimasta l'ultima a dover ordinare ed ero anche alcuni passi lontana dalla cassa.

Con passo svelto e improvvisamente agitata, mi avvicino alla cassa.

«Mi scusi tanto, non so proprio dove ho la testa oggi» ammetto rammaricata.

«Non ti preoccupare cara, è normale alla tua età! Meno male che esistono ancora le giovani educate, di questi tempi è davvero difficile incontrarne qualcuno» partì spedita come un treno, prima esuberante, per poi finire infastidita.

«Non lo dica a me...» replico guardando un punto indefinito, perdendomi nei ricordi di qualche anno prima.

Notando il mio cambiamento repentino di umore, si affretta a chiedermi cosa volevo ordinare.

«Una margherita e una würstel, per favore» dico con un mezzo sorriso sul volto.

Lei mi sorride e mi fa pagare per poi andare vicino ad un altro uomo che sembrerebbe avere la stessa età, che stava impastando e infornando pizze come un pazzo fino a poco prima. Gli dice qualcosa e lui mi guarda.

Appena mi scoprono a guardarli, sposto rapidamente lo sguardo, anche se so che ormai il danno è fatto.

Dopo un quarto d'ora avevo le pizze in mano e stavo per tornarmene a casa.

Mentre stavo aprendo la porta, sento una voce profonda e logorata dall'età chiamarmi.

Mi giro e noto il vecchio pizzaiolo di prima, che con un gesto della mano ripetuto più volte, mi incoraggia a raggiungerlo davanti al bancone.

Con passi lenti, cercando di farmi sempre più piccola, mi avvicino.

«Tesoro, è un piacere conoscerti, mia moglie mi ha parlato molto bene di te e mi ha detto che sei anche molto educata, tieni» esclama con potenza e con un grande sorriso.

Si somigliano molto quei due.

Mi passa una manciata di tovaglioli e due cannucce.

«Io...lei...non doveva, davvero, grazie mille» rispondo sentendo il sorriso che si allargava man mano sempre di più.

«Aveva proprio ragione! Sei un tesoro davvero! Se hai bisogno di qualcosa non farti problemi a chiedere, mi raccomando»

Dopo averlo ringraziato per molto tempo ancora esco dal negozio e attraverso la strada.

Diavolo, si è alzato un vento gelido!

Una volta entrata nel mio portone prendo le scale, al posto dell'ascensore.

Sento di dover smaltire in qualche modo questa giornata troppo positiva per i miei gusti, e poi ne approfitto anche per scaldarmi un po'.

Appena arrivo sul pianerottolo del terzo piano, il mio braccio si scontra contro quello di qualcun altro.


//Spazio autrice//

Ciao a tutti!

Che ne pensate di questi coniugi pizzaioli? Sono spontaneamente gentili, o ci saranno dei motivi passati dietro?

(Nella foto: Catia Soleri -zia-)

Al prossimo capitolo e un bacione a tutti quanti! 💋

-Beatrice

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